"10 RIGHE PER UNA STORIA"
"10 RIGHE PER UNA STORIA"
Dieci righe per raccontare i fatti e i protagonisti, i contesti e i personaggi, le verità e i misteri, i segreti e i retroscena della nostra Storia recente.
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La Redazione
Giovanni Paolo II: il Papa polacco.
Il 6 agosto del 1978 muore Papa Paolo VI, sul soglio di Pietro dal 1963. Come successore, il 24 agosto viene eletto il patriarca di Venezia, Albino Luciani. Egli adotta subito uno stile diverso, più semplice: rinuncia, per esempio, alla cerimonia solenne dell’ ”incoronazione”. Ma il pontificato del “Papa del sorriso” dura appena 34 giorni: il 28 settembre Giovanni Paolo I muore stroncato da un infarto. Dopo la meteora Albino Luciani è dunque l’ora del Papa venuto dall’est. Il 16 ottobre del 1978 il Conclave elegge il cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, che prende il nome di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco, il primo non italiano dopo più di quattro secoli, conquista fin dal primo momento i fedeli. Nel giorno dell’elezione, affacciato dal balcone di San Pietro, dice con semplicità: ”Se sbaglio, mi corrigerete”. Wojtyla, che aveva vissuto gli anni del nazismo e della dittatura comunista, risulterà decisivo nel crollo dell’impero sovietico.
Tra storia e leggenda: il tempo dei Florio.
A Favignana vi era la tonnara più antica, la più grande e più fertile, la regina delle tonnare che, assieme all’isola, nel 1874 passò a Ignazio Florio che vi fece costruire una splendida palazzina e la fabbrica per la lavorazione e l’inscatolamento del tonno. Inizia così il tempo dei Florio: un’epoca borghese di imprese commerciali, industriali, finanziarie, un coagulo di estro, di gusto, di stile, di cultura. Nell’epoca dei Florio, che coincide con quel neo-Barocco che è lo stile Liberty, sembra che i fiori e i frutti della villa Giulia, del suo orto botanico, le piante della Conca d’Oro dei giardini di Palermo siano tutti solidificati nella pietra, nella porcellana, nella pittura murale. Di quell’epoca restano le ricostruzioni storiche ed economiche, il mito della temerarietà imprenditoriale, del mecenatismo di Ignazio Florio junior, della straordinaria bellezza ed eleganza della moglie donna Franca Iacona Notarbartolo, e il ricordo delle altezze reali che da nord Europa a Palermo venivano a svernare in questa dorata conca. Ma Florio significò anche rinnovato fervore edilizio. Tramontata l’età dei Florio, non è stato che sonno e abbandono.
Giovanni Gentile
Filosofo, senatore dal 1922 e ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile (1875-1944) firma la nota Riforma. Si iscrive al PNF nel 1923 ed è membro del Gran Consiglio dal 1923 al 1929. Diviene poi direttore dell’Enciclopedia italiana, presidente dell’Istituto fascista di cultura, membro dell’Accademia d’Italia, della quale assume la presidenza nel marzo del 1944 avendo aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Viene ucciso a Firenze pochi mesi dopo. L’assassinio di Giovanni Gentile il 15 aprile 1944 ad opera di un gruppo di partigiani comunisti rappresenta una pagina nera nella storia della Resistenza italiana. È un episodio imbarazzante per la sinistra, tanto da spingerla a cercare mandanti ed esecutori in direzioni fantasiose: fascisti estremisti, servizi segreti alleati, massoneria e via dicendo. Inserita nella serie infinita dei “misteri d’Italia”, la morte del "filosofo del fascismo" presenta tuttavia ancora molti problemi aperti.
Stalin
Josif Stalin nasce a Gori, in Georgia, il 21 dicembre del 1879. Figlio di un ciabattino e di una lavandaia, partecipa alla rivoluzione di ottobre ed è il successore di Lenin. Il suo nome viene associato quasi sempre a quelli di Hitler e Mussolini. Tutti e tre sono visti come i prototipi del totalitarismo che ha investito l’Europa nella prima metà del Novecento. Per Stalin, inoltre, scatta automaticamente anche il richiamo alle “purghe” degli anni 1934-1938, alle persecuzioni dei suoi avversari politici interni con Trockij in prima fila. Gli storici che si sono cimentati nella ricostruzione della sua personalità e della sua opera hanno rilevato una sconcertante divaricazione tra gli aspetti costruttivi e quelli distruttivi della sua azione. Egli infatti ha meriti indiscussi quali la legislazione sociale, l’alfabetizzazione, l’industrializzazione, ma al tempo stesso è l’artefice di un autentico terrore. Ed è proprio per questo che il ruolo storico di Stalin appare forse come il più tragico e contraddittorio tra quelli giocati nel XX secolo da un singolo leader politico. Muore il 5 marzo del 1953 nella sua dacia vicino Mosca, stroncato da un ictus. A succedergli è Nikita Kruscev.
