L’Italia: un Paese bloccato tra arretratezza e modernità. 

 

All’ombra di molte delle “questioni” che hanno attraversato - e che ancora attraversano - la Storia d’Italia, dalla “questione meridionale” alla “questione democristiana”, alla “questione criminale”, si sviluppa con prepotenza e persistenza il problema del clientelismo, “una forma storica di scambio/relazione tra i soggetti sociali”, che contrasta con il dispiegarsi dell’autorità pubblica e con la comparsa di forme collettive di lotta politica e sociale proprie di una democrazia moderna. Ripercorriamone dunque brevemente le origini. 

 

 

Le ricerche storiche e sociologiche da molto tempo hanno messo in evidenza come le relazioni sociali imperniate nella coppia cliente-patrono costituiscono la norma più diffusa nelle società rurali che hanno conosciuto bassi tassi di modernizzazione.

Se tracciamo un quadro sintetico dell’organizzazione sociale e dei rapporti politici delle campagne italiane ottocentesche, emerge immediatamente la pervasività del sistema clientelare come strumento attraverso il quale le élite agrarie locali mediavano i rapporti tra il potere politico centrale - la mano pubblica - e le classi subalterne.

Il potere dei notabili affondava le sue radici nella dialettica contadino-proprietario: è qui che si formano le basi materiali delle relazioni di soggezione, di ineguaglianza, di coercizione autoritaria sul cui tronco si sviluppano tanto il paternalismo quanto il clientelismo.

In cambio del potere, il notabilato locale, attraverso la “raccomandazione”, la catena delle “amicizie”, il “favore”, garantisce “protezioni”, tutela diritti, mette in contatto le classi inferiori con la pubblica amministrazione, con lo Stato.

Si tratta in buona sostanza della sopravvivenza di dinamiche sociali di ascendenza feudale, che rimangono attive fino alle soglie del XX secolo in tutte le “Italie” agricole, e che appaiono come la spia più significativa dell’arretratezza della società rurale italiana.

Ed è proprio seguendo il filo rosso dell’arretratezza, che cominciano ad essere meno oscure le ragioni della persistenza con cui il fenomeno clientelare ha percorso le vicende dell’Italia del Novecento, per arrivare fino ai nostri - quanto mai - difficili giorni.