Il mondo della Terza età 

 

 

Gli Stati Uniti sono molto vicini al cosiddetto “boom dell’invecchiamento”: ma il fenomeno non è solo americano. Anche in Italia infatti la fascia d’età sopra i 65 anni è quella che cresce a maggior velocità rispetto a tutte le altre. Si impone quindi una riflessione, viste le previsioni sull’invecchiamento dell’uomo nel Terzo millennio.  

 

L’intero mondo invecchia, tant’é che nel 2050 saranno più di due miliardi gli esseri umani sopra i 65 anni. E se è vero che ci si tiene in forma e che ben pochi a 65 anni vogliono sentirsi definire “vecchi”, è altrettanto vero che tutti prima o poi hanno bisogno di aiuto.

Negli Usa, già da tempo, molte case di riposo hanno adottato programmi di Extreme Aging (Invecchiamento Estremo), cioè dei veri e propri corsi di sensibilizzazione per i loro dipendenti. Per tre ore al mese gli assistenti sono invitati a mettersi cotone idrofilo nelle orecchie e nel naso, a indossare occhiali appannati, guanti di plastica con dei cerotti sulle nocche delle dita e qualche granello di mais nelle scarpe. 

“Così - spiega l’amministratrice della casa di riposo Westminster Thurber nell’Ohio - anche gli assistenti più giovani possono capire cosa significhi invecchiare, e potranno aiutare meglio, e con maggior sensibilità, i nostri residenti”. 

Al Macklin Intergenerational Institute, anch’esso in Ohio, vengono preparati gli assistenti che dovranno lavorare a fianco di anziani nelle scuole, negli ospedali, nelle chiese, nelle case di riposo. Fra le altre prove, i membri del corso sono invitati a prendere una penna con la mano sinistra e accavallare la gamba destra: bisogna ruotare il piede destro in senso antiorario mentre si tenta di scrivere il proprio nome, indirizzo e numero di telefono su un foglio di carta.

Il coordinamento di queste due azioni è lento e snervante, e rispecchia le difficoltà dell’età più avanzata. I giovani che si cimentano con questa prova, alla fine confessano apertamente di essersi sentiti «smarriti», «nervosi», «insicuri». “Cioè - spiega la direttrice dell’Istituto - proprio come si sente una persona anziana che ha perso il coordinamento fra gli arti”.

Negli ultimi anni è sceso in campo il Mit, il Massachusetts Institute of Technology, che ha creato un Age Lab interamente dedicato a istruire gli ingegneri di domani a cercare soluzioni per facilitare la vita degli anziani. Gli ingegneri che vi studiano saranno i disegnatori dei prodotti, delle case, dei negozi, delle strade, delle auto del futuro. E a loro viene chiesto di indossare una “tuta della terza età”, una vera e propria tuta che mima i problemi di un corpo anziano. Ognuno di loro si rende conto ad esempio che gli scaffali dei supermercati sono uno degli ostacoli più irritanti. Un anziano che abbia la nuca irrigidita non riuscirà a vedere o a prendere un prodotto in alto, mentre la mancanza di flessibilità  renderà sempre più difficile piegarsi sulle ginocchia per prendere prodotti in basso.

All’Age Lab si studiano, tra l’altro, automobili “intelligenti” che possano garantire alle persone anziane la possibilità di continuare a guidare in modo sicuro anche con i riflessi rallentati. Ricerche dello stesso tipo vengono condotte contemporaneamente nelle fabbriche della Ford.

I disegnatori della casa automobilistica devono indossare anch'essi una “tuta della terza età” simile a quella inventata dal Mit.

L’idea non è solo di creare auto sicure, ma anche confortevoli, nelle quali si possa entrare facilmente e uscire senza contorsionismi, che abbiano volanti e specchietti larghi, vetri che non distorcano le luci, sedili e pedali comodi per chi soffra ad esempio di artrite.

Il campo di intervento è dunque veramente sconfinato e in continua evoluzione.