ALLACCIATE LE CINTURE!


 [di Alessandro Quinti]


[Vita quotidiana e cittadinanza oggi

 

Roma, ottobre 2020. La situazione è quella che è, le chiacchiere stanno a zero, come si suol dire, siamo nel bel mezzo del post-lockdown, in attesa di giudizio, lato sensu evidentemente. I provvedimenti da adottare per limitare e prevenire la diffusione del Coronavirus si susseguono, anzi si rincorrono, nel tentativo sacrosanto di limare le asperità provocate dal Covid-19 facendo giustamente leva su pesi e contrappesi necessari a far funzionare la macchina-Italia, in lenta e incerta ripartenza. La città è in moto, ma si tratta pur sempre di un fermento parziale, perennemente dipendente dal cambiamento di passo che viene via via annunciato dalle Istituzioni preposte per calibrare costi e benefici di una quotidianità ancora in equilibrio instabile, e sul filo del rasoio. Stiamo vivendo un tempo sospeso, difficile da interpretare, perché l’estensione di questo tempo, oramai, comincia a sfibrare anche le tempre più robuste. Ma tant’è. Bisogna resistere e continuare il percorso a ostacoli che questa congiuntura periodica ci presenta come un conto da pagare, senza se e senza ma. La prudenza è la parola d’ordine, una delle principali parole d’ordine da adottare e mettere in pratica, su questo non vi è dubbio. Ma è altresì utile, e financo consolatorio, il consiglio di osservare da vicino i nostri quartieri, le strade, le piazze, e i colori che stanno cambiando insieme alla stagione entrante, l’autunno/inverno; tutto ciò nel mentre svolgiamo ed assolviamo, più o meno "entusiasticamente", alle nostre funzioni, quali che siano, perché logicamente ognuno è mosso dalle proprie priorità.

Nanni Moretti docet in tal senso, con quel capolavoro della sua strepitosa filmografia che porta il titolo di “Caro diario”. Era il 1993 e l’episodio incentrato sulla sua passeggiata in sella al mitico vespone blu è entrato indelebilmente nell’immaginario collettivo di tutti noi, volenti o nolenti. Racconta tanto quella passeggiata di Nanni. In primis l’amore per questa città, fatta di diversità, disomogeneità, eterogeneità, discontinuità, differenze, distanze, e chi più ne ha più ne metta, è assolutamente vero, ma anche di un fil rouge che unisce improvvisamente i puntini, come nello storico gioco enigmistico, sorprendendo puntualmente sia i suoi visitatori quanto i cittadini residenti, regalando a ciascuno un momento di eterno, un momento della Città Eterna, va da sé, un attimo fatto di luci, di colori, di sapori, di ricordi, di echi antichi e moderni, di un passato glorioso e di tanta fede nell’avvenire.

Una città che contiene e racchiude in se stessa tante città, cento città, forse anche di più, ognuna una stella, che brilla di luce propria ma che fa parte della stessa meravigliosa e luminescente galassia. Il monito è sempre lo stesso, averne cura, tutelarne al massimo il patrimonio storico/artistico e migliorarne la vivibilità del quotidie, senza lasciare indietro nessun territorio, perché ogni quartiere, ogni singolo Municipio ha tante storie da narrare, e rappresenta una città nella città.              

Perché Roma è un coacervo di realtà difficilmente sintetizzabili in un unico slogan. Basta salire in vespa - o in automobile - e cominciare ad attraversarla per rendersene immediatamente conto. Alla Nanni!

Allacciate le cinture e seguitemi... 

Partendo dal mio territorio, il Terzo, è sufficiente muoversi dalla suggestiva Piazza Sempione in direzione di Ponte Tazio per cogliere subito il senso del concetto appena espresso. Intanto si passa da un municipio all’altro - dal III al II - che non è poco - proprio come attraversando il Ponte delle Valli - ma soprattutto muta enormemente lo scenario che ci circonda. Si arriva in un baleno - traffico permettendo - al Mausoleo di Santa Costanza e di lì in quattro salti a Villa Torlonia, un pezzo di Storia d’Italia! E se si prosegue un poco la Via Nomentana si incontra nientepopodimennoché Porta Pia! Simbolo del compimento del Risorgimento italiano. Ma questo è niente. Voltiamo a destra, basta percorrere Corso d’Italia per sentirsi Hercules in bivo: a sinistra Via Veneto, la culla della Dolce vita di felliniana memoria, meravigliosa “porta” che apre al centro storico in direzione Piazza Barberini-Quirinale-Piazza Venezia-Campidoglio, o in direzione Via Sistina-Trinità dei Monti- Pincio-Villa Borghese, per non parlare della splendida scalinata di Piazza di Spagna che introduce a Via Condotti, Via del Corso, Via della Croce, Via del Babuino per sfociare in Piazza del Popolo. Tutto ciò all’interno di un fazzoletto della città, un piccolo quadrante, un tassello dell’immenso puzzle capitolino.  

Che dire infatti delle mille chiese, delle quattro magnifiche Basiliche - San Pietro, San Giovanni, Santa Maria Maggiore, San Paolo - o di quartieri come Prati, Città Giardino, Trieste-Nomentano, Parioli, Garbatella, Tufello, Monteverde, Eur, Montesacro etc. etc. Mondi paralleli, universi dissimili che volteggiano tuttavia nello stesso spazio: la Capitale.

Solo un distratto cronico non può percepire di primo acchito quanto sia complesso gestire contesti così profondamente differenti. A questo servivano le XX Circoscrizioni di un tempo, trasformatesi poi, nel 2013, nei XV Municipi attuali. Le odierne diciture di mini-sindaco e di mini-assessori, unitamente a quella di parlamentino, danno in tal senso la misura del ruolo che incarnano queste istituzioni e dell’impegno richiesto per esercitare esaurientemente le intrinseche funzioni amministrative nonché politiche. I Municipi sono pertanto la struttura portante del Campidoglio, le sue capillari derivazioni burocratiche; caleidoscopio delle infinite anime ed identità capitoline, cartine di tornasole e crogiuolo di proposte e critiche. Ci sta tutto.

Allora, concludendo, e rievocando le cento città di matrice vendittiana, poniamo in primo piano le esigenze e le criticità dei singoli territori, mettendo invece da parte tatticismi e partigianerie consortili, al fine di raggiungere i risultati sventolati nelle varie campagne elettorali ma mai completamente portati a casa.

È questo che vogliono i cittadini residenti del Caput mundi. Fatelo, ed essi vi ripagheranno in rispetto e buona condotta. Io ne sono convinto. E voi?