"TACCUINO ITALIANO"



Cultura 

 

Alberto Moravia 

 

"Gli indifferenti".  

 

Il 27 luglio del 1929 Alberto Pincherle, in arte Alberto Moravia, irrompe sulla scena letteraria con “Gli indifferenti”, edito dalla milanese Alpes. Si tratta di un romanzo psicologico che denuncia con impeccabile realismo l'esistenza passiva e priva di qualsiasi emozione di due giovani fratelli, Michele e Carla, indifferenti alle meschinità e ai tradimenti che serpeggiano nella propria famiglia e cerchia di amici, simboli della borghesia dell'epoca. L'opera, inquadrata nella dimensione esistenzialista, ispirerà l'omonimo film del 1964 con Claudia Cardinale e Rod Steiger.  

Continua a leggere su Indipendente-mens


Cultura 

 

Il bombardamento di Roma 

 

19 luglio 1943.  

 

Il 19 luglio del 1943 Hitler e Mussolini si incontrano nel Veneto. Il convegno è proposto dal Fuhrer preoccupato per l’andamento della guerra in Italia: Mussolini accetta l’invito a malincuore. La delegazione italiana è diretta dal generale Ambrosio, Capo di Stato Maggiore Generale. Ambrosio non vede altra soluzione per l’Italia che un’uscita onorevole dal conflitto, e chiede a Mussolini di parlare con chiarezza a Hitler per fargli presente la situazione. Hitler viene al convegno non per trattare ma per imporre all’Italia la propria volontà. Il suo piano è di legare sempre più a sé l’alleato e di resistere ad oltranza in Italia per tenere lontana la guerra dalla Germania. Il colloquio in realtà non è che un monologo del Fuhrer. Mussolini non sa neppure replicare. Nello stesso momento gli Alleati bombardano Roma. Arrivano in pieno giorno, indisturbati, e scaricano sulla zona degli scali ferroviari bombe di medio calibro. Non sono bombe paragonabili a quelle che i tedeschi hanno sganciato su Londra e che gli alleati usano per la Germania, ma l’impressione è ugualmente enorme. Insieme con gli scali di San Lorenzo, sono gravemente colpiti anche i quartieri adiacenti: molti i morti e i feriti. 

Leggi tutto su Indipendente-mens


Cultura 

 

L'attentato a Togliatti

 

14 luglio 1948.  

 

Il 14 luglio del 1948 improvvisamente il Paese si ferma all’annuncio della radio: “Hanno sparato a Togliatti”. A tre mesi dalle elezioni che hanno sgretolato il Fronte popolare, la notizia fulmina gli italiani intorpiditi dal caldo. Sono momenti chiave che possono decidere della vita di un uomo e condizionare il futuro della politica italiana. 

Leggi tutto su Indipendente-mens


Cultura

 

L'armistizio 

 

 3 - 8 settembre 1943.  

 

Luglio 1943. La conquista della Sicilia e la nuova situazione interna italiana consigliano l’attacco diretto alla penisola. Pertanto gli Stati Maggiori alleati danno ordine al comandante supremo del Mediterraneo, il generale Wilson, di raccogliere tutte le forze disponibili per l’invasione.

L’VIII Armata del generale Montgomery deve effettuare il 3 settembre la prima operazione, lo sbarco in Calabria. La seconda, lo sbarco a Salerno - nome in codice operazione “Valanga” - è affidata alla V Armata del generale Clark, ed è fissata per il 9 settembre. Eisenhower e Montgomery sono scettici. Il governo italiano, è vero, si dispone a capitolare. Ma l’atteggiamento dell’Italia appare ai militari alleati confuso e contraddittorio.

 

Dalla Sicilia attraverso lo stretto inizia dunque l’attacco alla penisola.

 

Il pomeriggio e la notte della vigilia un intenso bombardamento aereo e terrestre sconvolge l’estrema punta della Calabria. Dall’altra sponda dello stretto nessuno risponde al fuoco di 600 pezzi d’artiglieria piazzati sulla costa siciliana. Dove sono i difensori? All’alba, quando le fanterie dell’VIII Armata sbarcano fra Reggio e Villa San Giovanni, non trovano resistenza. I tedeschi sono già in ritirata verso nord e lasciano soltanto deboli retroguardie. Lo sbarco si svolge in tutta tranquillità. È ancora più facile del 10 luglio in Sicilia.

 

Montgomery continua ad essere assistito dalla fortuna. La stessa mattina del 3 settembre gli inglesi entrano a Reggio e attraversano la città come in un giorno di manovre. Non hanno più il volto dell’invasore. La gente intuisce che un armistizio è imminente, che il nemico sarà d’ora in poi un altro. Calabresi e soldati dell’VIII Armata hanno già fatto la pace. Lo stesso giorno dell’attacco alla penisola viene concluso, segretamente, l’armistizio fra l’Italia e gli Alleati. La cerimonia della firma si svolge al quartier generale del comandante Alexander a Cassibile, vicino a Siracusa. Fra i capi Alleati ci sono anche Eisenhower e Clark, comandante della V Armata ormai pronta a salpare per Salerno.

