ZYGMUNT BAUMAN:

UNO SGUARDO SULLA POST CONTEMPORANEITA'.



[Scenari

 

Zygmunt Bauman [1], filosofo e sociologo polacco, uno degli intellettuali più illustri del XX secolo - docente nelle università di Varsavia, Tel Aviv e Leeds - teorico della “società liquida”, è stato senza dubbio tra i massimi interpreti del nostro tempo. Autore tra i più letti e citati - anche in Italia - egli ha saputo cogliere con singolare lucidità la transizione epocale in corso, elaborando persuasive categorie di pensiero per comprenderne il senso. Le sue analisi sulla frammentazione delle identità, sull’incertezza esistenziale, sulla precarietà e la solitudine delle nostre vite hanno oltrepassato i confini disciplinari della sociologia, diventando parte del patrimonio culturale diffuso.

 

Segnaliamo in merito alcuni titoli dei suoi libri: "Vita liquida", "Consumo dunque sono", "L'arte della vita", "Il demone della paura", "Modernità liquida", "Amore liquido", "Capitalismo parassitario", "L'etica in un mondo di consumatori", "Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone", "Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell'età globale", "Paura liquida", "La società sotto assedio", "Sesto potere", "Stranieri alle porte".  

 

A tutt'oggi, l’eco degli interrogativi che Bauman ha sollevato riecheggia ad ogni angolo del pianeta, perché nessuna categoria può ritenersi esclusa dalle sue acute teorizzazioni. Ma che cos’è dunque dell’essere umano nel nostro contesto storico, e soprattutto quale sarà il suo destino? Un destino da vivere e condividere, che lo si voglia o meno. Domande che si impongono maggiormente, in tutta la loro urgenza, dopo lo sfaldamento di quel mondo solido, forte, istituito, ordinato, che abbiamo conosciuto sotto il nome di modernità, e al quale, negli ultimi decenni, soprattutto in forza della globalizzazione, è subentrato un universo ‘liquido’, destrutturato, precario, privo di riferimenti stabili. Una mutazione di scenario, quella appena descritta, che pertanto ha inciso profondamente sulle esistenze individuali: angoscia, fragilità, perdita di senso sono le cifre dei vissuti più comuni, e non solo in Occidente.

Il quadro tracciato da Bauman sulla nuova “condizione umana” appare inoltre tanto più inquietante se si considerano anche i risvolti materiali di questo processo: disuguaglianze e povertà crescenti, diritti umani calpestati, prepotente ritorno di violenza e guerre.

È l’umanità di immense moltitudini ad essere minacciata. Una critica, quella di Bauman, risoluta perché lucida e moralmente ispirata, che tuttavia non indulge alla nostalgia del passato né alla rassegnazione: ogni epoca ha le sue luci e le sue ombre. A questo punto del “viaggio” si tratta perciò di capire la storia in cui siamo immersi, per limitarne gli enormi rischi e svilupparne le potenzialità, in nome di una responsabilità verso l’umano a cui non ci si può sottrarre, e nella quale ultimamente si attua, si concretizza, il profilo etico dell’intellettuale. Un passaggio che diviene peraltro, ora più che mai, addirittura improcrastinabile, alla luce della stringente attualità messa a dura prova dalla lotta, anch’essa globale, alla duplicazione del Covid-19. Un’emergenza sanitaria che, come una immensa cartina di tornasole, ha fatto emergere e palesare - e con ogni probabilità continuerà a farlo - latenti criticità, vecchi nodi da sciogliere, venuti ormai al pettine della post contemporaneità. Nodi non più rinviabili.         

 

 

 

 


[1]

Nato a Poznan, in Polonia, il 19 novembre del 1925, di origine ebraica, Zygmunt Bauman si è rifugiato in URSS in seguito all'invasione nazista; tornato a Varsavia, si è poi trasferito in Gran Bretagna, dove ha insegnato sociologia presso l'università di Leeds (1971-1990).

Di formazione marxista, dopo essersi occupato di questioni relative alla stratificazione sociale e al movimento dei lavoratori, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, con particolare riferimento alla Shoah.

L’illustre pensatore si è spento a Leeds, in Inghilterra, il 9 gennaio del 2017, all’età di 91 anni. Nei suoi studi più recenti si è occupato delle trasformazioni politiche e sociali determinate dalla globalizzazione.      

 

 

[Alessandro Quinti]