Claudio Baglioni 

 

 

Cantastorie, architetto, filantropo, sperimentatore tradizionalista, navigatore del sogno. Claudio Baglioni: il ritratto di un grande cantautore che con la sua arte ha accompagnato il viaggio nella vita di milioni di ascoltatori. 

 

 

Claudio Enrico Baglioni nasce a Roma, nel quartiere Montesacro, il 16 maggio del 1951

Il suo primo “contratto” è rappresentato da una Coca Cola in cambio dell’esecuzione di La casetta in Canada, cantata in piedi su una sedia, in un bar di Centocelle. Questo il debutto dal vivo di Claudio Baglioni, a soli 7 anni: non per niente il cantautore è destinato a diventare l’interprete più coerente del romanticismo teen-ageriale, fatto di sensualità più allusiva che esplicita, di tenerezze adolescenziali, di fievole poesia. Il tutto incastonato in quella tematica dei buoni sentimenti della quale Baglioni resta tuttora il più attendibile campione.

Lo si capisce già dal disco d’esordio intitolato semplicemente Claudio Baglioni (1970) (in parte ristampato nel 1971 come Un cantastorie dei giorni nostri), anticipato dal singolo Signora Lia.

Il disco viene pubblicato dopo la partecipazione del cantautore (nel frattempo dedito agli studi di chitarra e pianoforte e diplomato geometra) al Festival degli Sconosciuti di Ariccia, organizzato da Teddy Reno. Non arriva in finale, ma piace ai funzionari dell’etichetta RCA. Di qui quel primo LP, dove, tra melodie e gorgheggi da stornellatore, fa capolino l’amore sia per i Beatles che per Beethoven e Schubert.

Per un quinquennio Baglioni vivacchia tra “serate” e festival vari. Finché nel settembre 1972 riesce a concentrare in un brano tutte le sue caratteristiche stilistiche e concettuali, Questo piccolo grande amore: è la canzone (e relativo album) che gli dà il successo e che, ventidue anni dopo (durante la trasmissione televisiva Fantastico di Pippo Baudo) verrà laureata “canzone del secolo” con un referendum tra i telespettatori. Si parla di una “maglietta fina” che lascia “indovinare tutto”, di un amore che, come capita tra adolescenti, è piccolo e fugace ma sembra immenso. Insomma, “un piccolo grande amore e niente più”.

Il resto dell’album (quindici vicende di romanticismo tra ragazzi) incornicia il brano nel modo più pertinente. Milioni di giovanissimi trovano il loro poeta, e ne hanno conferma dagli album successivi: Gira che ti rigira amore bello (maggio 1973), con pagine come Io me ne andrei e Amore bello; E tu (aprile 1974) realizzato a Parigi con Vangelis; Sabato pomeriggio (luglio 1975) arrangiato da un futuro premio Oscar, l’argentino Luis Enriquez Bacalov. La chiave è sempre quella: vocalità alle stelle, melodie che ammiccano alla tradizione romanesca, tenerezze adolescenziali raccontate senza volgarità né iperboli.

Ma nell’album Solo (gennaio 1976) comincia a profilarsi la svolta: l’amarcord si attutisce, i testi si fanno più inventivi, si profilano vaghi atteggiamenti surreali, metafore, giochi di parole. È una novità appena accennata, ma che troverà in futuro un impiego sempre più radicale. E, infatti, anche il successivo E tu come stai? (dicembre 1978) si allontana dal sentimentalismo consueto, mentre i testi si fanno meno autobiografici.

Ma il cambiamento è più esplicito in Strada facendo (maggio 1981): è qui che Baglioni prende con maggiore energia le distanze dalla dolcezza manifestata in Questo piccolo grande amore. Si ragiona sulla realtà dei sentimenti ma dall’esterno, con una sorta di lucida oggettività, si parla di temi sociali (I vecchi, Le ragazze dell’Est), si inseriscono tra una canzone e l’altra brevi frammenti cantati, quasi didascalie di una sceneggiatura, per ambientare i vari brani nel contesto della realtà quotidiana. Per contro, la produzione di Geoff Westley aggiunge alle musiche un’aura cosmopolita.

