I primi 70 anni della schedina

 

 

La mitica schedina del Totocalcio compie 70 anni. Rito del fine-settimana degli italiani, debuttò nei bar domenica 5 maggio 1946: una colonna da indovinare al costo di 30 lire. 

 

 

 

 

Con un Paese in piena Ricostruzione - ma intento ancora a rimarginare le ferite inferte dalla Seconda guerra mondiale - e atteso dalle prime elezioni politiche (per eleggere l'Assemblea Costituente con il compito di redigere la nuova Carta costituzionale) dopo la fine del regime fascista, milioni di cittadini affidarono speranze e sogni a un piccolo rettangolo di carta in bianco e nero, ideato da tre giornalisti sportivi: Massimo della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo.

L'intuizione fu del triestino Della Pergola, che durante la prigionia nel campo profughi svizzero di Ponte de la Morge (vi si trovava in quanto ebreo), prese ispirazione da analoghi concorsi già esistenti in Svezia e nella stessa nazione elvetica.

Tradusse in pratica l'idea dopo la guerra, fondando con Jegher e Molo la SISAL (Sport Italia Società a Responsabilità Limitata).

Il tagliando lanciato nel 1946 includeva 12 incontri, tra cui il big match "Inter-Juventus", più due partite di riserva che venivano conteggiate in luogo di rinvii e sospensioni di quelli nella griglia principale.

Da quella storica prima domenica di maggio, gli italiani cominciarono a familiarizzare con i segni "1", per la vittoria in casa, "2", per quella in trasferta, e "X" per il pareggio.

A poco più di due mesi di distanza dal lancio della schedina arrivò il primo vincitore, con un 12 da 463.846 lire (equivalente a circa 4 anni di paga di un operaio dell'epoca).

Il tredicesimo risultato venne introdotto nel 1951 e da quel momento l'espressione «fare 13» entrò nella lingua italiana, indicando una strepitosa fortuna ricevuta dal destino o il conseguimento del più alto profitto tratto da un'impresa.