Carlo Dapporto 

 

 

Un ritratto di Carlo Dapporto (1911-1989): la vita e la carriera di un “signore delle scene”.

 

Il III Municipio della Capitale gli ha dedicato una via nel quartiere Porta di Roma. 

 

Carlo Dapporto è nato a Sanremo il 26 giugno del 1911, figlio di un padre calzolaio e di una madre casalinga astigiana.

Nei locali della riviera di Ponente aveva cominciato a lavorare giovanissimo, mettendosi in mostra con le sue imitazioni e il suo istintivo talento per lo spettacolo. Attratto fin da ragazzo dal mondo dello spettacolo, a sedici anni aveva già trovato lavoro come fantasista, passando poi a cimentarsi come fine dicitore, chansonnier e ballerino di tango, e arrivando finalmente a calcare il palcoscenico nella veste assai congeniale di intrattenitore del pubblico, con quelle che saranno ben presto conosciute come “le barzellette di Dapporto”, sempre esclusive e dal contenuto ironico e surreale. Finché si era trasferito a Milano («grazie a due amici camionisti») e lì aveva cominciato ad affermarsi anche a teatro, prima reinventando Stanlio e Ollio in coppia con Carlo Campanini, poi arrivando durante la guerra a fare compagnia con Wanda Osiris e ad imporsi come uno dei maggiori interpreti del teatro leggero italiano.

L’affermazione sulla scena pubblica avvenne nell’immediato dopoguerra, grazie a sfavillanti spettacoli accanto alla soubrette Wanda Osiris. Sono gli anni d’oro del varietà e Carlo, grazie alla sua poliedricità, passando dal canto alle barzellette, riesce a diventare l’anima dello spettacolo.

I suoi personaggi stupiscono il pubblico con un infinito repertorio di doppi sensi, incentrati sul comune senso del pudore. I più famosi sono stati essenzialmente due. Quello del “Maliardo”, raffigurazione grottesca del viveur dannunziano impomatato e in frac con l’occhio sempre rivolto a Montecarlo, e quello della macchietta regional popolare, l’ingenuo “Agostino”, che parla e storpia in piemontese: personaggio che, oltre ad aver portato con successo in teatro, rese protagonista di alcuni spot televisivi per la trasmissione televisiva Carosello.

 

Dal 1945 in poi si susseguirono i successi fino ad arrivare alla costituzione della Compagnia Carlo Dapporto che lo ha seguito in tutto il suo percorso artistico, insieme a una serie di altre compagnie via via costituite con le più grandi vedette dell’epoca, tra le quali si ricordano la Compagnia Dapporto-Masiero, quella con Marisa Del Frate, la Compagnia Dapporto-Fabrizi e la Dapporto-Pavone. Da segnalare in particolare lo spettacolo Riviera follies, finanziato dal Casinò di Sanremo nella stagione 1946-47 per il rilancio della città nell’immediato dopoguerra. Tra le altre riviste si ricordano Chicchiricchì di Gelich-Bracchi e D’Anzi, andata in scena nella stagione 1947-48, e il grande successo di Giove in doppiopetto di Garinei e Giovannini, con Delia Scala, rappresentata nella stagione 1954-55, che segnò la nascita della commedia musicale e venne in seguito proposta anche in versione cinematografica nell’omonimo film, il primo girato in Italia in Cinemascope. La sua popolarità era altissima, numerose erano le commedie musicali che portava in rappresentazione, grazie alla sua capacità nel ballo, nel canto, nel raccontare barzellette, spesso a doppio senso, mai volgari.

 

Anche il cinema si accorse delle non comuni qualità di comico di alto livello del grande Dapporto. D’altronde, questi - fine anni ’40 - sono anni in cui il genere comico apparve ben presto quello più richiesto dal pubblico italiano all’industria nazionale, nè le cose sarebbero cambiate troppo in seguito, malgrado l’esplosione di svariati “filoni cinematografici”, ciascuno dei quali avrebbe avuto il suo grande momento di fulgore.

 

E sta di fatto che dal 1945 in poi praticamente tutte le “vedette” italiane di lunga durata - i grossi nomi del “box office”- sarebbero state attori comici o comunque brillanti. Prima Aldo Fabrizi e Anna Magnani, quindi Macario, Totò, Renato Rascel, Walter Chiari, Nino Taranto, Peppino De Filippo, Carlo Dapporto, poi Alberto Sordi, e poi Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi. Insomma, il cinema italiano della rinascita, alle prese con formidabili ostacoli - assenze di strutture e di capitali, inondazioni di prodotti esteri molto appetitosi - conquistò una sua identità anche, e forse soprattutto, grazie all’aver giocato fin dall’inizio la carta dell’umorismo. E in questo Dapporto è stato assoluto fuoriclasse.

 

Sul palcoscenico della rivista “Sognate con me”, del 1945, Dapporto conobbe una bella ballerina di nome Augusta e ne rimase folgorato. “Divenne mia moglie, e mi diede la grande gioia di essere padre di due ottimi e adorabili figli: Massimo, che nacque nel 1945, e Dario, nato otto anni più tardi. La mia Augusta, con la sua sensibilità, divenne la mia consigliera, che metteva il suo bene, il suo amore al servizio anche del mio lavoro. Collaborava nel migliorare, nel modellare, nel perfezionare sempre più la mia personalità d’attore”. Il figlio Massimo, è oggi uno dei più autorevoli e importanti attori del panorama dello spettacolo italiano, attore di spicco in teatro, cinema e televisione, è stato, tra i tanti personaggi che ha interpretato, uno strepitoso Giovanni Falcone, nel film tv “Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra”(2006). Per questa profonda interpretazione ottenne consensi unanimi, quasi come quelli che ottenne in coppia, addirittura con il padre Carlo, per il film di Ettore Scola, “La famiglia”(1986), e per il quale entrambi, padre e figlio, ottennero il prestigioso Ciak d’oro ex-aequo come miglior attori non protagonisti.

