ESSERE UMANI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS 



[L'emergenza Covid-19] 

 

Stiamo camminando ancora al buio: ci troviamo nel bel mezzo del tunnel, il drammatico tunnel rappresentato dalla diffusione globale del Coronavirus. È un periodo difficile, segnato da una pesante quanto inevitabile ricaduta economica e da un palese disagio sociale scaturito e messo ulteriormente a dura prova dalle necessarie e improrogabili misure di sicurezza, focalizzate sull’uso della mascherina e su quel “distanziamento sociale” che risulta, al momento, assolutamente irrinunciabile. E il Natale è puntualmente arrivato. Un Natale sui generis, questo Natale 2020, che entrerà certamente nella Storia. 

D’accordo, questo è il tempo, e il Natale, in cui è opportunamente consigliato restare a casa: il tempo del lavoro agile, dello smart-working, della didattica a distanza, e non solo, degli spostamenti da effettuarsi per motivate necessità, dell’aria aperta da viversi nel rispetto delle misure di sicurezza, il tempo delle ri-scoperte convivenze familiari, o al contrario delle più intense solitudini.

Sentimento, affetto, amore, desiderio, amicizia, simpatia, condivisione, unione, vicinanza. Valori, emozioni che fanno parte del nostro vivere quotidiano, che sono essi stessi la nostra vita. Emozioni e sentimenti che ci danno gioie e tormenti, felicità e delusioni, aspettative elevatissime e profondi dolori. Perché così è la vita: un mix spesso imperfetto di razionalità ed emozionalità che fa battere i nostri cuori, a volte, e per fortuna, all’unisono. Definizioni e contro definizioni del nostro idem sentire, della nostra voglia di stare insieme alle persone care, amate, delle quali abbiamo bisogno per essere sereni, felici e sentirci completi.

E però tutto questo oggi è limitato dalla preoccupante proliferazione del Covid-19, di cui tutti noi/voi sentiamo parlare, a ragione, H 24 dai mezzi di comunicazione di massa. Un virus che sta gioco forza cambiando i comportamenti e le abitudini dell’uomo all’interno della società. Cambiamenti evidentemente orientati ad arginare e combattere al meglio la sua duplicazione; indicazioni istituzionali alle quali tutti dobbiamo attenerci con il massimo senso di responsabilità, sperando che il pericolo si attenui fino a scomparire nei tempi più rapidi possibili, vaccinazione permettendo. Un’emergenza sanitaria estremamente seria che ha imposto, e continuerà ad imporre fino a quando ve ne sarà bisogno, divieti e drastici mutamenti del nostro stile di vita, come ben sappiamo.

Un tempo interlocutorio dunque, quello che stiamo vivendo, pieno di interrogativi spalancati sul nostro modus vivendi e operandi, un tempo che impone considerazioni e note a margine di una quotidianità post contemporanea deragliata, precarizzata e liquida, come il grande pensatore polacco Zygmunt Bauman (1925-2017) ha ampiamente illustrato tra le righe dei suoi illuminanti saggi.

Quindi sta a noi, e soltanto a noi, esseri umani, la capacità e la sensibilità di coglierne le opportunità, riconsiderandone i parametri e le prospettive, allontanando le nubi che hanno oscurato questo indimenticabile anno.

Nel frattempo, cura, responsabilità e prevenzione sono e debbono essere, e soprattutto rimanere, le parole chiave da seguire come un faro nella notte, verso un porto che vogliamo immaginare sicuro: il futuro. 

Buon Natale a tutti.

 

[Alessandro Quinti]