 

Prima di giungere a Cassibile il Governo italiano esita. Badoglio crede di poter negoziare l’armistizio, ma di fronte alla ripetuta richiesta di resa incondizionata deve rassegnarsi. Il generale Castellano, delegato del Comando Supremo italiano, entra in contatto con i rappresentanti Alleati fin dalla metà di agosto. Poi torna a Roma con le loro proposte, consapevole che l’unica possibilità che resta al nostro governo è di accettarle. Soltanto dopo aver compiuto quel passo l’Italia può sperare in un trattamento più equo di quello che si riserva ai vinti.

 

Il luogo dove si firma l’armistizio è nel cuore di un vecchio uliveto appartenente a privati che non immaginano di entrare per un giorno nella Storia.

 

Il generale Castellano, che rappresenta l’Italia, ha scritto: “Il giorno 2 settembre ritornai a Cassibile nella località nella quale mi attendevano gli ufficiali alleati: il generale Bedell Smith, Capo di Stato Maggiore del generale Eisenhower, il generale Strong, capo dell’ “Intelligence Service” presso il comando in capo alleato. Là, sotto una tenda, in un uliveto, riprendemmo la discussione. E mi chiesero se avevo pieni poteri, cioè se avevo la delega per firmare le condizioni dell’armistizio. Risposi che non avevo questa delega. Dovetti fare due telegrammi, tutti e due pressanti, e attendere la risposta la quale mi venne ventiquattro ore dopo. Queste ventiquattro ore furono molto tristi per me perché vedevo gli Alleati in un atteggiamento ostile, forse perché ritenevano che noi avessimo ricorso ad un tranello e non volessimo poi, all’ultimo, firmare come convenuto. Il giorno 3 venne la delega da parte del maresciallo Badoglio e alle 17,30 firmai il documento”.

 

Il testo dell’armistizio firmato, per la parte americana, dal generale Bedell Smith, consiste in dodici articoli dei quali alcuni particolarmente duri. Altri sono contraddittori. Per esempio, mentre esigono che l’Italia si impegni con le armi contro i tedeschi, gli Alleati ci disarmano, e si rifiutano di informare per tempo dello sbarco le autorità italiane. È così che si arriva al disastro dell’8 settembre. In realtà, gli anglo-americani non si fidano ancora del governo italiano; dopo tre anni di guerra non possono d’un tratto considerare l’Italia come un’alleata.

 

Tuttavia nella nostra memoria il 3 settembre, con tutte le sue incongruenze, resta una data fondamentale: quella che segna la fine di un’avventura nella quale l’Italia è entrata senza seri motivi, irrazionalmente, e con forze impari.

 

Il contadino del noto uliveto ha conservato e tramandato ai posteri un tavolo che, secondo lui, è stato quello su cui Bedell Smith e Castellano hanno firmato l’armistizio. Ma le fotografie dell’avvenimento  sembrano contraddire l’autenticità del cimelio. Comunque, l’orgoglio con cui quel contadino lo ha custodito e lo ha fatto vedere ai visitatori per tanti anni, dimostra che anch’egli ha ricordato il 3 settembre come un giorno di speranza e di pace.

 

Torniamo, infine, alla cronaca di quelle ore cruciali. 

 

Non curandosi di quanto sta accadendo in Italia, il giorno stabilito gli Alleati fanno scattare l’operazione “Valanga”. La V Armata di Clark naviga verso il golfo di Salerno, punto di partenza, secondo i piani, della successiva rapida avanzata su Napoli e Roma.

 

Alle 18,30 dell’8 settembre, mentre i convogli sono in mare, giunge da Radio Algeri la voce di Eisenhower: “Qui è il generale Dwigth D. Eisemhower, comandante in capo delle Forze Alleate. Le Forze Armate italiane si sono arrese senza condizioni. Come comandante in capo ho concesso un armistizio militare, i cui termini sono stati approvati dai Governi del Regno Unito, degli Stati Uniti, dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche; agisco pertanto nell’interesse delle Nazioni Unite. Il Governo italiano si è impegnato ad attenersi a queste condizioni senza alcuna riserva. L’armistizio è stato firmato dai miei rappresentanti e dai rappresentanti del maresciallo Badoglio e diviene immediatamente effettivo. Le ostilità fra le Forze Armate delle Nazioni Unite e quelle dell’Italia cessano in questo momento. Tutti gli italiani che operino per respingere l’invasore tedesco dal suolo italiano, avranno l’assistenza e l’appoggio delle Nazioni Unite”. 

12/7/2018


Attualità 

 

Gino Bartali: un "Giusto tra le nazioni".

