"I TEMPI": SPETTACOLO



Spettacolo 

 

Due anni senza Anna Marchesini 

Una vita tra teatro e tv. 

 

Umbra di Orvieto - città dove è nata il 18 novembre del 1953 - negli anni Ottanta e Novanta Anna Marchesini è stata una star della televisione italiana, prima come componente del celebre Trio comico Marchesini-Lopez-Solenghi, poi come solista. Successivamente è diventata una scrittrice molto quotata.

 

La sua formazione di attrice è maturata a teatro, prima all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, dove si è diplomata nel 1978, poi nella compagnia del Piccolo di Milano. Nel frattempo, ha dato prova del suo straordinario talento eclettico segnalandosi come doppiatrice nel film “Il mago di Oz” (1980) e in diversi cartoni animati degli anni Ottanta.

 

L'incontro con Massimo Lopez e Tullio Solenghi ha dato vita all'efficace Trio comico, che dal 1982 al 1994 è stato assoluto protagonista del piccolo schermo, in trasmissioni cult come "Domenica In", "Fantastico" e alcune edizioni di Sanremo. La massima popolarità del Trio viene raggiunta nel 1990 con la versione parodistica de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.

 

Tenuta lontana dai riflettori da una grave forma di artrite reumatoide (malattia cronica che colpisce le articolazioni), nel 2011 ha scoperto la sua grande vena narrativa con il romanzo “Il terrazzino dei gerani timidi” che ha venduto oltre 60 mila copie, al quale sono seguiti “Di mercoledì” (2012) e “Moscerine” (2013).

Anna Marchesini si è spenta nella sua Orvieto il 30 luglio del 2016, all’età di 63 anni.    

 

30/7/2018



Teddy Reno e Rita Pavone
Teddy Reno e Rita Pavone

Spettacolo 

 

Teddy Reno: una vita tra mille successi e un solo “grande amore”. 

 

Interprete tra i più popolari del genere romantico-melodico, Teddy Reno - che l’11 luglio compie 92 anni - è stato un indimenticabile protagonista della musica italiana negli anni Cinquanta e Sessanta. La sua grande e infinita storia d’amore con la nota cantante Rita Pavone ha da sempre intenerito il pubblico di ogni età. E continua a farlo: come  un’àncora dei sentimenti, in un tempo in cui imperano rozzamente apparenze, falsità, separazioni e odii - civili e sociali  -.     

 

Teddy Reno, nome d'arte di Ferruccio Merk Ricordi, nasce a Trieste l’11 luglio del 1926, figlio dell'ingegnere Giorgio Merk di famiglia austroungarica, di origini aristocratiche, e di Paola Sanguinetti Sacerdote, romana, di ascendenza ebraica. Negli anni Trenta il padre dovette cambiare il cognome nobiliare austro-ungarico, Merk Von Merkenstein, in Ricordi. Nel 1943 la famiglia si trasferì a Cesena per motivi di lavoro. Debuttò nel 1938 ad un concorso per dilettanti che si tenne a Rimini, cantando la canzone “Tu sei la musica”. Dopo l'8 settembre i Merk riuscirono a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi finché nel giugno del 1944 trovarono un rifugio sicuro a Milano Marittima sotto falsa identità. In dicembre si trasferirono nel ferrarese, ma qui furono catturati e rinchiusi nel carcere di Codigoro; fortunosamente riuscirono a riacquistare la libertà.

Esordì a Radio Trieste durante l'amministrazione angloamericana della città, lanciando, con l'orchestra del maestro Guido Cergoli, la canzone “Eterno ritornello” (Te vojo ben) di Bidoli.

Nel 1946 effettuò una tournée in Germania con l'orchestra inglese di Teddy Foster: attraversando il Reno gli venne l'idea della pseudonimo, usando il nome del direttore d'orchestra e come cognome il fiume. Dopo essersi esibito per le truppe angloamericane in Europa (1945-47) ed in seguito alla RAI di Torino con l'orchestra di Pippo Barzizza (1948) partecipò a svariate trasmissioni con l'orchestra diretta dal maestro Nicelli, in particolare “Il braccialetto di Sheherazade”, condotta da Nunzio Filogamo.

L'attività radiofonica ne favorì ben presto il successo discografico. Secondo e terzo classificato al Festival di Sanremo 1953, dal '54 si dedicò soprattutto alla TV con programmi (da Canzoni al caminetto, 1955-56, a Souvenir, 1960) che ospitarono personaggi d'eccezione. Nel 1961 ritornò ad occuparsi attivamente di discografia fondando una nuova etichetta, la Galleria del Corso, con la quale lanciò, tra gli altri, Bruno Lauzi. Nello stesso anno inventò il “Festival degli sconosciuti” di Ariccia con l'obiettivo di scoprire e lanciare nuovi talenti. La prima edizione si tenne nel 1962 e fu vinta da una giovanissima cantante di Torino, Rita Pavone, che sposerà in Svizzera con il rito religioso officiato a Lugano nel 1968 dopo una serie di polemiche a causa della grossa differenza d'età tra i due; soprattutto per il fatto che nel 1960 Teddy Reno era separato dalla prima moglie (dalla quale ottenne il divorzio dopo l'entrata in vigore della legge nel 1971), la produttrice cinematografica Vania Protti (poi Vania Protti Traxler), che aveva già presentato ai telespettatori di Canzoni al caminetto, ed aveva un figlio, Franco Ricordi, dal quale avrà i suoi due nipoti Filippo Konradin e Julian Martino. Dopo il 1976 Teddy Reno e Rita Pavone si sposarono civilmente ad Ariccia.

Con Rita avrà altri due figli, Alessandro e Giorgio. Insieme risiederanno in Svizzera, a partire dal 1968. Qui Ferruccio Ricordi riprenderà il suo cognome originale, Merk. Nel corso degli anni rallenterà l'attività di cantante.

A dicembre del 2007 ha pubblicato “Se questo non è amore”, album in cui ricanta i suoi più grandi successi con nuovi arrangiamenti curati dal maestro Paolo Ormi e da Victor Bach, ed in cui include l’omonimo nuovo brano - Se questo non è amore - scritto da Emanuela Tomasini e Roberto Fia.  

9/7/2018



Spettacolo 

 

Tributo a George Gershwin: "un americano a Parigi" [1] 

 

 

Gershwin nacque il 26 settembre del 1898 a Brooklyn, un quartiere di New York, da genitori di origine ebreo-russa. Sulle orme del fratello maggiore Ira, iniziò a studiare il pianoforte, ma mostrò rapidamente una padronanza dello strumento superiore alla media. A soli quindici anni venne assunto come pianista da un editore di musica leggera, con il compito di promuovere canzoni ancora inedite. Fu un periodo di intensa gavetta, che servì a Gershwin per approfondire da vicino il vocabolario della musica leggera del tempo. Di lì a poco esordì a Broadway - il centro della vita teatrale e notturna di New York, - come pianista di un musical, e ben presto collaborò ad altre rappresentazioni anche in veste di compositore. Finalmente, a soli ventuno anni, riscosse un notevole successo con la canzone Swanee e potè firmare uno spettacolo tutto suo, La Lucille. Il grande successo arrivò qualche anno più tardi, nel 1924, con Lady, be good - un musical che vide la partecipazione di un ballerino d'eccezione come Fred Astaire -, cui seguirono altri celebri musical come Oh, Kay! (1926), Funny face (1927), Of Thee I sing (1931). Per Gershwin questo lavoro segnò l'inizio della lunga e fruttuosa collaborazione con Ira: d'ora in avanti George si affiderà quasi esclusivamente a lui per la stesura dei testi delle sue canzoni. Il loro sodalizio produrrà alcune piccole gemme che ancora oggi rientrano a pieno titolo nel patrimonio musicale americano.

Nel 1924 Gershwin si fece conoscere anche come autore di musica sinfonica, un ambito che fino a quel momento non aveva ancora approfondito. La prima esecuzione della Rapsodia in blu, un brano per pianoforte e orchestra che trae ispirazione dalla musica afroamericana, suscitò un grande scalpore e conquistò il pubblico.

La Rapsodia in blu esprime molto bene l'atmosfera del mondo in cui è nata, quasi fosse un grande 'caleidoscopio musicale' attraverso cui guardare la vitalità delle metropoli americane degli anni Venti e la molteplicità di culture che vi convivevano.

Con melodie che richiamano in modo accattivante il blues afroamericano e un'accentuata vivacità ritmica la Rapsodia in blu venne salutata come un esperimento nella musica moderna: l'ingresso delle suggestioni del jazz nelle sale da concerto.

A metà degli anni Venti Gershwin ha ormai raggiunto una posizione di prestigio e da questo momento, oltre agli spettacoli per Broadway, si concentrerà sempre di più nella produzione seria, in particolare con la composizione del Concerto in fa per pianoforte e orchestra (1925) e della Seconda rapsodia (1932), e nelle esibizioni come pianista e direttore d'orchestra. Una tournée in Europa (che sarà poi celebrata con il brano Un americano a Parigi, del 1928) gli permetterà inoltre di estendere le sue conoscenze, incontrando molti dei più importanti compositori del vecchio continente, come Ravel, Berg e Prokof´ev.

L'interesse di Gershwin per la cultura musicale afroamericana si manifestò pienamente nel 1935, quando realizzò il suo lavoro più ambizioso: una vera opera ambientata nella comunità nera di una città statunitense negli anni della Grande depressione, dal titolo Porgy and Bess. Utilizzando il dialetto di Charleston e rielaborando con grande raffinatezza diversi generi musicali, come il blues, lo spiritual, il jazz, Gershwin riuscì a dare corpo a una straordinaria sintesi della musica popolare e di quella colta, esemplificata dalla più celebre pagina dell'opera, Summertime.

Ma il percorso creativo di Gershwin si interruppe prematuramente: morì infatti l’11 luglio del 1937 a Beverly Hills, in California, all'apice del successo, e l'America rimase orfana di uno dei musicisti che seppe rappresentare lo slancio vitale e l'intreccio di culture.

Tuttavia, l'immediatezza espressiva dei suoi temi e la grande popolarità che raggiunse in vita ne fanno ancora oggi un simbolo del sogno americano.

6/7/2018

 


 

[1] Un Americano a Parigi è un’opera sinfonica del compositore americano George Gershwin, ispirata al soggiorno che fece a Parigi alla fine della Prima guerra mondiale: in questa composizione c’è tutta l’anima di Gershwin, in particolar modo nel famoso assolo di tromba che lui stesso definì “il tema della nostalgia di casa”. Era moderna nel 1928, anno della sua composizione, e lo è ancora adesso, a distanza di quasi un secolo.

L'omonimo film di Vincent Minnelli (1952), un intramontabile musical ambientato nella Parigi degli anni ’50, racconta la storia d’amore fra Gimmy, pittore americano e Fanny, commessa, rapporto insidiato da Jean Marie, famoso chansonnier del Lido e dalla miliardaria Patricia.


Spettacolo 

 

Riccardo Muti per Raul Gardini: concerto per un amico. Il 23 luglio al Teatro Alighieri di Ravenna. 

