Ferruccio Amendola
Un ritratto di Ferruccio Amendola (1930-2001): attore, doppiatore e direttore del doppiaggio, ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione. Doppiatore italiano tra i più conosciuti ed apprezzati, è noto soprattutto per aver prestato la propria voce a Robert De Niro, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman, Al Pacino, Tomas Milian, Peter Falk e Bill Cosby.
Il III Municipio della Capitale gli ha dedicato una via nel quartiere Porta di Roma.
Nato a Torino il 22 luglio del 1930 - romano di adozione - attore, ma soprattutto “voce italiana” di alcuni delle più importanti star di Hollywood, Ferruccio Amendola ha prestato la sua inconfondibile voce a Dustin Hoffman in 'Kramer contro Kramer', 'Un uomo da marciapiede', 'Il piccolo grande uomo' e 'Tootsie', a Sylvester Stallone nelle serie di 'Rocky' e quella di 'Rambo', a Robert De Niro in 'Taxi Driver', 'Toro scatenato' e 'Il cacciatore', ad Al Pacino in 'Serpico' e Mickey Rourke, ma anche agli italiani Maurizio Arena e Tomas Milian.
Figlio e nipote di attori (suo padre era il regista cinematografico Pietro), Amendola ha iniziato la carriera da doppiatore prestando la voce al bambino di 'Roma città aperta' seguendo i consigli della nonna, sua prima insegnante di dizione. Alla professione di doppiatore si è poi dedicato all’età di 27 anni, lavorando sia in teatro con Walter Chiari sia sul grande schermo. Oltre che voce, infatti, Amendola è stato anche un volto del cinema italiano.
Ne 'La grande guerra' di Mario Monicelli, la sua interpretazione più importante, è stato il soldato De Concini, nome preso in prestito allo sceneggiatore Ennio. Fra gli altri film interpretati ricordiamo 'Viaggio di nozze all'italiana', 'Riderà', 'Chissà perché capitano tutte a me', 'Il ladro di Damasco' e 'Cuore matto'.
A dispetto della lunga carriera, iniziata nel 1942 con 'Gian Burrasca', ha però conosciuto la popolarità con la fiction e la pubblicità per il piccolo schermo.
Aveva iniziato con 'Storie d'amore e d'amicizia' di Franco Rossi, è stato poi il portinaio Pietro innamorato di Maria Fiore in 'Quei trentasei gradini', quindi il barbiere Ulisse in 'Little Roma', e il dottor Aiace in 'Pronto Soccorso'. Tutti uomini burberi dal cuore d'oro, proprio come lui che si era anche impegnato in campagne pubblicitarie a scopo benefico, come quella del 1996 per Greenpeace e, negli ultimi mesi di vita, a favore della Giornata dei diritti dell'infanzia.
Dalla moglie Rita Savagnone, anche lei doppiatrice, ha avuto tre figli: Claudio, attore come i genitori, Federico e Silvia.
Si è spento a Roma il 3 settembre del 2001, dopo una lunga malattia, all’età di 71 anni.