 

Il 18 luglio del 1914 nasceva Gino Bartali: un’icona dell’Italia del dopoguerra.

Il grande ed indimenticabile campione delle due ruote è stato recentemente nominato cittadino onorario della città di Israele. La cerimonia ha avuto luogo a Gerusalemme il 2 maggio 2018: 2 giorni prima della partenza del 101° Giro d’Italia dalla stessa Gerusalemme. Giro che si è concluso a Roma il 27 maggio.

 

Bartali era stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” nel 2013, per il contributo reso alla salvezza di oltre 800 ebrei in Italia durante il periodo dell’occupazione nazista. 

Continua a leggere su Indipendente-mens


Attualità 

 

L' Autostrada del Sole

 

Anni Cinquanta. Le autostrade sono ancora quelle ereditate dal fascismo. Comprendono otto tronconi: Milano-Torino, Milano-laghi, Milano-Brescia, Padova-Venezia, Genova-Serravalle, Firenze-mare, Roma-Ostia, e Napoli-Pompei, per un totale di poco più di 500 chilometri. Nuove autostrade sono in costruzione, ma, quando il decennio finirà, solo poche di esse saranno aperte al traffico: la Milano-Bologna, la Roma-Capua, la Genova-Varazze e qualche tratto della Milano-Genova e della Brescia-Verona. Il grosso arriva tra il 1960 e il 1965 con opere ardite lungo gli Appennini e con la grande corsa verso il sole del sud, opera simbolo del “boom economico” italiano. In quegli anni dunque il Paese vive, tra le altre, la grande innovazione della mobilità sociale attraverso l’avvio della futura e velocissima Autostrada del Sole. Su un percorso di 600 chilometri fra Milano e Roma, l’Autostrada del Sole infatti non solo consente tempi di trasferimento più veloci, ma è anche un formidabile impulso per i tragitti domenicali delle piccole vetture familiari, che si spingono su percorsi sempre più lunghi e affascinanti, mai osati prima.     

Continua a leggere su Indipendente-mens


Attualità 

 

Tiberio Mitri: la “Tigre di Trieste”.

 

Il 12 luglio del 1926 nasceva a Trieste Tiberio Mitri: campionissimo dei pesi medi di pugilato, attore di cinema e divo dei fotoromanzi. Un grande protagonista degli anni Cinquanta. La sua è la storia di un'avventura umana e sportiva sorprendente, fatta di sudore e di polvere, di glamour e di occasioni mancate, di successi e di sfortuna, di talento e di errori. 

Continua a leggere su Indipendente-mens


Attualità 

 

La nascita della FIAT

 

L’11 luglio 1999 Giovanni Francesco Luigi Edoardo Aniceto Lorenzo Agnelli (1866-1945) viene coinvolto da alcuni nobili appassionati di motori nell’atto di fondazione - è tra i firmatari - della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili - più tardi ribattezzata FIAT (dal "fiat lux" biblico, la nascita di qualcosa) - con un capitale iniziale di 800.000 lire (corrispondenti a circa 10 milioni di euro di oggi), alla cui presidenza viene designato Ludovico Scarfiotti.

Assunte le redini della società nel 1902, la conduce ai vertici d’Europa, affiancando dal 1923 l’attività politica di senatore del Regno a quella di imprenditore impegnato anche nell’editoria - con l’acquisizione del quotidiano La Stampa - e nello sport - con la Juventus e la costruzione della pista sciistica del Sestriere -. La prematura morte dei figli Aniceta e Edoardo lo costringe a lasciare la guida degli affari di famiglia al nipote Gianni, soprannominato l’Avvocato.

Continua a leggere su Indipendente-mens


Attualità 

 

Vittorio Occorsio 

 

Il 10 luglio del 1976 a Roma, in via Mogadiscio, nel quartiere Africano, veniva ucciso il Sostituto procuratore Vittorio Occorsio. 47 anni, sposato, due figli, Occorsio in quegli anni stava indagando sul terrorismo nero in Italia: si stava occupando della strage di Piazza Fontana, del “piano solo”, della P2. La sua morte è la storia di un tempo di sfiducia e violenza: gli “anni di piombo”.  

Continua a leggere su Indipendente-mens


Attualità 

 

La nube tossica di Seveso

 

Il 10 luglio 1976 una nube tossica di diossina fuoriesce dalla fabbrica dell’Icmesa di Seveso, un paese della provincia di Milano. In pochissimo tempo, nonostante l’intervento dei soccorritori, tutta la zona circostante viene contaminata da questo potentissimo diserbante. L’Italia intera inorridisce e si commuove per le terribili immagini di bambini con il volto e la pelle devastati dagli effetti terribili della diossina. I danni alle coltivazioni sono incalcolabili e quello di Seveso rimane dunque, ancora oggi, uno dei maggiori disastri ecologici che siano mai avvenuti nel nostro Paese. 

Continua a leggere su Indipendente-mens