 

In occasione del 25° anniversario della scomparsa del grande imprenditore italiano Raul Gardini, il prossimo 23 luglio alle ore 21 l’amico di un tempo, il Maestro Riccardo Muti, salirà sul podio del Teatro Alighieri di Ravenna per dirigere l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini in un concerto-tributo realizzato da Ravenna Festival con la collaborazione del Comune di Ravenna. Il programma del concerto comprende brani di Catalani, Mascagni, Leoncavallo, Puccini, Martucci, Giordano e Verdi.

I biglietti omaggio saranno disponibili alla biglietteria del Teatro Alighieri (max 2 per persona) a partire da sabato 7 luglio fino ad esaurimento posti. 

 

Nato a Ravenna il 7 luglio del 1933, Gardini appartiene ad una famiglia di imprenditori agricoli. La sua formazione avviene prevalentemente all’interno del gruppo di Serafino Ferruzzi, di cui sposa la figlia Idina. Nel 1979, dopo la prematura scomparsa di Ferruzzi in un tragico incidente aereo, Gardini assume il delicato incarico della gestione operativa dell’intero gruppo Ferruzzi. A lui si deve il salto di qualità del gruppo ed il reale ingresso  di quest’ultimo nel circuito di produzione e commercializzazione a livello industriale dello zucchero: il punto di forza della sua politica aziendale è rappresentato dalle acquisizioni. Sono da ricordare due acquisizioni eccellenti: quella del gruppo italiano della Eridania, e quella del gruppo francese di Beghin Say. Nel 1986 tenta la scalata alla Montedison, uscita dal controllo di Mediobanca. In pochi mesi ne diventa il maggior azionista acquistando il 18% dei titoli. Poi è la volta della Ferfin, una nuova struttura finanziaria.  

Nel 1989 promuove il progetto Enimont, la joint-venture che raggruppa le attività chimiche di Montedison e di Enichem (società chimica dell'Eni), e nel 1991 la Gardini s.r.l.

Nel 1993 - il 23 luglio - sottoposto ad indagini giudiziarie relative al periodo di Presidenza del gruppo Ferruzzi, il tragico epilogo.   

4/7/2018


Spettacolo 

 

Buon compleanno Gina Lollobrigida: 91 anni di grandi successi. Uno "sguardo" sul mondo che ha attraversato “i tempi”. 

 

Gina Lollobrigida, icona di fascino e bellezza del cinema italiano nel ventennio '50-'60, per anni la principale antagonista di Sofia Loren, oggi soffia su 91 candeline! Auguri!  

 

Nata a Subiaco, in provincia di Roma, il 4 luglio del 1927, Gina Lollobrigida esordisce come disegnatrice e attrice di fotoromanzi, per mantenersi gli studi. Spinta poi da un amico, partecipa a Miss Italia e si piazza terza. Questa vittoria le vale una serie di comparse, alle quali seguono diversi ruoli in altrettanti film, tra cui quello al fianco di Vittorio De Sica in Pane, amore e fantasia e nel sequel "Pane, amore e gelosia".

Nella sua carriera di attrice ha girato oltre sessanta pellicole, tra cui "La donna più bella del mondo", "Venere imperiale" e "Buona Sera, Mrs. Campbell", che le sono valsi sei David di Donatello e due Nastri d'argento. Oltreoceano ha conquistato il Golden Globe nel 1961 con Torna a settembre, accanto al divo Rock Hudson.

Protagonista nel 2011 del documentario "Schuberth - L'atelier della dolce vita" (insieme alla Loren), dal 1999 la "Lollo" è Ambasciatrice di buona volontà dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO). In omaggio alle sue proverbiali "forme", i Francesi utilizzano l'espressione lollobrigidien, per indicare una strada o un'altura piena di curve.

Nel 2016 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera.  

4/7/2018


Spettacolo 

 

Un uomo in frac : omaggio a Domenico Modugno. Stasera alle 21.15 su Tv2000.  

 

Questa sera - 3 luglio - alle ore 21.15 andrà in onda su Tv2000 un concerto dedicato a un "grandissimo" della canzone italiana - va però ricordato che la sua carriera è stata fortemente legata anche al cinema, al teatro, alla televisione nonché alla politica - noto al grande pubblico con il soprannome di “Mister Volare”: Domenico Modugno. Tanti gli artisti italiani che gli renderanno omaggio, dando vita ad uno spettacolo-tributo da non perdere. Prendete nota!

 

Nato a Polignano a Mare, in provincia di Bari, il 9 gennaio del 1928, Domenico Modugno - cantautore, attore, chitarrista, regista nonché politico - è universalmente considerato il padre dei cantautori italiani. Ha scritto e inciso 230 canzoni, ha avuto un ruolo in 38 film per il cinema e in 7 per la televisione, ha recitato in 13 spettacoli teatrali e condotto numerosi programmi televisivi.

Nel 1958 ha vinto il Festival di Sanremo con "Nel blu dipinto di blu", che è una delle canzoni italiane più famose nel mondo, conosciuta anche con il nome "Volare" (così ribattezzata dal pubblico). Modugno ha vinto altre tre volte il Festival di Sanremo (1959, 1962, 1966) e le sue canzoni, ancora oggi, sono apprezzate in tutto il mondo e diversi artisti ne hanno riproposto rivisitazioni e cover.

Nell'ultimo decennio della sua vita si è dedicato alla politica, diventando deputato e dirigente del Partito Radicale. Si è tra l’altro impegnato per l'affermazione dei diritti dei disabili e per la diffusione delle norme a tutela degli artisti.

Nel 1984, colpito da un ictus, è rimasto con un lato del corpo paralizzato, con l'impossibilità di cantare e continuare la sua attività artistica. Si è tuttavia dedicato a realizzare una ferrea battaglia per la chiusura dell'ospedale psichiatrico di Agrigento, in cui i malati vivevano in condizioni disumane, riuscendo a farlo chiudere nel 1988.

Nel 1991 è tornato a cantare, ma nello stesso anno ha avuto un attacco cardiaco. Nel 1992 si è esibito a Torino, in un concerto che ha tenuto quasi totalmente seduto, alzandosi solo per i bis.

Il pubblico lo ha sempre amato profondamente.

È ritornato in tour in America e nel 1993, in Puglia, proprio a Polignano a Mare, ha tenuto l'ultimo grande concerto della sua carriera alla presenza di 70.000 persone. In quell'anno ha inciso anche la sua ultima canzone insieme al figlio Massimo, intitolata Delfini (Sai che c'è).

Il 6 agosto del 1994, all’età di  66 anni, si è spento stroncato da un infarto nella sua casa di Lampedusa.

Il Cimitero Flaminio di Roma ospita le sue spoglie.

3/7/2018


Spettacolo

 

Giuseppe Ferrara: il regista dell'impegno civile.

 

La vita e la carriera di Giuseppe Ferrara (1932-2016): il ritratto di un maestro del cinema civile di impegno e inchiesta sulla storia d’Italia.  

 

Nato il 15 luglio del 1932 a Castelfiorentino, Giuseppe Ferrara ha dedicato tutta la sua filmografia all’impegno politico e sociale.

Laureato in Lettere a Firenze con una tesi in Storia del cinema, dopo una breve attività come pubblicista si trasferisce a Roma e si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia. Prima di intraprendere la carriera registica Ferrara è attivo come critico e saggista, pubblicando tre libri tra il 1957 e il 1966, dove analizza, fra l’altro, il cinema di Luchino Visconti e di Francesco Rosi, e collaborando con diverse riviste scientifiche specializzate quali Bianco e Nero, Cinema, Cinema Nuovo, Cinema 60 e Filmcritica, fondando anche il mensile Film Selezione nel 1960. Parallelamente realizza alcuni documentari per la Rai e per networks privati.

La sua attività registica si muove sempre insieme a quella scientifica e di ricerca storica sul cinema. Cura una Enciclopedia pratica dello spettacolo in 80 fascicoli (Accademia, 1970-76); partecipa a volumi di carattere antologico; insegna in scuole di cinema. Fa il suo esordio nel mondo del lungometraggio di finzione con Il sasso in bocca (1970). Si tratta di una pellicola innovativa che fa propria la lezione di Rosi e del film d’inchiesta. Il regista, forte del suo passato da documentarista, realizza con Il sasso in bocca un potente film sulla mafia e sul suo potere, utilizzando sapientemente immagini di repertorio che si alternano alle sequenze di finzione. Segue Faccia di spia (1975), controverso lavoro che punta il dito contro la CIA che, per Ferrara, è implicata in tutti gli avvenimenti degli ultimi decenni, dalla morte di Pinelli, all’omicidio di Kennedy, fino al golpe in Cile. Già in Faccia di spia Ferrara racconta, parzialmente, di Alessandro Panagulis, eroe greco nella lotta al regime dei colonnelli, cui il regista dedicherà completamente la sua opera successiva: Panagulis vive (1977). Ferrara abbandona qui il connubio tra finzione e documentario a favore del primo. La mafia, e le sue relazioni con il potere ufficiale, è probabilmente il tema preferito del cineasta e torna prepotentemente in Cento giorni a Palermo (1986), sugli ultimi giorni di vita del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, interpretato magistralmente da Lino Ventura. La pellicola rappresenta la vera svolta nella produzione di Ferrara, che, realizzando un solido prodotto, guarda ad un pubblico più ampio e, registicamente, abbandona la macchina a spalla, tipica del reportage, che aveva caratterizzato le sue precedenti fatiche, per concedersi invece a tutte le possibilità tecniche. Gian Maria Volonté è protagonista de Il caso Moro (1986), film difficile, in cui Ferrara vuole mantenersi intellettualmente neutrale lasciando parlare le lettere del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro scritte durante la prigionia.

Il regista torna alla televisione, dopo aver cercato invano finanziamenti per due opere sul caso Calvi, che effettivamente realizzerà nel 2002, e sull’attentato a Papa Wojtyla. Per il piccolo schermo dirige documentari sul Nicaragua, un’inchiesta sulla P2 e Licio Gelli, e un video di didattica cinematografica dal titolo Il cinema cos’è. Contemporaneamente realizza per il cinema Narcos (1992), che descrive la vita di tre giovani narcotrafficanti colombiani. Dopo l’esperienza sudamericana, ritorna a tematiche mafiose con il mirabile Giovanni Falcone (1993), con protagonista Michele Placido, e Segreto di stato (1995), scritto da Andrea Purgatori sui rapporti tra SISDE, politica e Cosa Nostra. Ancora sullo stesso tema Donne di mafia (2001), miniserie televisiva di Rai 2, che mostra la mafia secondo l’ottica femminile. Del 2002 il suo film più controverso: I banchieri di Dio - Il caso Calvi. Nonostante venga riconosciuto di interesse nazionale dalla Direzione Generale del Cinema, il film, sullo scandalo del Banco Ambrosiano e i legami tra vari poteri (Vaticano, P2, politica, mafia e servizi segreti), ha avuto un gestazione molto travagliata. Ferrara aveva in mente il progetto fin dagli anni ’80; tentò di trovare finanziamenti nel 1991, senza successo a causa di opposizioni politiche. Il regista riesce poi ad avere l’appoggio di Rai Cinema nel 2001, ma anche in questo caso incontra non poche difficoltà: la magistratura blocca le riprese in quanto trattano di indagini ancora in corso.

