Il Manifesto di Ventotene: alle radici dell’Europa unita. 

 

Il “Manifesto di Ventotene”, isola del Mar Tirreno alla quale il Municipio ha dedicato una via nel cuore di Valmelaina - teatro della tragica e indimenticabile esplosione che la mattina del 27 novembre 2001 alle ore 9,27 investì il civico 32, a causa di una fuga di gas in cui persero la vita 8 persone, 4 civili e 4 Vigili del Fuoco - gettò le fondamenta del movimento federalista europeo, che aveva come scopo la creazione di un’Europa federale libera e unita.

In occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma - che il 25 marzo del 1957 sancirono la nascita della Comunità economica europea - ripercorriamone dunque le tappe salienti. 

 

Quella che nel medioevo era l’utopia della rinascita dell’Impero romano, nel Cinquecento con Machiavelli diventa un equilibrio di Stati sovrani. Da lì poi il pensiero si evolverà passando per le menti e le penne illustri di Voltaire e di Mazzini, fino a scontrarsi con il momento più difficile della storia del nostro continente, ovvero la nascita dei totalitarismi e la Seconda guerra mondiale.

Proprio in questo periodo, nell’agosto del 1941, quando il conflitto sembra ancora destinato ad essere vinto dalle forze dell’Asse, alcune menti illuminate del panorama intellettuale italiano stendono quello che verrà ricordato come il “Manifesto di Ventotene”, un’isola del Mar Tirreno situata al largo della costa laziale, in provincia di Latina.

La gestazione di quest’opera da parte di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, al confino sull’isola di Ventotene appunto, durò all’incirca sei mesi. Essi furono ispirati da un libro scritto da Junius (pseudonimo usato da Luigi Einaudi) pubblicato circa vent’anni prima.

Il “Manifesto di Ventotene” - steso da Spinelli e Rossi insieme con Eugenio Colorni e Ursula Hirschman - rappresenta un fondamentale documento che traccia le linee guida di quella che sarà la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Nel documento viene sottolineato come i principi che nacquero dalla Società delle Nazioni in seguito alla Prima guerra mondiale si fossero persi, lasciando spazio al nazionalismo imperialista delle potenze. Come gli ordinamenti democratici si fossero svuotati del loro senso lasciando spazio a plutocrati e monopolisti; e come lo spirito critico scientifico fosse stato sostituito da nuove fedi materialistiche.

Gli autori previdero inoltre la caduta dei poteri totalitari, e auspicarono che dopo le esperienze traumatiche della prima metà del Novecento i popoli sarebbero riusciti a sfuggire alle subdole manovre delle élites conservatrici. Secondo loro, lo scopo di queste sarebbe stato quello di ristabilire l’ordine prebellico.

Per contrastare queste forze si sarebbe dovuta fondare una forza sovranazionale europea, in cui le ricchezze avrebbero dovuto essere ridistribuite e il governo si sarebbe deciso sulla base di elezioni a suffragio universale.

L’ordinamento di questa forza avrebbe dovuto basarsi su una “terza via” economico-politica che avrebbe evitato gli errori del capitalismo e del comunismo, e che avrebbe quindi permesso all’ordinamento democratico e all’autodeterminazione dei popoli di assumere un valore concreto.