Tra Stato e mercato: globalizzazione si, globalizzazione no.
Tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del nuovo millennio la guerra dell’economia mondiale si è inasprita. Alcuni hanno temuto la globalizzazione mettendone in dubbio i benefici mentre altri l’hanno considerata un’opportunità. Sta di fatto che la globalizzazione ci ha reso più dipendenti gli uni dagli altri. Con la caduta del muro di Berlino inoltre è cresciuta l’illusione di una duratura pace mercantile. Ciò nonostante l’economia si è indebolita e nel 2008 è sopraggiunta la crisi economica mondiale. E adesso? Potremo superare completamente questa lunga crisi e scongiurare altre recessioni? È questa la sfida della nuova economia globale: stabilire chi dominerà l’economia mondiale ora che il capitalismo selvaggio ha fallito ed il libero mercato è in crisi. Solo i governi sono in grado di dare la spinta necessaria per uscire da una instabilità tanto profonda. Nasce dunque l’esigenza di un nuovo ordine mondiale per l’economia, che si traduce in nuove regole e nuove modalità per un intervento dello Stato.
Il caso Moro
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione alla Camera del terzo governo Andreotti, Moro viene rapito dalle Brigate rosse e gli uomini della sua scorta assassinati. Nel protagonista della solidarietà nazionale viene colpita l’azione di mediazione tra società e istituzioni svolta dai principali partiti italiani nel tentativo di assorbire le spinte movimentistiche avviate nel ’68. In Moro, come più tardi in Bachelet o Ruffilli, viene presa di mira quella politica di convergenza e di accordo tra forze politiche diverse attraverso cui sono state frenate le tensioni sociali e impedita l’esplosione delle “contraddizioni rivoluzionarie”. Le Br intendono anzitutto dimostrare di essere in grado di “processare” la Dc proprio mentre si svolge a Torino un importante processo contro esponenti dell’organizzazione. Attraverso il presidente della Dc il processo brigatista investe tutto il partito e l’intero trentennio di “regime democristiano”. Moro viene ucciso il 9 maggio 1978 e il suo corpo viene ritrovato in via Caetani, a metà strada fra le sedi della Dc e del Pci.
L’ “affaire Moro” è un caso ancora aperto.
La Resistenza italiana
Il 25 aprile 1945 segna la fine della guerra in Italia e l’inizio di una nuova storia nazionale. Le forze della Resistenza, dopo due anni di lotta contro l’esercito nazista e i fascisti della repubblica di Salò, vincono. La loro azione libera intere regioni, facilita l’avanzata delle truppe alleate e del ricostituito esercito italiano lungo la valle padana, salva porti e impianti industriali. Grandi e piccoli centri insorgono uno dopo l’altro ma il momento decisivo è l’insurrezione delle grandi città del nord, Genova, Milano, Venezia, dove gli uomini armati delle montagne si congiungono ai gruppi che già operano per le vie e per le piazze. La vittoria è l’atto finale della Resistenza iniziata all’indomani dell’8 settembre 1943 ed è costata un largo tributo di sangue. “L’Italia - ha scritto Churchill - deve la propria libertà ai suoi caduti partigiani, perché solo combattendo si conquista la libertà”. Il 25 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia assume i poteri di governo, mentre Mussolini in uniforme tedesca cerca di fuggire oltre confine. Il fascismo finisce a Milano dove è nato.
L'attentato a Giovanni Paolo II
Mercoledì 13 maggio 1981 il mondo trema per Papa Giovanni Paolo II ferito in un attentato. Sono le 17.19: durante la consueta udienza settimanale Papa Wojtyla a bordo di una jeep bianca sta benedicendo la folla radunata in Piazza San Pietro, quando un uomo mescolato ai fedeli gli spara due colpi di pistola colpendolo al torace. È il caos. Il killer è Mehmet Alì Agca, un terrorista turco di estrema destra poco più che ventenne. Il pontefice si accascia sorretto dalle guardie del corpo: è gravemente ferito ma ancora vivo. Giovanni Paolo II viene immediatamente ricoverato al Policlinico Gemelli e operato d’urgenza. Dall’intestino vengono estratti due proiettili. Nel frattempo Alì Agca viene arrestato. Si ipotizza un collegamento con i “lupi grigi”, e non si esclude un complotto dei servizi segreti di alcuni paesi dell’Est. Tuttavia a tutt’oggi molti interrogativi sono ancora privi di risposta.
