Al Capone 

 

 

 

Il “re” di Chicago 

 

 

 

 

 

«Approfittatene ora, perché non mi rivedrete per un pezzo». Così Al Capone si rivolse ai cronisti che lo attendevano fuori dal tribunale - il 17 ottobre 1931 - dopo che fu emessa nei suoi confronti la sentenza di condanna a 11 anni di carcere per evasione fiscale e al pagamento di un'ammenda di 80 mila dollari.

 

Si chiudeva così la carriera di uno dei più grandi criminali della storia americana. Alphonse Gabriel Capone, noto anche con il soprannome di Scarface (lo "sfregiato", per una cicatrice che portava sulla guancia sinistra), era stato il capo indiscusso del crimine organizzato nella Chicago degli anni ‘20, diventando in poco tempo il “nemico pubblico” numero uno.

 

Nato a New York il 17 gennaio del 1899, figlio di immigrati italiani (il vero cognome era Caponi, modificato per errore dall'anagrafe statunitense), aveva iniziato prestissimo la carriera di gangster. Astuto negli affari e spietato con i nemici, “Big Al” riuscì in pieno proibizionismo ad accumulare ingenti ricchezze con il business degli alcolici, grazie alle protezioni politiche di cui godeva.

 

Ciononostante, per il fisco risultava "nullatenente", casa e automobile erano intestati alla moglie. Pertanto, vista l'impossibilità a reperire prove per incriminarlo degli omicidi commessi, si decise di incastrarlo proprio sulle tasse.

 

Ad una squadra di agenti federali del Dipartimento del Tesoro, coordinati da Eliot Ness - noti come gli "Intoccabili" - fu affidato il compito di scandagliare la vita di Capone e dei suoi contabili alla ricerca di un pur piccolo indizio che portasse a lui.

A incastrare il gangster un piccolo foglietto recante il suo nome, su cui fu costruito il piano accusatorio per incriminarlo di evasione fiscale, commessa tra il 1925 e il 1929.

 

Si arrivò al processo che durò sei giorni e dove la difesa di Capone tentò l’ultima disperata carta corrompendo la giuria: quest’ultima venne cambiata la sera prima della sentenza e per “Big Al” non ci fu scampo. Ebbe il massimo della pena prevista e fu rinchiuso dapprima nel carcere di Atlanta e successivamente in quello di massima sicurezza di Alcatraz.

 

Qui si ammalò di sifilide, che lo portò a una condizione di demenza e lo consumò fino alla morte, sopraggiunta il 25 gennaio del 1947.

Alla sua vita, e in particolare all’episodio del processo, sono stati dedicati numerosi film, tra cui resta celebre “Gli Intoccabili” del regista Brian De Palma, con un grande Robert De Niro nella parte di Al Capone.