Dopo il live Alé o-o (dicembre 1982), frutto di un tour trionfale, l’album La vita è adesso (giugno 1985) si spinge oltre, sul fronte dei grandi temi, centrando con Uomini persi la realtà del terrorismo. Ma i fischi rimediati al maxi-concerto torinese per Amnesty International, nell’autunno dell’ ‘88 (Baglioni vi partecipa con Sting, Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Youssou ‘N Dour e Tracy Chapman) sembrano sufficienti a distogliere il cantautore dal vezzo dell’ “impegno”.

Il discusso e non fortunatissimo doppio album Oltre (novembre 1990) è infatti un ridondante contenitore di spunti autobiografici e non: ermetismi, metafore spesso oscure, allitterazioni, ricerche nel campo della parola intesa più dal punto di vista fonetico che da quello semantico.

E tuttavia, quello che in questo disco rimane spesso nell’ambito del velleitarismo alquanto confuso, nel successivo Io sono qui (settembre 1995) trova omogeneità e coerenza. E fa di questo album strutturato come un film (nella sua miscela perfetta di pop, blues, rock, reminiscenze barocche e medievali, echi africani e latini) un piccolo capolavoro.

Il disco registrato dal vivo Attori e spettatori (contenente alcune delle più famose composizioni del cantautore) e pubblicato nel 1996, trasmette poi nuovi stimoli e soddisfazioni agli estimatori dell’artista.

Nel 1997, al successo discografico associa quello televisivo, conducendo insieme a Fabio Fazio la fortunatissima trasmissione Anima Mia, celebrazione della decade dei ‘70. Questa singolare esperienza frutta la pubblicazione dell’album Anime in gioco (1997), in cui il cantautore interpreta alcune canzoni assai famose negli anni ‘70.

Nell’estate del 1998 Baglioni regala al suo pubblico un’emozionante sequenza di esibizioni, registrando naturalmente il tutto esaurito: da Roma a Milano, da Palermo a Napoli, dove chiude una serie di concerti che vede trionfare il poeta romano.

Nel 1999 esce l’album Viaggiatore sulla coda del tempo. Nel 2000 parte da Pompei il tour acustico Sogno di una notte di note che per l’intera stagione estiva tocca alcuni fra i luoghi d’arte italiani (anfiteatri, teatri e siti archeologici) più suggestivi. Il tour diventa un disco, il primo album acustico di Baglioni, con il titolo di Acustico - Sogno di una notte di note.

Sono Io - l’uomo della storia accanto esce nel 2003, e si pone immediatamente al primo posto nelle classifiche nazionali, ottenendo il disco di platino con oltre 150.000 copie vendute.

Seguono anni di tournèe a “tutto esaurito” anche in luoghi che finora erano adibiti solo a rappresentazioni liriche.

Nel 2009 è impegnato nel progetto di un film, Questo piccolo grande amore, di Riccardo Donna: ne firma il soggetto, la sceneggiatura e la colonna sonora. Lo stesso titolo viene usato per il tour teatrale e per il suo primo romanzo scritto.

Oltre alla nascita del figlio Giovanni - nato nel 1982 dall’unione con la cantautrice romana Paola Massari - divenuto uno dei nomi più interessanti e originali nel panorama della chitarra acustica solista contemporanea, altri due fatti importanti segnano in modo positivo la vita privata del cantautore: la nomina a Commendatore della Repubblica nel 2003 e la laurea in Architettura nel 2004, con una tesi dedicata alla riqualificazione di una zona di Roma.

Il progetto che lo ha visto protagonista, con Gianni Morandi, in una serie di concerti denominati “Capitani Coraggiosi” - 2015/2016 - ha riscosso un enorme successo. L’ennesima grande prova di Claudio Baglioni

Nel febbraio 2018 è uscito il cofanetto celebrativo "50 Al Centro". Nel 2018 e nel 2019 è stato il direttore artistico e il conduttore del Festival di Sanremo.

"In questa storia che è la mia" è il titolo del nuovo album, uscito a fine 2020.