11 settembre 2001: attacco alle Torri Gemelle.
New York, 11 settembre 2001, ore 8.48. Un Boeing 767 dell’American Airlines partito da Boston alle 7.59 colpisce in pieno una delle due Torri del World Trade Center. Un secondo Boeing proveniente da Boston si schianta contro la seconda Torre. Il presidente americano George Bush dichiara immediatamente che: "si tratta apparentemente di un attacco terroristico". Un terzo aereo, un Boeing 757 partito da Washington alle 9.40 e diretto a Los Angeles si schianta sul Pentagono: un quarto aereo diretto a San Francisco cade al suolo in Pennsylvania. Bush dichiara dunque che: "la libertà stessa è stata attaccata, la libertà sarà difesa". Le due Torri crollano su se stesse sollevando un’inquietante nuvola di polvere e detriti. Il terribile attentato alle Torri Gemelle del World Trade Center travolgerà oltre alle vite delle vittime anche il destino e l’intero corso della nostra Storia.
Salò
Il 12 settembre 1943 Mussolini, dopo la liberazione dal Gran Sasso ad opera di un reparto di paracadutisti tedeschi, viene portato a Monaco di Baviera, dove riceve da Hitler l’invito a ricostituire un governo fascista. È un uomo stanco, diretto verso quelli che saranno i suoi drammatici 600 giorni. Il 18 settembre, da radio Monaco, egli si rivolge agli italiani: “Italiani e italiane, dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscete”. Il 23 settembre torna in Italia per stabilirsi alla Rocca delle Caminate, in provincia di Forlì, dove incontra l’ambasciatore tedesco Rahn: quattro giorni dopo presiede il primo Consiglio dei ministri per nominare i responsabili del nuovo governo repubblicano fascista. Ai primi di novembre la sede del governo viene stabilita a Salò, sul lago di Garda. Il 14 novembre ‘43, con il Congresso di Verona e l’approvazione della “carta sociale” nasce ufficialmente la Repubblica Sociale Italiana.
17 febbraio 1992: Tangentopoli.
Lunedì 17 febbraio 1992, a Milano, alle ore 17, davanti al Pio Albergo Trivulzio (ente pubblico che ospita una casa di riposo per anziani), un’autocivetta dei carabinieri attende il momento giusto per far scattare l’operazione. Dentro la vettura c’è anche il giovane sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro, che sta indagando su un giro di tangenti nella sanità meneghina. Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, viene arrestato in flagranza mentre riceve una tangente di 7 milioni di lire. È l’inizio di quel ciclone chiamato “Tangentopoli” che in un paio d’anni spazza via la cosiddetta Prima Repubblica e con essa un’intera classe politica. I giudici del pool “Mani pulite” - tra cui si distingue Antonio Di Pietro che appare immediatamente all’opinione pubblica l’uomo-simbolo della lotta alla corruzione - mettono sotto accusa una serie impressionante di leaders politici e di imprenditori. Emerge così un gigantesco sistema di finanziamenti illeciti e di tangenti che per decenni ha “mantenuto” la maggior parte dei partiti italiani.
Il Muro della discordia
13 agosto 1961: la Repubblica Democratica Tedesca, espressione del controllo politico e militare di Mosca, alza il Muro di Berlino che divide in due la città per evitare il flusso di profughi dal settore est a quello ovest. Centosessanta chilometri di cemento che separano per quasi trent’anni il settore russo della città da quelli francese, inglese e americano. Famiglie intere vengono brutalmente divise. Centinaia di persone nel tentativo di scavalcarlo muoiono o vengono catturate e poi fatte sparire dai “Vopos”, i poliziotti. Tuttavia sono in molti, alcune migliaia, coloro che riescono coraggiosamente a passare nel settore occidentale, che rappresenta la libertà. La sera del 9 novembre 1989 il muro di Berlino viene finalmente smantellato dalla folla, da molto tempo in fermento. Il Politburo della Germania Est ha infatti decretato la riapertura del muro, ma l’annuncio va ben oltre ogni previsione travolgendo il vertice comunista della Repubblica Democratica Tedesca.
2 giugno 1946: in nome del popolo italiano.
