Eduardo Scarpetta: un maestro del teatro italiano.
Un ritratto di Eduardo Scarpetta (1853-1929): padre di Eduardo De Filippo e grande maestro del teatro italiano, per Napoli fu il più importante attore e commediografo negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Eduardo Scarpetta nacque a Napoli il 13 marzo del 1853; il padre Domenico Scarpetta era un impiegato statale, la madre Emilia Rendina era casalinga. Aveva tre fratelli: Enrico, Giulia e Gilda. Gilda fu l’unica a seguire l’esempio del fratello e fu attrice nelle compagnie dirette da lui dirette.
Eduardo Scarpetta, in conseguenza di sopraggiunte cattive condizioni economiche della famiglia, a soli 15 anni entrò nella compagnia teatrale di Antonio Petito, il famoso “Pulcinella”; fu nel ruolo di “Felice Sciosciammocca”, compagno di disavventure di “Pulcinella”.
Dopo la morte di Petito, Scarpetta lasciò la compagnia, essendo in disaccordo con il nuovo capocomico. Per qualche anno si esibì al Teatro Metastasio, sul molo di Napoli, dove rappresentò sue commedie.
Nel 1880 rilevò il teatro S. Carlino, che stava per chiudere, lo rinnovò completamente per riaprirlo nel settembre dello stesso anno. Il S. Carlino era situato a piazza Castello nei pressi del Maschio Angioino, dove una volta vi erano alcuni edifici; a inizio Novecento furono demoliti insieme al teatro, per fare posto alla nuova piazza Municipio.
Scarpetta, con la sua compagnia, rappresentò commedie sue e di Petito, trasformando il tradizionale teatro comico partenopeo in “vaudevilles” in salsa napoletana; ebbe un travolgente successo facendo ogni sera il pieno di spettatori. Rappresentava uno spettacolo che si rifaceva alla commedia brillante parigina, ma con canovacci completamente originali e nella tradizione locale.
Tra le numerosissime commedie scritte da Scarpetta ricordiamo per la loro notorietà e perché da alcune di esse sono stati tratti famosi film con protagonista Totò: “Na santarella”, “Miseria e Nobiltà”, “Lo scarfalietto”, “Nu turco napulitano”, “O miereco de’ pazzi”.
Nel 1876 Eduardo sposa Rosa De Filippo, dopo sette mesi nacque un bambino, Domenico; la voce popolare, che lui non smentiva, diceva che Domenico era in realtà figlio di Vittorio Emanuele II, con cui Rosa aveva avuto una relazione.
Un giorno, durante una rappresentazione, a un “tiene e’ corne!” proveniente dalla galleria del teatro, rispose: “Si, è o’ vero; ma o’ contrarie e te, e’ mie so’ corne reale”. Domenico fu l’unico figlio di Scarpetta a non fare l’attore; questa fu una condizione imposta dalla casa reale che in cambio assegnò una pensione al piccolo.
Nello stesso anno nacque Ernesto Murolo, figlio di Vincenzo Murolo e della moglie Maria Palumbo ma, secondo voci non accertate, figlio naturale di Eduardo Scarpetta. Ernesto, che nel frattempo era diventato un famoso poeta, alla morte del padre Vincenzo Murolo fu costretto ad una causa civile nei confronti dei parenti a causa di contrasti sull’assegnazione dell’ingente eredità lasciata dal defunto. Ernesto Murolo vinse la causa e, divenuto ricchissimo, poté coltivare la sua passione per la poesia e mantenere la moglie Lia Cavalli, figlia di un pittore toscano, e i suoi sette figli nella casa di via Cimarosa 25 al Vomero, senza preoccupazioni economiche. Fu padre di Roberto Murolo, poeta e cantante.
Nel 1878 Scarpetta ebbe dalla moglie un altro figlio, Vincenzo, che seguì le orme del padre calcando le scene. Ebbe anche una bambina, Maria, nata da una relazione extraconiugale con Francesca Giannetti, maestra di musica; dopo qualche anno lui e la moglie la adottarono poiché nel frattempo era stata abbandonata dalla madre.
Con il travolgente successo delle sue rappresentazioni al S. Carlino, e la conseguente agiatezza raggiunta, poté farsi costruire un palazzo a Via Vittorio Colonna 4 (Palazzo Scarpetta), dove andò ad abitare con tutta la famiglia che continuava ad allargarsi. Si fece anche costruire una villa sulla collina del Vomero, in via Luigia Sanfelice 16, che chiamò “La Santarella” dal nome di una delle sua commedie di maggior successo “na santarella”; sulla facciata fece incidere il motto “qui rido io”.
Ogni anno, nella sua villa “La Santarella”, organizzava una grande festa in occasione del compleanno della figlia a cui partecipavano attori, registi, giornalisti, poeti; queste feste erano diventate famose a Napoli perché si concludevano con un superbo spettacolo di fuochi artificiali che, data la posizione della villa sul bordo della collina, era visibile da tutta la città.
Da una relazione con la nipote della moglie, Luisa De Filippo, figlia di un fratello della stessa, Scarpetta ebbe tre figli: Titina, Eduardo e Peppino, tutti e tre famosi attori che calcarono le scene dei maggiori teatri italiani e parteciparono a un gran numero di film. Eduardo e Peppino, in particolare, scrissero numerose commedie, e parteciparono anche a diversi lavori trasmessi dalla televisione. Eduardo fu nominato senatore della Repubblica.
Scarpetta ebbe anche una relazione con Anna De Filippo, sorellastra della moglie Rosa, dalla quale nacquero Eduardo De Filippo, in arte Eduardo Passarelli, e Pasquale De Filippo.
Dal 1904 il suo successo incominciò a scemare a seguito dell’accusa di aver copiato la sua commedia “La Figlia di Jorio” dall’omonimo lavoro di Gabriele D’Annunzio. Scarpetta non negò le somiglianze, affermando che lo scopo del suo lavoro era quello di essere una parodia comica della tragedia del vate. Subì una causa a questo riguardo che vinse, anche a seguito di una perizia a lui favorevole fatta, su incarico del tribunale, da Benedetto Croce.
Nel 1909, dopo aver interpretato la commedia “La regina del mare” scritta dal figlio Vincenzo, si ritirò dalle scene.
Si spense a Napoli il 29 novembre del 1925, all’età di 72 anni.