Adolfo Celi 

 

Adolfo Celi (1922-1986): il ritratto di un grande attore, regista e sceneggiatore a cui il III Municipio della Capitale ha dedicato una via nel quartiere Porta di Roma.  

 

Adolfo Celi nasce a Curcuraci, una frazione di Messina, il 27 luglio del 1922.

Figlio di un prefetto siciliano, cresce tra la Sicilia e il Nord Italia. Grazie ad una cinepresa amatoriale regalatagli dal padre comincia a impratichirsi con la ripresa.

Nel 1942 si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico” di Roma. Qui conosce fra i tanti, Vittorio Gassman, Mario Landi, Vittorio Caprioli, che gli trasmettono la passione per il teatro e per il cinema. È un grande amico di Renato Baldini.

Nel 1946 viene scritturato per il film Un americano in vacanza di Luigi Zampa, cui seguono due anni dopo Proibito rubare di Luigi Comencini e Natale al campo 119 di Pietro Francisci; nello stesso anno Aldo Fabrizi gli avanza una proposta che gli cambia la vita: la partecipazione al film Emigrantes.

Partito per il Brasile con il cast di Emigrantes, si appassiona a questa terra, tanto che decide di rimanervi per i successivi quindici anni, complice l'amore per Tonia Carrero, che sarà sua moglie dal 1951 al 1963.

In Brasile la coppia si occupa soprattutto di teatro, fondando con Paulo Autran il Teatro Brasileiro di Comédia di San Paolo e la compagnia di prosa Carrero-Celi-Autran; nello stesso tempo la produzione cinematografica Vera Cruz affida a Celi la regia dei film Caiçara (1950) e Tico-Tico no Fubà (1952).

Celi è considerato a tutt'oggi uno dei più importanti registi del Brasile. A lui si deve infatti la definizione di nuovi canoni di sperimentazione teatrale e cinematografica.

In Brasile Celi inizia anche una carriera di caratterista cinematografico, recitando nei film L'uomo di Rio (1963) e Agente 007 Operazione Tuono (1965), che gli conferiscono una notorietà internazionale e ne favoriscono il ritorno in Italia.

Rientrato nei primi anni Sessanta, trova un cinema molto diverso da quello che aveva lasciato e in pieno sviluppo. Si specializzerà nelle parti del "cattivo", sia nei film western o d'azione sia, con una certa autoironia, nelle commedie, dove interpreta frequentemente personaggi malvagi o potenti.

A 45 anni è tra i pochi attori italiani che sappiano recitare anche in inglese, e grazie alla bravura e alla preparazione professionale viene ingaggiato come protagonista o comprimario in numerosi film internazionali, tra cui ricordiamo: Il tormento e l'estasi di Carol Reed (1965); Il colonnello Von Ryan di Mark Robson (1965); Grand Prix di John Frankenheimer (1967); Masquerade di Joseph L. Mankiewicz (1967); Il fantasma della libertà di Luis Buñuel (1974).

Nel 1969 esce l'unico film italiano da lui diretto, realizzato con i suoi compagni d'accademia Vittorio Gassman e Luciano Lucignani: l'autobiografico L'alibi.

In Italia il culmine del successo arriva quando entra a far parte del cast della fortunata trilogia di Amici miei (1975, 1982, 1985) nei panni del professor Sassaroli, un primario brillante ma annoiato dal lavoro, che si unisce alle allegre "zingarate" di un gruppo di amici toscani.

 

Diretto da Daniele D'Anza, nel 1972 interpreta il medico nazista nello sceneggiato Rai Il sospetto, ma soprattutto veste i panni del poliziotto italo-americano Joe Petrosino nello sceneggiato omonimo, mentre tre anni dopo interpreta Don Mariano D'Agrò nello sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini.

Il suo volto però viene fissato nella memoria del pubblico italiano con la partecipazione alla miniserie televisiva Sandokan (1976), diretta da Sergio Sollima, in cui interpreta il ruolo di lord James Brooke, acerrimo nemico della "Tigre di Mompracem" interpretata da Kabir Bedi.

 

Nel 1981 prende parte al kolossal storico televisivo inglese I Borgia, in cui interpreta la parte di Rodrigo Borgia, salito al soglio pontificio come Papa Alessandro VI.

Tornato al teatro negli anni Ottanta, Adolfo Celi viene ricoverato la sera della rappresentazione teatrale dei Misteri di Pietroburgo di Dostoevskij al Teatro di Siena: è Vittorio Gassman a prendere il suo posto sul palcoscenico. Il 19 febbraio del 1986 muore per un arresto cardiocircolatorio.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Messina.