Quel 2 giugno si va a votare con circospezione. Tanto entusiasmo nelle piazze, tanto timore nelle urne. Referendum, una parola strana con un significato preciso: il re resta o se ne va. Se vince resta, se perde se ne va. Si parla da mesi di questo referendum. C’è stata tutta una preparazione del re, c’è tutto un retroterra. Domenica 2 giugno le signore vanno a votare con trepidazione perché è la prima volta. Si tengono strette ai mariti che le accompagnano, preoccupati che imbrattino le schede con il rossetto o che facciano qualche pasticcio con la matita copiativa. “Attenzione” dice il marito, “non imbrogliarti con le schede, c’è anche da votare per i partiti della Costituente”. È una domenica di grande sole e di grande silenzio. Vince la Repubblica, con una maggioranza risicata e contestata: 12,7 milioni di voti contro 10,7, e forse con qualche grosso broglio. Il coraggio di Umberto non è premiato. L’eredità del fascismo si è rivelata troppo pesante per i Savoia. Il voto segna così il destino della casa regnante: il margine è modesto e suscita la rabbia degli sconfitti, ed anche a questa svolta della sua storia l’Italia si spacca in due.
22 gennaio 1944: un'alba indimenticabile.
È l’alba del 22 gennaio 1944: gli attoniti abitanti di Anzio e di Nettuno vedono il loro Tirreno brulicare di navi, mentre le prime colonne americane si addentrano nell’entroterra ormai deserto. Il generale Kesserling ha già trasferito le forze tedesche verso Livorno, ed ora che gli Alleati sono sbarcati cerca disperatamente di bloccarli. Gli attacchi aerei si rivelano inadeguati, bisogna martellare l’intera zona dello sbarco con i cannoni per decimare le file americane. Finché arriva il contrattacco: le bombe dei “Liberators” seminano morte e trasformano il “fosso della Moletta” in una terra di nessuno. È un’alba che segna la storia: e solo la storia dirà se la testa di sbarco, intrisa di sangue, avrà contribuito con successo alle sorti della Seconda guerra mondiale. Quel che resta agli occhi dei contemporanei è il cimitero militare di Nettuno dove si allineano circa 20.000 lapidi, con la croce o con la stella ebraica. Oggi questo cimitero è la sola testimonianza del sacrificio di una lunga schiera di giovani, tutti tra i 19 e i 30 anni: un testimonianza che può far riflettere se il “contributo” fu utile e necessario.
18 aprile 1948: e se avesse vinto la Sinistra?
Il 18 aprile 1948, in un clima di crescente conflittualità, gli italiani vanno alle urne per eleggere il primo Parlamento repubblicano. Su sollecitazione socialista le sinistre confluiscono in un unico raggruppamento, il Fronte popolare, con il simbolo di Garibaldi. Contro il Fronte si sviluppa un’intensa mobilitazione a cui contribuiscono anzitutto i cattolici. Lo stesso Pio XII lancia appelli accorati e i Comitati Civici di Luigi Gedda impegnano capillarmente parrocchie e associazioni. A favore della Dc si schierano organizzazioni industriali e sindacalisti cattolici, gruppi conservatori ma anche ambienti democratici. Il paese si divide in quello che appare uno scontro di civiltà e una battaglia decisiva per il futuro dell’ Italia. Alla Dc vanno quasi 13 milioni di voti, cioè il 48,5 per cento dei suffragi, contro il 31,6 del Fronte. La DC conquista la maggioranza assoluta dei seggi alla camera (305 su 574). Ma cosa sarebbe accaduto se avesse vinto il Fronte popolare guidato dal Pci di Palmiro Togliatti? What if? Ovvero: un esperimento di “controfattualità”. Dite - anzi scrivete - la vostra! Altrimenti, ai posteri l'ardua sentenza!
Cassius Clay: il più grande.
Muhammad Alì (1942-2016), il pugile delle cento esaltanti vittorie mondiali cominciate a mietere quando ha solo diciotto anni e si chiama Cassius Clay. Il boxeur invincibile e inafferrabile “che svolazza come una farfalla e trafigge come un’ape”; il divo clamorosamente alla ribalta per gesta e spacconate. Ed ancora, la montagna di muscoli che si fa “musulmano nero” quando può costargli carriera e guadagni. Ma anche la “macchina da pugni” che si lascia privare del titolo mondiale dei massimi, stella polare di tutta la sua vita, pur di non rinunciare alle proprie convinzioni mettendosi in divisa e servendo nell’esercito del paese che massacra il Vietnam. “Io sono Il Più Grande” è il suo motto. Un Grande che però non esita ad ammettere che: ”Ogni volta che metto piede sul ring, lo stomaco mi si chiude dalla strizza”, e che racconta cosa prova quando il pugno dell’avversario giunge a segno, scaraventandolo nella “stanza del dormiveglia”. Muhammad Alì: un uomo di tempra, fiero di una moralità e di un coraggio testardamente riaffermati nella vita come sul ring.