Molti problemi produttivi vengono anche incontranti nella realizzazione di Guido che sfidò le brigate rosse (2005), distribuito solo due anni dopo, incentrato sulla figura del sindacalista della Cgil Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1979. Nel 2010 tocca alla camorra essere protagonista di una sua pellicola con I ragazzi del Vesuvio, in cui il regista descrive la vita di un gruppo di adolescenti che appartengono alla camorra o che sono uccisi dal crimine organizzato.

Giuseppe Ferrara ha rappresentato dunque uno dei registi più impegnati e controversi nella storia del cinema italiano, avvicinabile per indole a Francesco Rosi, cui lo ha accomunato anche uno stile d’inchiesta e di investigazione.

Malato da tempo, si è spento a Roma il 25 giugno del 2016 per arresto cardiorespiratorio, all’età di 83 anni. 

28/6/2018


Spettacolo  

 

George Michael 

 

Il ritratto di un’indimenticabile star mondiale della musica pop.  

 

Il suo vero nome era Georgios Kyriacos Panayiotou ed era nato nel nord di Londra, il 25 giugno del 1963.

Nella sua carriera ha venduto oltre 100 milioni di copie, una carriera lunga, durata quarant’anni. Divenne celebre nel corso degli anni ‘80 quando fondò - era il 1981 - con Andrew Ridgeley gli Wham!, duo cult del periodo, durato peraltro 5 anni, dopodiché George Michael intraprese la carriera da solista.

Nel 1987 si presenta dunque con il primo album solista, FAITH. L’ellepi ha un grande successo, e i singoli gli fruttano una serie impressionante di numeri uno. Il secondo lavoro LISTEN WITHOUT PREJUDICE nasce però in una situazione di conflitto con la casa discografica, che vorrebbe una musica più commerciale; Michael invece vorrebbe maggiore autonomia, e il disco sembra anche nel titolo rivolgersi a un pubblico più "maturo". A causa delle vendite poco soddisfacenti, il dissidio sfocia in una clamorosa vertenza giudiziaria durante la quale la casa discografica ottiene il diritto di "bloccare" Michael, impedendogli di incidere per un’altra etichetta come vorrebbe.

Il cantante di origine cipriota paga con un lungo "esilio" rotto solo da collaborazioni con altri (ad esempio con i Queen). Finalmente, nel 1997 riesce a pagare per la rescissione del proprio contratto e pubblica OLDER. Ma più che il disco, non pienamente riuscito, sono le vicende private a far parlare di Michael, che sorprende le sue fan dedicando l’album al suo compagno Anselmo Feleppa, morto di AIDS.

Nel 1998, il mondo entra nel privato di George Michael quando il cantante viene arrestato in un bagno pubblico di Los Angeles per atti osceni. È lo scandalo dell’anno, ma Michael riesce a uscirne con l’ironia e con un invito a vivere apertamente la propria sessualità nella canzone "Outside", che promuove la raccolta LADIES AND GENTLEMEN.

Alle soglie del nuovo millennio Michael stupisce ancora dando alle stampe l’album SONGS FROM THE LAST CENTURY, raccolta di standard e brani pop rivisitati con l’orchestra e uno stile vocale da crooner. Il primo video per il lancio del disco è quello realizzato per “Roxanne” dei Police, una sorta di documentario sulla vita di una prostituta diretto da Joanna Bailey, dove vere prostitute sono filmate in “azione” in un quartiere a luci rosse di Amsterdam.

Michael si prende un'altra lunga pausa prima di sfornare un nuovo lavoro inedito: PATIENCE esce nel 2004, anticipato da un singolo che attacca la politica bellica anglo-americana.

Nel 2006, tra voci di una reunion (temporanea) degli Wham!, Michael va avanti come solista: pubblica un nuovo singolo, "An easier affair", a ridosso dell'estate; per l'autunno annuncia una celebrazione dei suoi 25 anni di carriera che comprende un “best of” e un tour.

In attesa di nuovi progetti discografici, si dedica alla recitazione: appare infatti nei panni di un angelo nel telefilm “Eli Stone”, i cui episodi s’intitolano con il nome di alcune sue canzoni.

Tra il 2009 e il 2010 continua ad esibirsi dal vivo, da solo o con altri artisti. Nel luglio 2010 si schianta in macchina a Londra, sotto l'effetto di cannabis. Viene arrestato, e nel settembre 2010 condannato a 8 settimane di prigione.

Nel 2011 esce un suo nuovo singolo “True faith”, rilettura del brano dei New Order.

La canzone esordisce al numero 27 della classifica, il peggior esordio dell’artista da vent’anni.

Nel 2012, in occasioni delle Olimpiadi di Londra, si esibisce con il nuovo singolo, “White light”, scelta criticata per il fatto che oltre a questo brano all'artista è stato concesso di cantare anche “Freedom” (gli altri artisti hanno un solo brano a disposizione).

Nel marzo 2014 esce un nuovo album dal vivo, SYMPHONICA: contiene registrazioni effettuate durante il tour orchestrale 2011/2012 ed è lanciato dal singolo “Let her down easy”.

George Michael si è spento nella sua casa, nell’Oxfordshire, il 25 dicembre del 2016, all’età di 53 anni, per un’insufficienza cardiaca. La notizia della sua morte ha fatto rapidamente il giro del mondo.   

24/6/2018



Spettacolo  

 

Il 23 luglio James Taylor alle Terme di Caracalla 

 

Come annunciato da alcuni mesi, lunedì 23 luglio 2018 James Taylor salirà sul prestigioso e suggestivo palcoscenico delle Terme di Caracalla - le altre due date italiane sono il 20 luglio a Lucca in Piazza Napoleone, in occasione del Lucca Summer Festival, e il 22 luglio all’Anfiteatro Scavi di Pompei -. Il cantautore statunitense sarà affiancato da un’amica di lunga data e collega, Bonnie Raitt, in tour con il suo ventesimo album Dig In Deep.

Taylor eseguirà le sue memorabili hit insieme ai brani dell’album Before This World, uscito nel 2015, a distanza di 13 anni dal precedente. Lo accompagnerà una All Star Band formata da alcuni dei migliori musicisti della scena statunitense, come Steve Gadd (batteria), Luis Conte (percussioni), Kevin Hays (piano/tastiere), Mike Landau (chitarra elettrica), Walt Fowler (corni/tastiere), Jimmy Johnson (basso), Lou Marini (corni), Arnold McCuller (voce), Andrea Zonn (voce e violino), Kate Markowitz (voce). 

 

Biglietti disponibili in prevendita su Ticketone. 

 

Riconosciuto unanimemente come uno dei “fari” insostituibili della canzone d’autore, Taylor ha contribuito a elevare ad altissimi livelli la grande tradizione della canzone americana.

Considerato il cantautore intimista per eccellenza, la sua scrittura rappresenta una vera e propria esternazione dei problemi propri e generazionali, sociali e urbani.

La sua è una delle voci più profonde, serie e particolari che il mondo della musica pop abbia mai ascoltato.

Ripercorriamo dunque le tappe fondamentali della sua vita e della sua discografia, per celebrare insieme le sue migliori produzioni artistiche.

 

James Taylor nasce a Boston il 12 marzo del 1948 da una famiglia agiata del New England.

La sua è una adolescenza tormentata. Obbligato dai suoi a frequentare il prestigioso college del Milton Accademy, è spesso preda di forti disturbi dell’umore, e per questo viene ricoverato in un ospedale per malattie mentali, a soli 17 anni. Nel marzo del ’67 James lascia l’America e si trasferisce a Londra, nel quartiere di Notting Hill Gate e lì viene scoperto dallo scaltro produttore Peter Asher, che lo porta alla corte dei Beatles.

Paul Mc Cartney intuisce subito il talento del giovane americano e nel 1968 gli produce il primo album, intitolato semplicemente “James Taylor”. Il disco non va bene, anzi passa inosservato dai giovani inglesi, forse troppo distratti a seguire i miti di casa propria. Ma il disco è un buon lavoro, che contiene tra l’altro la splendida canzone autobiografica “Carolina in my mind”.

Dopo il deludente esordio discografico in terra inglese, James ritorna in America e inizia per lui un’era fatta di droga e problemi psicologici con la conseguente risoluzione del contratto con la Apple (la celeberrima etichetta discografica dei Beatles). Ma il suo produttore Peter Asher crede smisuratamente nel suo talento e lo segue fino a New York, dove si stabilisce.

Intanto James passa da un ricovero all’altro, ma finalmente nel natale del ’69 Ascher strappa un contratto con la Warner Bros e Taylor firma il suo secondo album “Sweet baby James”, che contiene il singolo “Fire & rain”, brano di immediato successo che descrive il suo vizio per l’eroina e le esperienze dei vari manicomi.

Nel 1971 esce ”Mud Slide & the Blue Horizon”, nel quale canta la sua più famosa canzone: You've got a friend,  scritta per lui dalla cantautrice Country Carol King. Il suo successo è planetario e da lì in poi saranno solo successi, e ogni disco una perla.

Nel ’72 sposa la bellissima cantante Carly Simon: ben presto diventeranno la coppia più altamente retribuita del mondo dello spettacolo, dopo Richard Burton e Liz Taylor.

Nel 1974 esce uno dei suoi più bei singoli, “Don’t let me be lonely tonight”, dove c’è uno splendido assolo di sax tenore di un “certo” Michael Brecker, scoperta straordinaria di James Taylor che poi rimarrà suo buon amico. E infatti Brecker nel 2001, ormai jazzista affermatissimo, lo chiamerà a cantare questo brano, nel suo disco “Nearness of you”, prodotto da Pat Metheny.

Negli anni ’70 e ’80 James Taylor sarà protagonista assoluto nelle classifiche discografiche mondiali, riuscendo sempre a distinguersi e rinnovarsi con la sua inimitabile eleganza compositiva e interpretativa.

È amato da tanti grandi suoi colleghi. Lo hanno voluto nei loro dischi, Sting, Stevie Wonder, Art Garfunkel, David Crosby, Mark Knopfler, Paul Simon e il grande “Genius” Ray Charles.

Nel 2002 ha pubblicato “October road”, semplicemente splendido: esecuzione perfetta, nei suoni e nel canto.

Nel 2004 è uscito A Christmas Album.

Tra il 2008 e il 2009 ha pubblicato due album di cover dal titolo Covers e Other Covers, e nel 2015 Before This World. 

24/6/2018



Spettacolo  

 

La Casa del Cinema di Roma omaggia Franca Valeri: la signora dell’ironia.

 

Martedì 26 giugno aprirà nuovamente i battenti il Teatro outdoor Ettore Scola, l’arena della Casa del Cinema di Villa Borghese che accompagnerà, come di consueto, l’estate dei romani - e non solo - fino al 5 settembre con rassegne, festival ed eventi speciali. “Caleidoscopio” è il titolo della lunga stagione estiva 2018: 72 appuntamenti a ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti.

