L'OPINIONE


 [di Alessandro Quinti]


La sede centrale del III Municipio, in Piazza Sempione, 15 - Roma


[Cittadinanza oggi] 

 

“Il disagio della postmodernità”(1997) è il titolo di un noto libro dell’autorevole scienziato sociale polacco Zygmunt Bauman (1925-2017), il teorico della “società liquida”. Un testo attuale e premonitore che è continuamente oggetto di analisi e contro-analisi nelle più svariate declinazioni. Quella che ora desideriamo tracciare è la variante applicabile alla vita quotidiana della città di Roma: una sintesi perfetta delle problematiche poste in luce dall’opera di Bauman. Mi spiego. L’amministrazione capitolina del Municipio in cui risiedo - il III - nel recente passato ha messo in campo una serie di interessanti iniziative culturali e sociali tese a ri-accendere i riflettori e il pensiero su temi quali la partecipazione attiva, il senso di cittadinanza e l’apertura nei confronti di una politica delle persone e delle azioni, vicina al residente e alle sue esigenze primarie. Non ultima quella di una socialità in profonda crisi di identità, spesso negata o quantomeno ostacolata dalla dilagante pseudo realtà virtuale. Di qui la necessità di dare spazio alla nascita di nuovi luoghi di aggregazione - evidentemente non solo di natura commerciale - e allo sviluppo di quelli già esistenti. Un progetto che, chiudendo il cerchio della nostra riflessione, ben incarna per analogia l’allarme lanciato da Bauman nel suo libro. C’è dunque bisogno di ripartire, a maggior ragione in questo delicato tempo di post lockdown, dalle - incalzanti - parole per arrivare a concretizzarle con i fatti. Perché, come affermava Nanni Moretti in “Palombella rossa” (1989) “…chi parla male pensa male…”.

Un esempio, il Terzo, emblematico e per questo da tenere in primo piano, poiché sintetizza tutte le contraddizioni di una metropoli che ha un disperato bisogno di decentramento amministrativo per poter far fronte alle necessità e alle peculiarità dei singoli ambiti. È questo il tema principale per Roma. L’eterogenesi dei quartieri, dei territori che formano una realtà municipale, meriterebbe più attenzione da parte del Campidoglio. Perché solo dando fiato alle istanze provenienti dai vari contesti, rafforzandone contemporaneamente funzioni e poteri, così tanto agognati dai Municipi, si potrà costruire una macchina amministrativa a prova di crisi politica. Storicamente, sempre dietro l’angolo.