Charles Schulz: il papà di Snoopy.
Com' è drammaticamente noto, durante lo scorso mese di ottobre uno dei terribili incendi che hanno sconvolto la California del Nord ha distrutto anche la bellissima villa di Charles Schulz a Santa Rosa, dove il creatore di Snoopy ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni.
In occasione del 95° anniversario della sua nascita vogliamo ricordarne l'avventura artistica, tracciando un ritratto dell'uomo che dedicato la sua vita ai fumetti, regalando al "mondo della matita" alcuni tra i personaggi più divertenti e interessanti che siano mai stati disegnati.
Charles Monroe Schulz nasce a St. Paul, nel Minnesota, il 26 novembre del 1922.
Fin dall’inizio sembra destinato al fumetto: appena nato uno zio lo chiama Sparky, abbreviazione di Sparkplug, il cavallo di “Barney Google”, striscia allora popolarissima. Questo soprannome non lo abbandonerà più.
Sparky cresce negli anni della “Grande Depressione” con un padre barbiere, come il papà di Charlie Brown, che per far quadrare i conti taglia barbe e capelli senza concedersi riposo.
Dopo il diploma e una breve esperienza di guerra nella Francia del 1945, viene assunto
come insegnante alla Art Instruction School, una scuola di disegno per corrispondenza, dove Schulz incontra tra i giovani colleghi ispirazioni e suggerimenti per i suoi futuri personaggi.
Per esempio l’impiegata della contabilità Donna World, suo primo amore non corrisposto, gli ispirerà quel singolare personaggio fuori campo che è la ragazzina dai capelli rossi, eterna
cotta di Charlie Brown.
Tra il ’47 e il ’48 Sparky approda con qualche fatica alla carta stampata: una sua serie di vignette “Li’l Folks” viene pubblicata per tre anni sul giornale di St. Paul “Pioneer Press” (i
ragazzini di quelle lontane vignette possono essere considerati i fratelli maggiori dei “Peanuts”), mentre un’apertura verso la comunità nazionale più vasta arriva dal “Saturday Evening Post”,
settimanale a larga diffusione che gli pubblica qualche disegno. È il periodo in cui diventa un assiduo frequentatore delle ferrovie statunitensi: prende i treni dell’alba per Chicago e New York,
si presenta nelle sedi dei grandi Syndicates, ma di solito non supera il tavolo della receptionist e torna a casa come un povero Charlie Brown deluso.
Finché nel giugno del 1950, a Manhattan, riesce a passare con facilità oltre i primi sbarramenti della reception dell’United Feature Syndicate e a mostrare i suoi disegni sulla scrivania di un alto dirigente. I “Peanuts” usciranno poco più tardi su vari quotidiani, e presto sarà un successo travolgente. Schulz, in uno slancio di ruvida sincerità, si disse convinto che il titolo “Peanuts” (Noccioline), imposto dal Syndicate, fosse il peggiore mai escogitato per un fumetto. Il tempo non gli diede ragione.
Nell’aprile del 1951 Sparky si sposa con Joyce Halverson, ma il matrimonio dura solamente due anni. Nel 1976 Schulz ci riprova e sposa Jeannie Forsyht, dalla quale ha cinque figli, che diventano la principale fonte di ispirazione per le sue strisce. Intanto, dal 1958, si trasferisce definitivamente in California.
Santa Rosa è il suo quartier generale: l’ufficio, lo studio, il luogo dove Schulz ha vissuto fino al giorno della sua morte - avvenuta il 12 febbraio del 2000 - insieme alla seconda moglie, e dove crea le sue strisce. Qui ha tutto ciò che desidera: uno stadio di ghiaccio denominato con un po’ di enfasi “Redwood Empire Ice Arena”, dove si creano e rappresentano spettacoli di pattinaggio, un campo da golf, campi da tennis e uno chalet-studio immerso nel verde, a un indirizzo che la dice lunga su quale sia stato dei Peanuts il suo prediletto: Snoopy Place N°1.
25/11/2017