 

L’apertura è dedicata ad un compleanno molto speciale: quello di Franca Valeri. La signora dell’ironia alla fine di luglio infatti spegnerà 98 candeline, e la Casa del Cinema di Roma vuole renderle un doveroso e commosso omaggio con la proiezione della commedia dalle venature nostalgiche e umoristiche “Parigi o cara” (1962), di Vittorio Caprioli.  Un giusto e meritato tributo a quella che è stata e sarà sempre una straordinaria protagonista del teatro, della televisione e del cinema italiano. 

 

Franca Valeri nasce il 31 luglio del 1920 a Milano, da una famiglia di origine ebraica, ma è da sempre romana di adozione. Entra nel mondo dello spettacolo quasi per caso, seguendo il futuro marito Vittorio Caprioli con cui fonda insieme ad Alberto Bonucci “Il teatro dei Gobbi”.

Il suo personaggio della Signora Cesira debutta nella trasmissione radiofonica “Il rosso e il nero”, fucina di talenti della commedia all’italiana. La sua signorina snob è il ritratto di una certa borghesia ipocrita e colta di matrice milanese, ma la Valeri è anche la popolana “Signora Cecioni”, perennemente al telefono con Mammà.

Esordisce a teatro nel 1951 accanto a Caprioli, da cui divorzierà nel 1974. Il cinema la scopre con “Luci del varietà” (1950), film d’esordio alla regia di Federico Fellini accanto ad Alberto Lattuada. Da piccolo personaggio in “Totò a colori” di Steno, del 1952, passa al ruolo da protagonista in “Piccola posta” (1955) dello stesso regista, accanto a un Alberto Sordi ancora agli esordi e a Peppino De Filippo. Intanto con Eduardo aveva girato nel 1954 la versione cinematografica di “Questi fantasmi”.

Nel 1955, diretta da Dino Risi, è la cugina bruttina settentrionale di una splendida Sophia Loren partenopea che le soffia tutti i possibili fidanzati ne “Il segno di Venere”. Il film è fortemente sostenuto da Vittorio De Sica e la Valeri collabora anche alla scrittura con il regista, Ennio Flaiano, Anton Giulio Maiano e Cesare Zavattini. Tra gli interpreti anche una notevole Tina Pica e Alberto Sordi. E proprio con lui, il futuro borghese piccolo piccolo, in “Un eroe dei nostri tempi” (1955) rappresenterà l’Italietta del tempo con la “cattiveria” del regista toscano Mario Monicelli.

Accanto a mostri sacri del calibro di Mastroianni, De Sica, Carotenuto, Garinei e Ave Ninchi, ancora nel 1955, è ne “Il bigamo”, diretto da Luciano Emmer e scritto da Age & Scarpelli. La Valeri si guadagnerà definitivamente il suo “posto al sole” come caratterista ne “Il Vedovo” (1959) di Dino Risi, accanto a uno straordinario Alberto Sordi. Una strepitosamente antipatica Valeri è la moglie ricca di cui un poveruomo cerca, senza riuscirci, di liberarsi, con toni di commedia alternati a humour nero.

Sulla stessa scia la storia raccontata ne “Il moralista” (1959) di Giorgio Bianchi, con una Valeri ancora una volta bruttina ragazza da marito, corteggiata da un losco Alberto Sordi.

Oltre a una piccola parte in “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti nel 1960, arriva, nel 1961, “Crimen” giallo di Mario Camerini con Sordi, Gassman, Manfredi e una bellissima Silvana Mangano.

Lo stesso anno segna l’esordio alla regia del marito con “Leoni al sole”, tratto da un romanzo di Raffaele La Capria. A Positano si incrociano le avventura estive di un gruppo di vitelloni non più giovanissimi e l’attrice milanese si innamora, per essere piantata poco dopo, del francese Philippe Leroy.

Nel 1962 la scena è a Parigi in “Parigi o cara” sempre diretto da Caprioli, storia di una donna di strada che fugge in Francia per trovare l’amore.

Tra i diversi film dell’anno successivo da segnalare il personaggio della Valeri femminista ante litteram ne “Gli onorevoli” di Sergio Corbucci accanto al monarchico Totò con il suo “Vota Antonio!”. È del 1968 “Scusi, facciamo l’amore?” l’ultimo lungometraggio in cui è diretta dal marito.

 

Non memorabili i lavori degli anni successivi, a parte come nota di colore, la partecipazione alla parodia più famosa della storia del cinema italiano “Ultimo tango a Zagarol” al fianco di Franco Franchi nel 1973.

Con il tempo si allontana sempre di più dal cinema per dedicarsi al teatro, riscuotendo molto successo nella regia di diverse opere liriche.

Nel 1980 gira accanto a Monica Vitti la commedia di equivoci “Non ti conosco più amore” di Sergio Corbucci. Dopo una lunga assenza dal piccolo schermo nel 1995 l’attrice è accanto a Gino Bramieri nella Sit-com di Mediaset “Norma e Felice” e nel 2000 con Manfredi in “Linda, il brigadiere e…”.

La decennale passione della Valeri per la lirica, la scrittura e il cinema hanno trovato la loro simbiosi ideale nel film di Giorgio Ferrara “Tosca e le altre due” nel 2003, tratto da un’omonima commedia dell’attrice milanese, di cui è essa stessa interprete accanto ad Adriana Asti.

22/6/2018


Spettacolo  

 

In ricordo di Bud Spencer: il “gigante buono” del cinema.     

 

A due anni dalla scomparsa, tracciamo un breve profilo dell’ “attore-campione” più amato dal pubblico di ogni età, di cui ci siamo già occupati sulle colonne di Indipendente-mens.

È stato il “gigante buono” del grande schermo, ed insieme all'inseparabile amico Terence Hill ha formato una coppia leggendaria nella storia del cinema, premiata nel 2010 con il David di Donatello alla carriera.  

 

Nato a Napoli il 31 ottobre del 1929, Carlo Pedersoli (in arte Bud Spencer) non ancora diciassettenne è costretto ad interrompere momentaneamente gli studi per trasferirsi con la famiglia in Sud America. Torna in Italia alla fine degli anni Quaranta, convocato da un club sportivo che vuole investire sulle sue capacità atletiche.

Carlo, che pratica il nuoto fin dalle elementari, diventa campione nazionale: nel 1952 partecipa alle Olimpiadi di Helsinki e nel 1956 a quelle di Melbourne, ottenendo risultati incoraggianti. Nel frattempo il cinema lo recluta, grazie al suo fisico possente, nella produzione hollywoodiana "Quo Vadis" (1951) nel ruolo della guardia imperiale. Lascia dunque la routine pesante degli allenamenti e torna nel Sud America. Al rientro in Italia, nel 1967, gli viene proposto di recitare nella pellicola "Dio perdona... io no!". Sul set è il partner di Mario Girotti, in futuro noto come Terence Hill.

Per l`occasione anche l`attore napoletano cambia il nome in Bud Spencer - per omaggiare l'attore Spencer Tracy e la birra Bud -. È la nascita di una coppia vincente, in un genere spassoso sempre pieno di risse bonarie. Seguono quindi i film: "Oggi a me...domani a te"(1967), "I quattro dell'Ave Maria" (1968) e "Lo chiamavano Trinità" (1970) di E.B. Clucher, che viene considerato film "cult" del nuovo genere spaghetti western. L'anno dopo il successo si ripete con "...Continuavano a chiamarlo Trinità", dello stesso regista. Tra il 1972 e il 1974 abbandona il western con "Più forte ragazzi", "...Altrimenti ci arrabbiamo" e "Porgi l'altra guancia", sempre insieme a Terence Hill.

Nel 1973 gira il primo film della serie "Piedone lo sbirro", creata da una sua idea.

Nel 1976, Bud e Terence ritornano ad essere diretti da Clucher nel film "I due superpiedi quasi piatti". Seguono "Pari e Dispari" (1978) e "Io sto con gli Ippopotami" (1979) di Italo Zingarelli, tutti molto apprezzati dal pubblico. Nel '79 ottiene il premio “Jupiter” come star più popolare in Germania. Nel 1980 torna al vecchio genere con il film "Buddy goes West".

Non più in coppia con Terence Hill, ha interpretato personaggi impegnati in cause sociali, spesso in difesa dei minori.

La sua ultima pregevolissima interpretazione risale al 2003, nel film "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi. Nel 2010 gli è stato assegnato, assieme a Terence Hill, il David di Donatello alla carriera.

Il “gigante buono” del cinema si è spento a Roma il 27 giugno del 2016, all’età di 86 anni. Ma il suo ricordo rimarrà intatto per sempre nei cuori di tutti noi.     

 

Una statua a Budapest per Bud Spencer

19/6/2018


Spettacolo  

 

OperaCamion “porta in Piazza” Il Rigoletto di Giuseppe Verdi  

 

Una delle composizioni più conosciute e rappresentate dal genio di Busseto esce dal teatro e si presenta ai cittadini-spettatori, muniti di sedia, della Capitale. Eh già, perché il nuovo allestimento curato dal Teatro dell’Opera di Roma - con la Youth Orchestra del Teatro dell’Opera in collaborazione con Biblioteche di Roma  -  che notoriamente da due anni porta le più celebri opere in giro per le piazze romane, questa volta mette in scena il Rigoletto di Giuseppe Verdi. Il luogo dell’opera sarà dunque ancora una volta un camion, o per meglio dire un’automotrice che traina un container: quest’ultimo si apre e compare una scenografia, un’orchestra, gli attori e i cantanti. Il lungo viaggio dell’opera in piazza continua! Lo spettacolo è rigorosamente gratuito.

Di seguito il calendario degli appuntamenti, da non perdere! 

 

lunedì 18 giugno ore 21

Via Guido Fiorini / Piazza Muggia

 

Ponte di Nona - Municipio VI

martedì 26 giugno ore 21

 

Centro Elsa Morante

Piazzale Elsa Morante - Municipio IX

 

lunedì 2 luglio ore 21

Biblioteca Nicolini

Via Marino Mazzacurati, 72 - Municipio XI

 

lunedì 9 luglio ore 21

Largo Nimis snc- Municipio XV  

 

Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, uno dei maestri più celebri della storia della musica, nasce a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre del 1813 da una famiglia di umili origini. Dotato fin da bambino di un vivo interesse per la musica, Giuseppe si esercita su una piccola “spinetta” e inizia gli studi musicali con il maestro della banda di Busseto mentre aiuta i genitori nella loro osteria. Successivamente compone i primi brani per la Società Filarmonica. Nel gennaio del 1831 vince una borsa di studio e con un sussidio studia privatamente a Milano; tenta quindi di entrare nel Conservatorio milanese ma viene respinto. Ritornato a Busseto, diventa maestro di musica del comune e direttore della banda.

