Edith Piaf 

 

Il "passerotto" parigino 

 

Edith Gassion, in arte Edith Piaf - che in gergo parigino vuol dire “passerotto” - è nata al civico 72 di Rue Belleville, quartiere operaio di Parigi, il 19 dicembre del 1915, da una famiglia di umile e poco ortodossa estrazione. Un padre saltimbanco, una madre cantante di strada ed una nonna tenutaria di una casa di malaffare in Normandia.

La piccola Edith, che cresce nelle squallide vie del quartiere di Belleville, comincia molto presto ad esibirsi in strada e nelle caserme per contribuire all’incerto menage familiare.

Il debutto in cabaret arriva nel 1935: abito nero fatto a maglia e tanta voglia di arrivare al successo. Nel 1937 firma il suo primo ingaggio teatrale: è nata una stella.

 

Dall'immortale “La vie en rose” (1946) alla grintosa “Non, je ne regrette rien” (1960), il “passerotto parigino” ha cantato l'amore per gli uomini e per la vita, vissuta senza rimpianti e con la capacità di ripartire ogni volta da zero.

La sua voce, un vero e proprio strumento in grado di trasmettere le sfumature del suo animo ribelle e passionale, incline all’inquietudine esistenziale, ha fatto di lei una cantautrice inimitabile. L’icona musicale di un secolo: il Novecento.

Talent scout di artisti di fama internazionale, quali Charles Aznavour e Leo Ferré, la Piaf è stata molto amata nell'ambiente dello spettacolo.

Consumata dall'artrite reumatoide e dall'abuso di antidepressivi, la grande artista si è spenta a Grasse, stroncata da un aneurisma, il 10 ottobre del 1963.

La sua salma riposa a Père Lachaise, il cimitero parigino delle celebrità.

Alla sua vita è stato dedicato il film “La vie en rose”, diretto da Olivier Dahan, premiato nel 2008 con due Oscar.