La "mobilità sostenibile": una sfida da vincere insieme.

 

 

I dati allarmanti rilevati nelle scorse stagioni - e le conseguenti misure adottate dalle varie amministrazioni comunali - segnalano che anche il III Municipio, come del resto tutta Roma Capitale e buona parte del Paese, soffre ormai ciclicamente della cosiddetta “emergenza smog”: una “patologia” urbana di cui si conoscono bene le cause, ma non ancora  il “vaccino”.  

Per guardare concretamente al futuro, si impone quindi una tanto necessaria quanto non più rinviabile riflessione in merito all’elaborazione di una nuova cultura della “mobilità sostenibile”. E' nel rapporto ambiente, città e trasporto che si gioca infatti gran parte del futuro dell'umanità. Negli ultimi cinquant'anni ci siamo abituati a utilizzare un'auto a testa, alimentata a benzina o gasolio. Ma questo modello non può più funzionare. 

 

Lo sviluppo industriale e il potenziamento dei trasporti, in una società dei consumi che richiede un approvvigionamento di beni sempre maggiore, fanno riflettere sulle conseguenze di questo grande spostamento di massa. Uno spostamento che non coinvolge soltanto le merci ma anche le persone con effetti negativi sull’inquinamento atmosferico e acustico, sulla salute dei cittadini - malattie respiratorie, problemi all’udito - e sulla loro sicurezza - traffico e incidentalità - tenendo conto che oltre il 92% degli spostamenti avviene su strada utilizzando auto, moto, autolinee e bus/tram/metro. Una situazione complessiva che ha un impatto notevole anche sui costi sociali.

Tali considerazioni hanno portato negli ultimi anni a ripensare al concetto di mobilità, per fare in modo che i mezzi di trasporto vengano utilizzati nel rispetto dell’ambiente e della persona umana. In questo senso diventa una necessità parlare di “mobilità sostenibile”: dal punto di vista ambientale per ridurre i cosiddetti gas serra in linea con i principi del protocollo di Kyoto sottoscritto da 180 paesi nel mondo; sociale per migliorare la salute, i comportamenti, la sicurezza e l’occupazione dello spazio pubblico; economica per intervenire sui costi ed avere un effetto positivo sul sistema economico complessivo.

L’Italia è tra i Paesi europei che possiedono più automobili, quindi occorre ragionare su una diversa cultura della mobilità.

Un aiuto ci viene dall’Europa, che ha fornito alcune indicazioni per orientare le politiche nel settore dei trasporti. Ha inoltre definito alcuni obiettivi vincolanti: una riduzione delle emissioni tra il 2012 e il 2020 di almeno il 13%; una produzione di energia da fonti rinnovabili nel 2020 almeno pari al 10% del consumo finale di energia nel settore trasporto; livelli di emissione delle auto e dei veicoli commerciali con interventi sui pneumatici e sui climatizzatori.

In Italia la “mobilità sostenibile” è stata introdotta con il Decreto Interministeriale Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane del 27/03/1998. La normativa tuttavia stenta a raggiungere i risultati sperati. I problemi relativi alla mobilità sono infatti spesso demandati alle amministrazioni locali, senza un vero e proprio piano di intervento a livello nazionale e sovranazionale. Le nostre città, di conseguenza, sono ogni giorno sempre più intasate: paradossalmente le strade aumentano e il traffico cresce. 

Il trasporto su gomma - sia di persone che di merci - rappresenta una delle maggiori cause della crescita gas serra in Italia, e per invertire la tendenza occorre quindi investire sulla mobilità sostenibile nelle città e promuovere lo spostamento delle merci su ferrovia. Invece, a tutt’oggi, oltre il 70% dei fondi destinati al trasporto vengono utilizzati per strade ed autostrade, premiando in tal modo proprio la forma più inquinante di mobilità.

L’Italia inoltre è il Paese con il più alto rapporto macchine-abitanti nel mondo: 61 automobili ogni 100 abitanti. Rapporto che sale a 71 vetture ogni 100 abitanti nella Capitale. Un primato certo non invidiabile. L'esperienza ci insegna peraltro che non serve a nulla costruire nuove strade o ingrandire quelle esistenti. Per ridurre il traffico dobbiamo usare il meno possibile l'auto, e farci salire più persone: questa è la filosofia della mobilità sostenibile. E, appena possibile, alimentarle con combustibili poco inquinanti - metano e gpl -. Esistono poi esperienze ancora troppo poco collaudate - ma in continua crescita - come il car-pooling, una modalità di trasporto che consiste nella condivisione di automobili private tra un gruppo di persone, con l'obiettivo di ridurre i costi del trasporto e di contribuire alla riduzione dell'inquinamento, o il car sharing, un servizio che permette di utilizzare un'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un sito predefinito e possibilmente vicino al proprio domicilio, pagando quindi solo per l'effettivo utilizzo.

Car pooling e car sharing pertanto fanno parte delle politiche di mobilità sostenibile per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all'uso dello stesso, permettendo così di rinunciare all'auto privata ma non all’esigenza di mobilità. L'ideale per muoversi in città restano comunque la bicicletta o il mezzo pubblico - tram, bus, metro, treno -. Economici e pratici, essi rispettano la filosofia della mobilità sostenibile. Sempre più presenti sul mercato sono anche la bici elettrica, insieme a l’auto e la moto elettrica. Emissioni zero, alta affidabilità, bassissima manutenzione e ricariche economiche sono alla base del loro crescente successo, oltre a fornire un valido contributo alla “mobilità sostenibile”.  

Già oggi quindi è possibile scegliere tra un mezzo o l’altro in tutta semplicità, in base al percorso che dobbiamo percorrere in quel dato momento. Per dimenticare o lasciare in garage l’auto privata.

Per venire incontro alle rinnovate esigenze di una società che cambia, con nuovi stili di vita e una diversa organizzazione dei centri urbani, nascono anche figure professionali specifiche come ad esempio il Mobility Manager, che ha il compito di stimolare l’adozione di soluzioni di trasporto alternative alla vettura privata.

Nuovi attori e nuove competenze, dunque, in un mercato del lavoro che sarà alla ricerca di profili sempre più “green”. 

19/8/2017