Il 4 maggio 1835 sposa Margherita Barezzi, dalla quale ha due figli: Virginia e Icilio. Ma per Verdi gli anni che seguono sono caratterizzati da una serie di sciagure: nel giugno del 1840 muore la moglie e nell’arco di poco tempo perde anche i figli. Intanto esordisce con l’opera “Oberto, Conte di San Bonifacio”, che viene rappresentata con discreto successo al Teatro alla Scala di Milano il 17 novembre 1839, mentre la sua seconda opera, “Un giorno di regno”, fallisce miseramente alla Scala il 5 settembre del 1840. Il 9 marzo 1842 però “Nabucco”, simbolo dell’autentico spirito patriottico ed eroico del Risorgimento italiano, riscuote, sempre alla Scala, un successo strepitoso. Tra il 1844 e il 1850 il grande maestro compone ben undici opere, tra cui “Ernani”, “I due Foscari”, “Macbeth” e “I Masnadieri” - prima opera scritta per i teatri stranieri, rappresentata a Londra dove incontra Giuseppe Mazzini -.

A Parigi frequenta i circoli rivoluzionari e inizia a convivere con Giuseppina Strepponi, noto soprano e interprete delle sue opere. Tornato ancora a Busseto compone la sua “trilogia popolare”, i tre capolavori più famosi: “Il Rigoletto” nel 1851; “Il Trovatore” e “La Traviata” nel 1853. Seguono “I Vespri siciliani” nel 1855, “Simon Boccanegra” nel 1857 e “Un ballo in maschera” nel 1858. Il 29 agosto dello stesso anno il grande compositore, raggiunta l’agiatezza, sposa la sua compagna Giuseppina Strepponi e si stabilisce a S. Agata, vicino Roncole. Verdi è inoltre molto attivo politicamente: infatti di li a breve si reca con una delegazione a Torino, dove incontra Vittorio Emanuele II. Nel 1861 viene eletto deputato al primo Parlamento italiano e, incoraggiato da Cavour, torna nel capoluogo piemontese per la proclamazione del Regno d’Italia.

I suoi successi musicali proseguono con “La forza del destino”, nel 1862, con “Aida”, al Cairo nel 1871 - che segna l’apertura ufficiale del canale di Suez - e con “Messa da requiem” nel 1874 - che dedica alla memoria di Alessandro Manzoni -. Verdi si ripresenterà al grande pubblico dopo un lungo silenzio, quasi “ottuagenario”, con “Otello” nel 1887. Il 9 febbraio del 1893 va in scena alla Scala l’ultima opera del grande artista: “Falstaff”. Il 14 novembre 1897 muore Giuseppina Strepponi.

Giuseppe Verdi si spegne a Milano il 27 gennaio del 1901: il giorno dopo i giornali annunciano la sua morte. L’ “Avanti!” scrive che Verdi: “era l’ultima reliquia del patrimonio morale tramandatoci dalla rivoluzione eroica”, mentre la “Tribuna” di Roma sottolinea che: “l’arte di Verdi, violenta e colorita come la rivoluzione, calda ed acuta come la battaglia, era stata la ragione stessa del nostro Risorgimento”. È sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti, da lui stesso fondata.

 

 

Simbolo per eccellenza del Risorgimento italiano, Verdi ha lasciato il suo “marchio” risonante nel mondo della musica classica, avendo offerto ricchezza e profondità all’arte musicale italiana non solo del XIX secolo, ma di tutti i tempi. Oggi, la riscoperta di quei valori di libertà che hanno animato l’Ottocento italiano e di cui Verdi è stato protagonista, costituisce la lezione più alta della musica verdiana. È il caso quindi di ripetere ancora, come i patrioti del Risorgimento: Viva Verdi. 

13/6/2018


Spettacolo  

 

L’11 e il 12 giugno Vasco Rossi approda allo Stadio Olimpico di Roma 

 

Nell’ambito del VascoNonStopLiveTour 2018 - partito ufficialmente il 27 maggio scorso dallo stadio Teghil di Lignano - il rocker di Zocca sbarca nella Capitale l’11 e il 12 giugno per due imperdibili date live - sono oltre 60mila gli spettatori pronti a celebrarlo ancora una volta - a cui seguiranno altre 6 tappe su e giù per lo stivale!

Vasco Rossi dunque. Blasco e Komandante sono i suoi due soprannomi più popolari, ma per la storia del rock italiano, di cui è sempre un protagonista di primo piano, è Vasco e basta. 

 

Vasco Rossi nasce a Zocca, in provincia di Modena, il 7 febbraio del 1952.

Dopo essersi avvicinato al mondo della musica come deejay di Punto Radio e aver lavorato nel campo del teatro, Vasco incide i suoi primi brani pubblicati su 45 giri: "Jenny" e "Silvia". Il primo album, Ma cosa vuoi che sia una canzone, esce nel 1978 ed è seguito, l’anno successivo, da Non siamo mica gli americani, contenente “Albachiara”. Nel 1980 il brano "Colpa d’Alfredo", censurato dalle radio e contenuto nell’omonimo album, porta il nome di Vasco alla ribalta nazionale, finendo per diventare il suo primo vero hit. A questo segue un altro brano-chiave nella carriera del rocker di Zocca, “Siamo solo noi”, anche questo titolo di un altro album fatto di canzoni ironiche, capaci di mescolare romanticismo e dissacrazione, poesia e frenesia di vita. “Vado al massimo” invece è il titolo del brano (e di un album) con cui, nel 1982, Vasco partecipa al Festival di Sanremo classificandosi ultimo, mentre l’anno successivo, ancora a Sanremo, arriva il brano della svolta, "Vita spericolata", che traina l’album Bollicine - oltre un milione di copie vendute - finendo per diventare il brano-manifesto di Vasco e dei suoi fan. Per festeggiare viene dato alle stampe, nel 1984, un album dal vivo intitolato Va bene, va bene così, dal titolo dell’unico inedito in esso contenuto.

Dopo lo shock delle tre settimane trascorse in carcere per detenzione di cocaina, Vasco ci mette un po’ a riprendersi, fino a pubblicare nel 1985 Cosa succede in città, accolto in modo tiepido tanto dagli addetti ai lavori che dai fan. Molto meglio è, nel 1987, C’è che dice no, seguito da una lunga serie di concerti. Da questo momento Vasco inizia a rallentare i ritmi della sua produzione discografica così come i concerti dal vivo, finendo per preferire show in spazi più che capienti.

Nel 1989 esce Liberi liberi, cui fa seguito prima il doppio live Fronte del palco e poi l’altro disco dal vivo, 10.7.90 San Siro. Dopo svariate antologie pubblicate sia dalla sua vecchia etichetta, la Carosello, sia da quella nuova, la EMI, Vasco torna con un album di brani inediti nel 1993 con Gli spari sopra, lavoro rock discreto anche se a tratti discontinuo. Il livello più che dignitoso, ma non eccelso, dell’album è confermato dal successivo Nessun pericolo... per te, uscito nel 1996. Meglio sembra essere Canzoni per me, otto brani che Vasco ha lasciato uscire all’inizio del 1998 e che verranno presentati in un unico concerto, il 20 giugno a Imola. Da quello show è stato tratto un disco dal vivo, Rewind, uscito il 22 aprile 1999. Vasco torna al lavoro in studio l’anno seguente e il risultato è Stupido hotel, che esce nell’aprile 2001, e partecipa per la seconda volta al Jammin’ Festival di Imola, radunando oltre 100.000 persone.

Nel 2002 esce l'antologia Tracks, che contiene tra le altre canzoni anche una cover di Francesco De Gregori, "Generale". Nell'estate del 2003 Vasco è protagonista dei maggiori live show estivi italiani (tre serate allo stadio Meazza di Milano che verranno poi documentate in un dvd intitolato Vasco live @ San Siro). Il rocker pubblica, nella primavera del 2004, l'album di inediti Buoni o cattivi, il primo singolo estratto dal disco è la title-track. Nel 2005, 2006 e 2007 Vasco è in tour negli stadi. L'ormai consueta serie estiva dei concerti (che avrebbe dovuto inaugurarsi con l'appuntamento quasi tradizionale al Jammin' Festival, nel 2007 trasferitosi a Venezia, ma poi saltato per una violenta tromba d'aria) è anticipato da un nuovo singolo: “Basta poco”, che viene inizialmente messo in vendita solo in formato digitale, per arrivare a maggio anche in formato "fisico", accompagnato da una cover de "La compagnia" di Battisti, e accompagnato da un video i cui protagonisti sono dei pupazzi disegnati dal figlio di Vasco.

Un nuovo disco di studio viene prima annunciato per fine 2007, poi rimandato, anche per dissapori con la casa discografica.

Vasco pubblica un dvd dal vivo, registrato allo Stadio Olimpico di Roma, e vola negli States a finire con più calma il nuovo album, coinvolgendo nelle sessioni di registrazione Slash, ex chitarrista dei Guns n’ Roses. Il mondo che vorrei esce finalmente il 28 marzo 2008 e, come ormai di consueto, Vasco si prepara per un tour estivo negli stadi. A sette anni da Tracks esce il secondo capitolo, Tracks II, dove trovano spazio anche canzoni inedite, soprattutto la cover del brano dei Radiohead "Creep" che, una volta entrata nel mondo di Vasco, diventa “Ad ogni costo”.

Nel maggio 2010 Vasco si esibisce per la prima volta a Londra: da queste date nasce il doppio cd Vasco London istant live. Anticipato dal singolo "Eh, già", il 29 marzo 2011 esce Vivere o niente, un album in puro stile Vasco dove le ballate convivono con rock tiratissimi.

Nell'estate 2011 parte un nuovo tour negli stadi, che tocca per ben quattro serate San Siro. A fine giugno, dopo pochi concerti, l'annuncio shock: Vasco afferma di volersi “dimettere da rockstar”, dichiarando che quella in corso è la sua ultima tournée negli stadi. Seguono vari problemi di salute che lo costringono a diversi ricoveri in clinica. Il Blasco fa notizia anche con i suoi "clippini" messi in rete durante l'estate su Facebook e pubblica un nuovo singolo, “I soliti”. Poi, nel dicembre 2011, solo in formato digitale, esce una versione speciale dell'album Vivere o niente ribattezzata Vivere o niente - kom. 011 edition, che contiene l'album di studio e tredici brani registrati durante il tour Vasco Live Kom '011.

Il 31 marzo 2012 viene pubblicato L’altra metà del cielo, contenente alcune tra le sue più famose canzoni dedicate alle donne, riarrangiate per l’esecuzione di un balletto che va in scena alla Scala di Milano. Dopo una lunga assenza, Vasco tiene un concerto acustico in una discoteca a settembre. Poco dopo, però, viene nuovamente ricoverato in ospedale per una serie di terapie. Nel novembre 2012 viene realizzato “Live Kom 011: The complete edition”, film dei concerti che il Blasco ha tenuto a San Siro nel 2011. A gennaio 2013 Vasco torna sulle scene con il singolo “L'uomo più semplice” e annuncia sei concerti negli stadi per giugno; in ottobre esce il singolo “Cambia-menti”, subito al numero uno in classifica. Nel marzo 2014 arriva un altro singolo: “Dannate nuvole”, che il rocker dice ispirato alla lettura di Nietzsche e che anticipa l’uscita del nuovo album di inediti prevista per novembre. Nel frattempo, sono fissate sette date estive all’Olimpico di Roma (tre concerti) e al San Siro di Milano (quattro, un record). Nel gruppo che l’accompagna non è presente Maurizio Solieri, suo storico chitarrista. Dopo l'estate arriva un'altra canzone, "Come vorrei", che anticipa il nuovo album, Sono innocente, uscito il 4 novembre del 2014.

