Giacomo Balla 

 

Nel sessantennale della scomparsa, ripercorriamo insieme i momenti salienti della vita del grande maestro futurista Giacomo Balla (1871-1958).  

 

Lo scorso anno - dal 20/3 al 26/4 2017 - la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma lo ha omaggiato con la splendida mostra “Giacomo Balla. Un'onda di luce”, a cura di Stefania Frezzotti, proponendo per la prima volta insieme le opere provenienti da due donazioni elargite dalle figlie del grande maestro futurista - Elica e Luce - durante il XX secolo.

L’esposizione ha offerto l’occasione di una rilettura efficace dell’intero percorso creativo di Balla, sempre teso verso la sperimentazione, nel quale è possibile individuare come fil rouge il valore della luce quale linfa vitale dell’immagine. Da qui anche la scelta evocativa del titolo, che ha preso spunto dal dipinto in mostra “Un’onda di luce” del 1943.

Il percorso espositivo è partito dalla fase pioneristica del primo decennio del Novecento, quando Balla individua nel divisionismo e nella fotografia il linguaggio del moderno, attraversando poi le ricerche sulle dinamiche del movimento e della velocità, per passare agli studi per motivi decorativi e per le arti applicate, arrivando infine alla lunga stagione di adesione ad un suo personalissimo realismo, e di ritorno ai temi a lui cari del paesaggio romano, del ritratto e degli affetti familiari. 

 

Giacomo Balla nasce a Torino il 18 luglio del 1871.

Dal 1891 frequenta l'Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 1895 si stabilisce a Roma, dove lavora come illustratore e ritrattista e partecipa ad alcune mostre annuali della Società degli Amatori e Cultori.

Nel 1900 parte per Parigi per visitare la Exposition Universelle. Qui vede le opere dei pittori impressionisti, dei "pointillistes", e rimane attratto dagli studi fotografici sul movimento di Marey.

Tornato in Italia, si propone di promuovere il divisionismo. Boccioni, Severini e Sironi sono alcuni dei suoi allievi.

La sua pittura combina intelligentemente un'attenzione alle tematiche sociali, con l'interesse scientifico negli effetti della luce: un ingrediente che porterà con sè nel corso di tutta la sua vicenda futurista.

Negli anni seguenti Giacomo Balla intensifica gli studi sulla luce e il movimento. Nel 1909 dipinge Lampada ad arco.

Nel Febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica su Le Figaro il Manifesto del Futurismo. Balla è profondamente attratto dalle idee di Marinetti.

Dall'incontro con Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini scaturisce il Futurismo nell'arte.

Nel 1910 Balla sottoscrive il Manifesto dei Pittori Futuristi, seguito immediatamente dal Manifesto Tecnico della Pittura Futurista.

L'analisi del movimento, attraverso la sua scomposizione in fasi successive riprodotte contemporaneamente, appare in opere celebri, come Bambina che corre sul balcone e Dinamismo di un cane al guinzaglio, del 1912.

Nello stesso anno si trasferisce a Düsseldorf per lavorare alle decorazioni di Casa Löwenstein. Qui realizza le prime opere del ciclo Compenetrazione iridescente, in cui gli effetti di luce e movimento sono ridotti a schemi geometrici.

Dal 1913 Giacomo Balla inizia a svolgere un ruolo più attivo all'interno del gruppo futurista. Partecipa alla mostra del Teatro Costanzi di Roma.

Nel 1915, firma, insieme a Fortunato Depero, il Manifesto della Ricostruzione futurista dell'Universo.

Sono anni di intenso lavoro: Balla si dedica a sperimentazioni materiche e si occupa della realizzazione di scenografie, arredamento e abbigliamento. Fa anche esperimenti cinematografici.

Tra il 1914 e il 1915 si impegna attivamente in favore dell'intervento dell'Italia in guerra.

Nel 1925 Giacomo Balla partecipa con Depero e Prampolini alla "Exposition des Arts Décoratifs" a Parigi. Nel 1929 sottoscrive il Manifesto dell'Aeropittura futurista, che segna il suo ultimo atto di adesione al futurismo.

Nel corso degli anni '30 Balla si dissocia dal movimento, nella convinzione che la "pura arte" si possa scoprire solamente nel realismo assoluto. D'ora in avanti, le sue opere saranno caratterizzate da una pittura di tipo figurativo, affine a quella degli esordi, ma di minor impatto.

Si spegne a Roma il 1° marzo del 1958. 

 

24/4/2018