Carlo aveva anche una figlia, Giancarla, docente di letteratura e scrittrice, la sua primogenita, vissuta lontano da lui per tanti anni. In occasione dei 25 anni della morte del padre Giancarla ha rilasciato un’intervista, nell’ottobre 2014, per “La Repubblica”, in cui ripercorre il suo rapporto con il padre, “tanto sensibile ed elegante, amante della straordinaria bellezza della vita: un vero signore delle scene”.

 

Tra i grandi della rivista italiana dell’epoca, Dapporto resta uno di quelli che più sono rimasti legati al palcoscenico. Ma la sua presenza è stata intensa anche al cinema, soprattutto negli anni ’50, quando era al culmine del successo. Anche se la carriera artistica dell’attore sanremese fu tra le più frenetiche e impegnate, si dimostrò sempre assai generoso, recitando anche in spettacoli di beneficenza, tenuti spesso in orfanotrofi, carceri e ospedali, specialmente in Liguria. L’amore per la sua terra d’origine lo portava a raccontare volentieri storielle ambientate a Genova, nelle quali punzecchiava bonariamente la connotazione peculiare - vera o presunta - degli abitanti di quella città, e cioè la proverbiale spilorceria e avarizia.

 

Il debutto cinematografico di Dapporto è datato 1943, con una piccola parte nel film di Giacomo Gentilomo, “In cerca della felicità”, al fianco di Tito Schipa e Alberto Rabagliati. Per trovare il primo “vero” ruolo cinematografico importante nella carriera di Dapporto, bisognerà attendere altri due anni, quando, nato da un suo stesso soggetto, è nelle sale con il divertente film “La signora è servita”(1945), di Nino Giannini. Una pochade divertente, quasi un’opera buffa, in cui Dapporto eccelle nella parte di un cameriere ubriaco, che viene scambiato per un conte, e combina guai a non finire, ma alla fine sventerà una rapina. Le riprese si interruppero durante i giorni più cruenti della Liberazione e ripresero regolarmente il 2 maggio 1945.

 

Durante la sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare accanto ai più importanti partner dell’epoca, tra cui ricordiamo Isa Barzizza, sua giovane concittadina sanremese. Nel cinema Dapporto ha interpretato 38 film dal 1943 al 1987, dei quali 34 da protagonista, co-protagonista o in partecipazione straordinaria, cioè come attrattiva principale del film. Nel cinema leggero degli anni ’50 e degli anni ’60 Dapporto fu uno dei grandi protagonisti.

 

Tra i suoi titoli più importanti ricordiamo, “La presidentessa”(1952) di Pietro Germi, che è forse uno dei suoi più prestigiosi film, e lo vede protagonista nel ruolo del ministro francese che perde la testa per Silvana Pampanini;“Giove in doppiopetto”(1954), splendida riduzione cinematografica di un testo di Plauto, con un Dapporto da applausi; “Il vedovo allegro”(1949) di Mario Mattoli, splendida commedia sentimentale con un Dapporto profondo e quasi drammatico; “Ci troviamo in galleria”(1953) di Mauro Bolognini, in cui Dapporto è ancora una volta perfetto nel descrivere con nostalgia e un filo di commozione la vita dei poveri guitti, che girano l’Italia in cerca di una scrittura e della gloria. Altri titoli degni di nota sono “Finalmente libero”, “Scandali al mare”, “Undici uomini e un pallone” e “L’adorabile Giulio”. Sono comunque tutti film dove Dapporto è protagonista, e che hanno successo grazie anche alla sua presenza sempre gradita dal pubblico. Anche film “impegnati”: “Fortunella”(1958), di Eduardo De Filippo, e “La famiglia”(1987), di Ettore Scola. È stato quindi proprio il cinema ad offrire a Dapporto l’occasione di dimostrare le sue capacità di attore in modo più completo, e di permettergli di trasmetterle anche alle generazioni future, nonostante il teatro fosse sempre rimasto il suo primo amore.

Il grande interprete si è spento a Roma, all’età di 78 anni, il 1 ottobre del 1989.

Per i suoi meriti artistici è stato decorato con numerose onorificenze, tra cui quelle di “Commendatore all’Ordine della Corona d’Italia” e “Commendatore all’Ordine della Repubblica italiana”, per aver illustrato la patria nel campo dell’arte teatrale e cinematografico, mentre nel 1965 è stato insignito del titolo di “Cittadino benemerito di Sanremo” con la seguente motivazione: «Attore geniale, sorretto da naturale ispirazione e comunicativa fervida e gioconda, ha portato dinanzi alle plaudenti platee d’Italia il nome di Sanremo».

Nel giugno del 2011, in occasione del centenario dalla nascita, le Poste Italiane hanno ricordato Dapporto con un francobollo commemorativo in cui viene raffigurato in una tipica espressione: sullo sfondo dell’immagine si staglia un sipario scarlatto, simbolo di quel teatro del quale l’attore è stato protagonista per anni. Il francobollo, del taglio da sessanta centesimi di euro, è stato stampato in due milioni di esemplari.