Nel 2016 salgono invece a quattro gli appuntamenti dal vivo per il rocker di Zocca nella Capitale. Vasco Rossi infatti, a "stragrande richiesta", si esibisce allo Stadio Olimpico di Roma oltre il 22 e 23 giugno - come annunciato inizialmente - anche il 26 e 27 giugno. 

Ora, dopo quella che è stata definita la "Tempesta perfetta" di Modena Park - il 1° luglio 2017 al parco Enzo Ferrari di Modena - dove, per autocelebrare "i suoi primi 40 anni di attività musicale", con oltre 225.000 biglietti venduti ha stabilito il record mondiale di spettatori paganti, Vasco ricomincia dagli stadi. La data ZERO, aperta al pubblico, del VASCONONSTOPLIVE 2018 si è tenuta il 27 maggio scorso allo stadio Teghil di Lignano; seguono 9 imperdibili tappe che attraverseranno letteralmente l'Italia da nord a sud. 

11/6/2018


Spettacolo  

 

Il 20 e il 23 giugno i “Cavalli di razza” di Gigi Proietti tornano a “galoppare” nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. 

 

A grande richiesta, il 20 e il 23 giugno Gigi Proietti torna con i suoi “Cavalli di battaglia” nella suggestiva Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Una contaminazione continua fra generi, uno show brillante e incisivo in cui la comicità abbraccia la drammaturgia e la parodia incontra la canzone. Uno spettacolo accattivante in cui il mimo dà la mano al poeta, mentre sul palco prendono forma e si colorano tipologie umane che è impossibile non riconoscere e nelle quali è impossibile non riconoscersi. Un successo straordinario, uno spettacolo-fiume con all’attivo un numero infinito di repliche teatrali - e televisive - sempre sold out.     

 

Info: auditorium.com 

 

Gigi Proietti è nato a Roma il 2 novembre del 1940. Conseguito il diploma di maturità classica presso il Liceo Ginnasio Augusto si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università La Sapienza di Roma, che abbandona però a 6 esami dalla laurea rivolgendo la sua attenzione alla musica, imparando a suonare il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso. Nel frattempo inizia a frequentare al Centro Universitario Teatrale un corso di mimica di Giancarlo Cobelli, che apprezza le qualità di questo ragazzo tanto che lo scrittura per uno spettacolo d'avanguardia, "Can Can degli italiani". Come tutti i grandi artisti, la sua carriera inizia con la gavetta nei bar all'aperto, nei piccoli teatri e nei night-club.

Nel 1964 ricopre un ruolo secondario sul palcoscenico con il Gruppo Sperimentale 101 sotto la direzione di Antonio Calenda, dello stesso Cobelli e dello scrittore e sceneggiatore, ancora poco conosciuto, Andrea Camilleri. Il suo primo ruolo lo recita all'aperto, travestito da upupa, nella rappresentazione de "Gli uccelli di Aristofane" (1964) diretto da Giuseppe Di Martino. Nel 1968 ottiene ruoli da protagonista in diversi spettacoli messi in scena dal Teatro Stabile de L'Aquila, tra cui "Il Dio Kurt" di Alberto Moravia e "Operetta" di Witold Gombrovicz.

Il primo, inaspettato successo arriva nel 1970, quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini, "Alleluja brava gente".

Al cinema ottiene il primo ruolo da protagonista nel film di Tinto Brass "L'Urlo" del 1968, anche se, a causa della censura, il film venne proiettato nelle sale italiane soltanto nel 1974.

L'occasione per lasciare il segno nel mondo della cinematografia arriva nel 1976 con il film "Febbre da cavallo", per la regia di Steno, dove Gigi veste i panni dello sfortunato indossatore Bruno Fioretti, detto Mandrake, appassionato di ippica e di scommesse, che inventa qualsiasi stratagemma per poter giocare, e perdere regolarmente, insieme ai suoi amici Pomata (Enrico Montesano) e Felice (Francesco De Rosa). Nello stesso anno stringe un proficuo sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli più rinomati e di successo, come "A me gli occhi, please!", riportato in scena nel 1993, 1996 e nel 2000, "Come mi piace" (1983) e "Leggero leggero" (1991). È sicuramente in questo tipo di spettacoli che Gigi ha la possibilità di dimostrare tutta la sua arte esibendosi come monologhista, cantante, imitatore e ballerino. Il successo di pubblico fu inatteso quanto strabiliante, superando agevolmente le 6 serate inizialmente previste per arrivare a quota 300, con oltre 2.000 spettatori di media a riempire i teatri di tutta Italia, ammirato e stimato anche da importanti personalità come Federico Fellini e Eduardo De Filippo.

Nel 1978 istituisce al Brancaccino, una sala prove del Teatro Brancaccio, il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori, una scuola nata come associazione culturale, presieduta da Flavia Tolnai e guidata da un gruppo docente formato da Gigi, Annabella Cerliani, Ugo Gregoretti e Sandro Merli. Il Laboratorio divenne la migliore scuola di recitazione sfornando più attori di successo di qualunque altra, perfino della mitica Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico. Da lì usciranno, per fare qualche nome, Massimo Wertmüller, Pino Quartullo, Rodolfo Laganà, Gianfranco Iannuzzo, Chiara Noschese, Francesca Reggiani, Giorgio Tirabassi, Gabriele Cirilli, Enrico Brignano, Flavio Insinna. Nel frattempo Gigi cerca di trasferire le sue idee anche in televisione, senza incontrare il grande successo che invece ha in teatro, nonostante presenti pregevoli spettacoli quali "Fregoli", "Attore amore mio", "Cyrano a Varadero," con la complicità di Gianni Minà, e soprattutto uno dei migliori spettacoli della storia della televisione, "Fatti e Fattacci" (1975), di Roberto Lerici, per la regia di Antonello Falqui e con Ornella Vanoni, poi vincitore della Rosa d'Oro al Festival di Montreux. In questo spettacolo Gigi interpreta il cantastorie di una scalcinata compagnia di saltimbanchi in un viaggio a puntate attraverso il folklore di quattro città italiane, Roma, Milano, Napoli e Palermo. Alla Sicilia dedica un omaggio in quello stesso anno, cantando in dialetto siciliano la celeberrima "Ballata di Carini", musicata da Romolo Grano e utilizzata come sigla iniziale del film "L'amaro caso della baronessa di Carini", diretto da Daniele D'Anza, con Ugo Pagliai e Janet Agren.

Con le premesse di "Un figlio a metà" e di "Italian Restaurant," in cui lavora con Nancy Brilli, entrambi per la regia di Giorgio Capitani, nel 1996 arriva il grande trionfo della serie televisiva "Il Maresciallo Rocca", creato dalla coppia di scrittori Laura Toscano e Franco Marotta e ancora diretto da Capitani, nella quale l'attore interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, vedovo e con tre figli a carico, maresciallo comandante della stazione dei Carabinieri di Viterbo, che tra un caso e l'altro si innamora di una deliziosa farmacista, interpretata da Stefania Sandrelli. La serie, partita in sordina, conquista i favori del pubblico fino a superare agevolmente i dieci milioni di spettatori: il successo è talmente grande che il 30 settembre 2013 Gigi ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Viterbo. Il colossale successo impone ai due autori, ai registi e al protagonista ben 5 sequel realizzati tra il 1998 ed il 2005.

Gigi interpreta un altro personaggio creato da Toscano e Marotta, "l'Avvocato Porta", in due serie dirette da Franco Giraldi, ma con minor successo. Nel 2005, dopo essere apparso come veterinario in un film diretto da José Maria Sànchez, è uno degli ospiti d'onore nella fortunata trasmissione di Renzo Arbore "Speciale per me - meno siamo meglio stiamo", dove canta 3 sue canzoni, tra le quali la celeberrima "Chi me l'ha fatto fa'", e si produce nella divertente recitazione de "Il lonfo", probabilmente la più nota delle poesie meta-semantiche di Fosco Maraini, recitata successivamente (2007) anche in una puntata della trasmissione "Parla con me", condotta su Raitre da Serena Dandini.

Non si può dimenticare che all'inizio della sua carriera Gigi si era dedicato anche al doppiaggio, dando la sua voce a Gatto Silvestro (in compagnia di Tweety - Loretta Goggi), a Richard Burton, a Richard Harris, a Marlon Brando, passando per Robert de Niro, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone nel primo film della celeberrima serie "Rocky". Nel 1992 doppiò anche il famoso personaggio del Genio della Lampada nel film "Aladdin", prodotto dalla Walt Disney Pictures, che ripeterà anche nei due sequel distribuiti soltanto in home video. Si dedica anche alla regia, sia teatrale che televisiva ("Villa Arzilla", 1990, e "Un nero per casa", 1998).

Dal 2001 al 2007 ottiene la direzione artistica del Teatro Brancaccio, finché gli viene improvvisamente "scippata", come commentò lo stesso Gigi, in favore di Maurizio Costanzo. Dopo aver riconsegnato le chiavi del Brancaccio, Gigi si trasferisce al "Gran Teatro" di Tor di Quinto (oggi a Saxa Rubra). Nel 2006 ha portato in tour lo spettacolo "Serata d'Onore", premiato all'Arena di Catanzaro con il "Riccio d'Argento" come migliore spettacolo dell'anno, nella rassegna "Fatti di Musica" ideata e diretta da Ruggero Pegna. 

Dal 2003 è direttore artistico del Silvano Toti Globe Theatre - l’unico palcoscenico elisabettiano d’Italia - situato nel cuore di Villa Borghese.

Della sua vita privata ha sempre mantenuto il massimo riserbo. È sposato con la ex guida turistica svedese Sagitta Alter, dalla quale ha avuto due figlie, Susanna e Carlotta, entrambe avviate nel mondo dello spettacolo: scenografa la prima, cantante la seconda. 

 

 

Il “mattatore” sta portando in scena - lo ha fatto anche in tv - lo straordinario show d’autore “Cavalli di battaglia”, riscuotendo il consueto successo di pubblico e critica.  

 8/6/2018


Spettacolo 

 

Un ritratto di Alberto Sordi: storia di un italiano - nel bene e nel male -.  

