Gian Maria Volonté
Rivoluzionario, partigiano, idealista, anarchico: per lui gli aggettivi si sprecano. Ma i più, tra gli addetti ai lavori, sono concordi nel ritenerlo l’attore più completo del cinema italiano del Novecento. Il III Municipio della Capitale gli ha dedicato una strada nel quartiere Porta di Roma.
Gian Maria Volonté nasce a Milano il 9 aprile del 1933. Diplomatosi nel 1957 all'Accademia d'arte drammatica, due anni dopo si fa notare per la sua interpretazione, in versione televisiva, de "L'idiota" di Dostoevskij. Esordisce nel cinema con "Sotto dieci bandiere" (1960) di Duilio Coletti, ottenendo in seguito il plauso della critica per le prove fornite in "Un uomo da bruciare"(1962) di Paolo e Vittorio Taviani e ne "Il terrorista" (1963) di Gianfranco De Bosio.
Un'ampia popolarità gli viene dai western di Sergio Leone "Per un pugno di dollari" (1964) e "Per qualche dollaro in più" (1965), dove veste i panni del bandito crudele e spietato. Lavora poi con Mario Monicelli ("L'armata Brancaleone", 1966), Carlo Lizzani ("Svegliati e uccidi", 1966; "Banditi a Milano", 1968), Damiano Damiani ("Quien sabe?", 1967), Sergio Sollima ("Faccia a faccia", 1967): è di questo periodo uno dei due incontri (l'altro sarà con Francesco Rosi) davvero importanti della sua carriera, quello con Elio Petri. Dopo l'adattamento da Leonardo Sciascia di "A ciascuno il suo" (1967), sotto la sua guida egli diverrà - in "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1970), "La classe operaia va in paradiso"(1971) ed il discusso "Todo modo" (1976) - il volto più rappresentativo di un cinema a forte connotazione politica e civile.
Dotato di straordinarie capacità mimetiche, Volonté sarà capace di metterle a frutto con esiti impressionanti, calandosi nei panni di personaggi realmente esistiti; come ne "Il caso Mattei" (1972) e "Lucky Luciano" (1973) di Francesco Rosi o ne "Il caso Moro" (1986) di Giuseppe Ferrara, dove incarna lo statista democristiano - satireggiato nel già citato "Todo modo" - con straziata aderenza e toccante partecipazione.
Nelle sue non frequenti apparizioni in pellicole straniere, sarà di rado altrettanto convincente (da ricordare "L'attentato", girato da Yves Boisset nel 1972, in cui interpreta il leader marocchino Ben Barka).
L'esito migliore delle sue ultime stagioni è quello di "Porte aperte" (1990), bell'adattamento da Sciascia di Gianni Amelio, in cui è un giudice tenace ed umano.
Volonté muore sul set de "Lo sguardo di Ulisse" di Thodoros Anghelopulos, per un infarto, il 6 dicembre del 1994.