 

A pochi giorni dall’anniversario della nascita - è nato nella Capitale il 15 giugno del 1920 - non potevamo non ri-tracciare un profilo del grande Alberto Sordi anche all’interno della nuova rubrica “I Tempi”. La sua vita, e la sua straordinaria carriera artistica, è stata davvero un’avventura. Come torniamo a ripetere, l’attore romano ha incarnato infatti meglio di chiunque altro tic, cialtronerie, generosità, coraggio e vigliaccherie di tutti gli italiani. Nessuno provi a sentirsi esente! Il suo è certamente il ritratto di uno dei più popolari interpreti della storia del cinema italiano; della stessa commedia all’italiana. Ma non va dimenticato che Sordi è stato un attore completo, come pochi, capace di alternare parti di grande intensità drammatica ad altre di geniale comicità. Il tono della sua voce, il suo innato trasformismo, anche e soprattutto nella mimica e nella gestualità, ne hanno fatto dunque un personaggio sui generis. Un outsider di tutti i palcoscenici che, nonostante i presunti e degnissimi eredi, rimane per l’immaginario collettivo un impareggiabile “mostro” di bravura e professionalità, oltre che rappresentare la vera essenza della più bella e profonda romanità. Ciao Alberto! Non ti dimenticheremo mai!      

 

Alberto Sordi nacque a Roma, in via di S. Cosimato, il 15 giugno del 1920 da Pietro Sordi, direttore d'orchestra e concertista presso il Teatro dell'Opera, e Maria Righetti, insegnante. Dopo avere abbandonato l'Istituto d'Avviamento Commerciale 'Giulio Romano' di Trastevere (si diplomerà in seguito studiando da privatista), si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia dei Filodrammatici, dalla quale fu espulso a causa del suo spiccato accento romano (soltanto nel 1999 riceverà dall'Accademia un diploma "honoris causa" in recitazione). Nel 1936 tentò senza successo la strada del teatro leggero, poi tornò a Roma, dove partecipò come comparsa al film "Scipione l'Africano". L'anno successivo vinse un concorso della Metro Goldwin Mayer come doppiatore di Oliver Hardy e debuttò nell'avanspettacolo proprio in qualità di imitatore di Stanlio e Ollio, con il nome d'arte di Albert Odisor.

Negli anni Quaranta Alberto si impegnò soprattutto nel teatro e nel doppiaggio, prestando la sua voce anche a Robert Mitchum ed Anthony Quinn, nonché a Marcello Mastroianni per il film "Domenica d'agosto". Il cinema gli concesse solo piccoli ruoli, come "I tre aquilotti", di Mario Mattoli, mentre si affermò nel mondo della rivista di varietà, di gran lunga lo spettacolo teatrale più seguito dagli italiani anche negli anni drammatici e tristi della guerra.

Nel 1943 era al "Quirino" di Roma con "Ritorna Za-Bum", scritto da Marcello Marchesi con la regia di Mattoli. L'anno seguente segnò il debutto al "Quattro Fontane" con "Sai che ti dico?", sempre di Marchesi con regia di Mattoli. Successivamente prese parte alla rivista "Imputati...alziamoci!" di Michele Galdieri e il suo nome apparve per la prima volta in grande nei manifesti dello spettacolo. Alla radio ottenne un successo straordinario con "Rosso e nero" e "Oplà", presentati da Corrado, mentre il suo debutto nel mondo della televisione risale al 1948, quando, presentato alla neonata Rai dalla scrittrice Alba de Cespedes, condusse un programma di cui fu anche autore, "Vi parla Alberto Sordi".

Grazie a queste esperienze diede vita a personaggi come il signor Coso, Mario Pio e il conte Claro (o i celebri "compagnucci della parrocchietta"), personaggi che furono la base primaria della sua grande popolarità e che gli permisero di ottenere (grazie aVittorio De Sica e Cesare Zavattini) finalmente un ruolo da protagonista nel film "Mamma mia, che impressione!" (1950) di Roberto Savarese. L'anno successivoFederico Fellini gli regalò la grande occasione con la parte dello sceicco romanesco ne "Lo sceicco bianco" e, vista l'ottima prova, il grande regista, nel 1953, lo richiamò anche per un altro film, "I vitelloni", un caposaldo del cinema di ogni tempo, acclamato da subito da critica e pubblico. Nel 1954 uscirono ben 13 film interpretati da Alberto Sordi, fra cui "Un americano a Roma" di Steno, nel quale interpretò Nando Moriconi, lo spaccone romano con il mito degli States (nel 1955 a Kansas City riceverà le chiavi della città e la carica di Governatore onorario, come "premio" per la propaganda favorevole all'America promossa dal suo personaggio). Sempre nel '54 vinse il "Nastro d'argento" come miglior attore non protagonista per "I vitelloni".

Negli anni Cinquanta interpretò, solo per fare alcuni esempi, "L'arte di arrangiarsi" (1955) di Luigi Zampa, "Un eroe dei nostri tempi" (1955) di Mario Monicelli, "Lo scapolo d'oro" (1956) di Antonio Pietrangeli, grazie al quale ricevette il suo primo Nastro d'Argento come miglior interprete protagonista, "Ladro lui, ladra lei" (1958) ancora diretto da Luigi Zampa e soprattutto "La grande guerra" (1959) di Mario Monicelli e "Il vigile" (1960), sempre di Luigi Zampa, dove, nei panni dello spiantato Otello, creò uno dei suoi personaggi più divertenti.

Il successo di Sordi continuò inarrestabile ed ebbe il suo apogeo negli anni Sessanta, il periodo d'oro della commedia all'italiana.

Fra i riconoscimenti vanno ricordati il "Nastro d'argento" come miglior attore protagonista per "La grande guerra" di Monicelli, il "David di Donatello" per "I magliari" e "Tutti a casa" di Comencini (per cui ricevette anche una "Grolla d'oro"), "Globo d'oro" negli Stati Uniti e "Orso d'oro" a Berlino per "Il diavolo" di Polidoro, senza contare le innumerevoli e magistrali interpretazioni in tantissimi altri film che, nel bene o nel male, hanno segnato il cinema italiano.

Nel 1966 Sordi si cimentò anche come regista: ne uscì il film "Fumo di Londra", che si aggiudicò il "David di Donatello", mentre, due anni dopo, tornò a farsi dirigere da altri due maestri della commedia come Luigi Zampa e Nanni Loy, rispettivamente nel grottesco "Il medico della mutua" (una satira che metteva all'indice il sistema sanitario nazionale e i suoi difetti) e nel "Detenuto in attesa di giudizio".

Ne "Il Marchese del Grillo" Sordi espresse il suo poliedrico talento anche nell'ambito del cinema drammatico; una prova famosa per intensità è quella di "Un borghese piccolo piccolo", sempre di Monicelli, che gli valse l'ennesimo "David di Donatello" per l'interpretazione.

"Il marchese del Grillo" (1980), "Io so che tu sai che io so" (1982), con Monica Vitti, "In viaggio con papà" (1982) e "Troppo forte" (1986) con Carlo Verdone, furono i successi degli anni Ottanta, che culminarono al Carnegie Hall Cinema di New York dove, nel novembre del 1985, si svolse la rassegna "Alberto Sordi - Maestro of Italian Comedy".

Nel 1994 diresse, interpretò e sceneggiò, insieme al fedele Rodolfo Sonego, "Nestore - L'ultima corsa": grazie alla rilevanza delle tematiche affrontate, il film fu scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere nelle scuole una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche degli anziani e del rispetto degli animali. L'anno successivo al Festival del Cinema di Venezia, dove venne presentato "Romanzo di un giovane povero" di Ettore Scola, ricevette il "Leone d'Oro" alla carriera. Nel 1997 Los Angeles e San Francisco gli dedicano una rassegna di 24 film che riscossero un grandissimo successo di pubblico. Due anni dopo altro "David di Donatello" per "i 60 anni di straordinaria carriera". Il 15 giugno del 2000, in occasione dei suoi 80 anni, il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, gli cedette per un giorno lo "scettro" di Sindaco della città.

Altri significativi riconoscimenti gli furono assegnati anche da istituzioni accademiche, attraverso l'assegnazione di lauree "honoris causa" in Scienze della Comunicazione (rispettivamente dallo Iulm di Milano e dall'Università di Salerno). La motivazione della laurea milanese recita: "La laurea viene assegnata ad Alberto Sordi per la coerenza di un lavoro che non ha eguali e per l'eccezionale capacità di usare il cinema per comunicare e trasmettere l'ideale storia di valori e costumi dell'Italia moderna dall'inizio del Novecento a oggi".

Alberto Sordi morì a Roma il 24 febbraio del 2003, nella sua casa di piazza Numa Pompilio, all'età di 82 anni, dopo una grave malattia. Il cordoglio e il dolore per la sua scomparsa si manifestarono immediatamente: dal pomeriggio stesso un flusso ininterrotto di ammiratori rese omaggio alla salma nella camera ardente allestita in Campidoglio. Il 27 febbraio si svolsero i funerali solenni nella basilica di S. Giovanni in Laterano, davanti a circa 500.000 persone: per l'occasione un aereo sorvolò i cieli di Roma con la commovente scritta: "'Sta Vorta c'hai fatto piagne!"

 

Alberto oggi riposa nella tomba di famiglia presso il Cimitero del Verano. 

8/6/2018


Spettacolo

 

“Pino è”: concerto-tributo a Pino Daniele. Stasera dalle 20.35 su Rai 1. 

 

Questa sera - 7 giugno - dalle ore 20,35 su Rai 1 partirà la diretta tv dallo Stadio San Paolo di Napoli - in diretta anche su nove tra i principali network radiofonici: RaiRadio2, RTL 102, Radio Italia, Kiss Kiss, RDS, Deejay, radio Capital, Montecarlo, Zeta -, dove almeno 50.000 spettatori si raduneranno per rendere omaggio al grande cantautore partenopeo. Un evento unico e irripetibile: il più grande tributo live resogli dalla musica italiana.

Tutti gli introiti saranno devoluti ai progetti benefici della Pino Daniele Trust Onlus, gemellata all’Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma - OPEN Onlus e della Pino Daniele Forever Onlus gemellata con Save the Children.     

Infinito l’elenco degli artisti ed amici attesi sul palco - Gianna Nannini, Eros Ramazzotti, Claudio Baglioni, Mario Biondi, Francesco De Gregori, Tullio De Piscopo, Elisa, Emma, Tony Esposito, Giorgia, J-Ax, Jovanotti, Fiorella Mannoia, solo citarne alcuni - oltre naturalmente alle sue storiche band, Vai mò e Nero a Metà - per interpretare con il cuore i più significativi brani tratti dallo straordinario repertorio dell’”Uomo in blues”.

Perché per ognuno di loro - e di noi - “Pino è”… 

7/6/2018


Spettacolo 

 

Antonello Venditti: un “ponte” tra le generazioni. 

 

Venerdì 1 giugno il mitico Antonello Venditti - attesissimo special guest - è tornato nel Liceo che ha frequentato 50 anni fa - lo storico Liceo Classico Giulio Cesare, nel quartiere Trieste di Roma - per incontrare i ragazzi in occasione della festa di fine anno. Ricordi, nostalgie, ma con lo sguardo rivolto al futuro, rappresentato proprio da loro: le giovani generazioni. Il “cantautore più amato dai romani” ha impreziosito la serata intonando “Notte prima degli esami”, perfettamente in tema con la festa, che precede infatti gli ormai vicini esami di maturità. Non sono mancati alcuni riferimenti all’attualità e il monito, rivolto agli studenti, a vivere intensamente e a pieno la loro età; un momento decisamente irripetibile nella vita di ognuno. Considerazione che però tutti, o quasi, finiscono per fare molto più in là nel tempo! È capitato anche a voi? Così è la vita!

E poi, tanta voglia di cantare insieme, come Antonello Venditti, da grande cantautore e interprete quale è, ci ha insegnato in oltre 40 anni di intramontabili successi indissolubilmente legati alla Città Eterna.

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3/6/2018


Spettacolo

 

“Rino Gaetano Day”: il 2 giugno a Piazza Sempione l’VIII edizione della tradizionale kermesse canora.

 

Come da tradizione dunque, anche quest’anno nella caratteristica cornice architettonica di Piazza Sempione, nel cuore del quartiere Montesacro di Roma, il 2 giugno - data della sua tragica scomparsa, quindi fortemente simbolica - andrà in “musica” il consueto raduno nazionale “Rino Gaetano Day” - 30 mila i partecipanti nel 2017 - giunto all’VIII edizione. Un evento gratuito animato dalla “Rino Gaetano Band”, la cover band gestita da Anna Gaetano, sorella del grande cantautore, e guidata dal nipote Alessandro, che dal 1999 porta sui palcoscenici di tutta Italia le intramontabili canzoni di Rino Gaetano, che come sempre verranno cantate e suonate fino a notte inoltrata, fino a quando cioè “il cielo è sempre più blu”!

È di queste settimane poi la notizia dell’uscita di un brano inedito dal titolo “Ti voglio”, ritrovato proprio dalla sorella Anna e affidato al cantautore romano Artù che ne ha completato il testo. Il risultato è uno straordinario duetto virtuale divenuto anche un videoclip, in anteprima su Repubblica.it  

 

Rino Gaetano dunque (1950-1981): un outsider, un talento che si è conquistato il suo spazio senza mediazioni e concessioni, un artista che con il sorriso sulle labbra e lo sberleffo nelle parole non ha mai smesso di raccontare i vizi e i difetti degli italiani.

 

Salvatore Antonio Gaetano, in arte Rino Gaetano, nasce il 29 ottobre del 1950 a Crotone e nel 1960 si trasferisce con la famiglia a Roma, nel quartiere Montesacro

 

Aspirante geometra, coltiva i primi interessi artistici più per il mondo del teatro che per quello musicale, recitando la parte della Volpe in una versione di Pinocchio e componendo le prime canzoni alla chitarra con stile sarcastico: un modo di fare musica popolare, poco in linea con la tendenza seriosa e ideologica di quel periodo.

Nei primi anni Sessanta suscita la curiosità di due discografici romani, Sergio Bardotti e Vincenzo Micocci, quest'ultimo proprietario dell'etichetta IT, una creatura della major RCA, per la quale incide nel 1973 un 45 giri con lo pseudonimo di Kammamuri's, personaggio salgariano e suo eroe letterario. Questo singolo conteneva la canzone “I love you Maryanna”, un brano calypso, giocato sul filo del doppio senso: Maryanna come marijuana; il lato B del disco, proponeva invece un brano dixie-charleston intitolato “Jaqueline”.

Il primo 33 giri di Rino Gaetano “Ingresso libero”, pubblicato nel 1974, viene per lo più ignorato ma nel 1975 con il singolo intitolato “Ma il cielo è sempre più blu”, una sorta di filastrocca sui vizi e le contraddizioni della società italiana - quasi una canzone-manifesto - finalmente l'artista rompe l'indifferenza della critica.

Nel 1976 esce l'album “Mio fratello è figlio unico” - che include la famosa, divertente e sarcastica “Berta filava” - imponendo Rino Gaetano come cantautore fuori dagli schemi.

Aveva inserito la satira sociale e politica nella musica pop.

Nel 1977 esce l'album “Aida”, che contiene l'omonima canzone, appassionata e dal sapore un pò amaro, dedicata al Bel Paese e alla sua storia.

L'anno successivo esce il 33 giri “Nuntereggae più” (1978) e, in un periodo nel quale il reggae è poco conosciuto in Italia, ottiene un vero e proprio successo con il singolo estratto intitolato “Gianna”, canzone portata al Festival di Sanremo del 1978, dove Rino si presenta come un classico artista da varietà, indossando frac e cappello a cilindro; ovviamente un’esibizione rara per quel tipo di platea, abituata a distinguere tra cantanti popolari, cantautori impegnati e attori televisivi da spettacolo leggero. Sul palco del Teatro Ariston “Gianna” si piazza al terzo posto, preceduta da “Un'emozione da poco” di Anna Oxa e da “E dirsi ciao” dei Matia Bazar, ma raggiunge il top nelle classifiche di vendita e vi rimane per diverse settimane.

Nel 1979 pubblica l'album intitolato “Resta vile maschio, dove vai?”, con il brano omonimo scritto da Mogol; per il periodo estivo lancia un'altra canzone estratta da questo 33 giri, la divertente ballata intitolata “Ahi Maria”.

Quest'ultimo LP segna per Rino il passaggio dall'etichetta IT alla multinazionale RCA. Seguono diversi tour di successo ma anche l'inizio di una crisi artistica, alla quale Rino Gaetano tenta di dare una svolta attraverso la tournée con Riccardo Cocciante e i New Perigeo, dalla quale sarà tratto un Q-disc live intitolato “Q-Concert”, pubblicato nel 1981.

L'ultimo album inedito di Rino, “E io ci sto”, esce nel 1980 e rimane una sorta di previsione su ciò che le indagini di “Mani pulite”, dopo oltre un decennio, avrebbero messo drammaticamente in luce.

Il 2 giugno del 1981, un incidente stradale sulla Nomentana - immediatamente paragonato a quello di Fred Buscaglione, altro sfortunato “umorista” della canzone - impedirà per sempre di sapere quanto altro ancora avrebbe potuto dire questo moderno “giullare” degli anni Settanta.

Le sue canzoni, in gran parte attuali e spesso riproposte in antologie rievocative, hanno aperto la strada a molti gruppi musicali e artisti più o meno ispirati che hanno fatto - e fanno - umorismo usando parole e musica, anche se in anni sicuramente più facili per la satira e l'ironia.

La grandezza artistica di Rino Gaetano non consiste però solo nel tradurre comicità in musica, seguendo la tradizione del varietà, nel satireggiare personaggi e politica - come i cantastorie popolari e i canzonieri di protesta facevano da tempo - o nell'ironizzare sulle mode e i costumi dell'epoca - come anni prima aveva fatto Fred Buscaglione - ma risiede anche nel fatto che lui ha seguito quella strada quando nessun altro nella musica italiana lo stava facendo, in un decennio dove le hit-parade ospitavano Mogol-Battisti, le piazze ascoltavano i cantautori impegnati e il Paese si preparava agli “Anni di piombo”.

 

E da allora il pubblico non ha mai smesso di ri-scoprire le sue canzoni. 

1/6/2018


Spettacolo  

 

Genzano: lo spettacolo dei fiori…è fatto anche dai ragazzi. 

 

Il 2 e 3 giugno torna a Genzano l’Infiorata dei ragazzi, evento che precede la storica Infiorata allestita in via Livia - circa 2000 metri quadrati - giunta alla 240esima edizione, in scena il 9,10 e 11 giugno, riconosciuta dal Ministero del Turismo “Patrimonio d’Italia per la tradizione”. Il tema dell’Infiorata “giovanile” di quest’anno è “In ogni ragazzo c’è un artista”.

Realizzata dagli studenti delle scuole e dal progetto Bottega dell’Infiorata dell’Associazione Accademia dei Maestri Infioratori, l’Infiorata dei ragazzi - appuntamento che coincide con la Festa della Repubblica - rappresenta un bell’esempio di collaborazione e continuità tra generazioni di Infioratori, che rimanda, per analogia, al sano e più che mai necessario concetto del passaggio del testimone, in termini di competenze e know how - in questo caso ci riferiamo alla meravigliosa “arte di infiorare” - estensibile ai vari ambiti professionali di cui il nostro Paese è ricco.

La location dell’Infiorata dei ragazzi è via Bruno Buozzi, dove nel lontano 1778 venne realizzata la prima Infiorata. La madre di tutte le Infiorate d’Italia.

Se siete interessati  - e ingolositi - dall’altrettanto storico “Pancotto di Genzano”, visitate la categoria di Indipendente-mens CUCINA E DINTORNI.  

31/5/2018


 Spettacolo

 

Stasera torna in televisione, alle 21,15 su Rai 5, "Il tempo resterà": il docu-film - Nastro d'argento nella categoria documentari musicali - che racconta la straordinaria vita di Pino Daniele.

Da vedere e ri-vedere!

 

 

 

Buona visione a tutti! 

 

30/5/2018


Spettacolo

 

Il “Miracolo della Neve” a Santa Maria Maggiore: una tradizione capitolina da non perdere. 

 

Il 5 agosto a Santa Maria Maggiore come ogni anno torna lo storico appuntamento con la rievocazione del "Miracolo della Madonna della Neve". Conosciuto in tutto il mondo, è considerato dai romani uno degli eventi più rappresentativi delle proprie tradizioni. Lo scorso anno è stato dedicato a Papa Francesco, simbolo di pace e umiltà. 

 

Come ricorderanno i cittadini romani, anche nel 2017, perpetuando la consuetudine, in piazza di Santa Maria Maggiore è tornata la rievocazione del “Miracolo della Madonna della Neve”. L’evento, ormai prossimo alla sua 35esima edizione, si è svolto venerdì 5 agosto dalle ore 21 alle 24. La manifestazione ha previsto uno scenario surreale creato da raggi laser a led che, sulla imponente ed evocativa facciata della Basilica, hanno scritto la parola “pace”; gli effetti sono stati inoltre moltiplicati da specchi ottici di luce.

 

Lo spettacolo fu ideato nel 1983 dall’architetto Cesare Esposito in ricordo di una tradizione devozionale molto cara ai romani, secondo cui la notte tra il 4 ed il 5 agosto del 358 d. C. la Madonna apparve in sogno a un nobile patrizio e alla moglie, che non avendo figli avevano deciso di far edificare una chiesa in suo nome, e disse loro che un miracolo gli avrebbe indicato il luogo su cui costruirla. Anche il Papa Liberio fece lo stesso sogno e il giorno seguente, recatosi sull’Esquilino, lo trovò coperto di neve. Il Papa stesso tracciò il perimetro dell’edificio e la chiesa fu costruita a spese dei due coniugi, divenendo nota come chiesa di Santa Maria “Liberiana” o popolarmente “ad Nives”.

 

Per questo ogni anno - ne sono trascorsi quasi 35 - il 5 agosto, davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore “scende la temperatura”, i fondali della piazza diventano un grande teatro a cielo aperto e sulla piazza si assiste ad una grande nevicata artificiale sulla note dell’Alleluia di Handel.

Una rievocazione dunque da non perdere. Prendete nota. 

27/5/2018