Guido Gozzano

 

La vita e le opere di Guido Gozzano (1883-1916): il ritratto di uno dei maggiori poeti italiani. Il III Municipio della Capitale gli ha intitolato una Piazza nel quartiere Talenti.

 

Guido Gustavo Gozzano nasce a Torino il 19 dicembre del 1883, quarto figlio di Diodata Mautino (nipote dunque da parte materna del senatore Massimo Mautino, buon conoscente di D'Azeglio e Cavour) e dell'ingegner Fausto Gozzano, entrambi nativi di Agliè Canavese.

Frequenta le scuole a Torino con modesto profitto, come anche in seguito.

Nel 1896 viene iscritto alla seconda ginnasiale presso il Liceo Cavour, mentre l'anno successivo è messo in collegio a Chiasso assieme all'amico di quegli anni, Ettore Colla.

Nel 1898 rientra al Cavour e si separa da Ettore, dislocato a Pinerolo, senza che perciò la loro amicizia si allenti; anzi intercorre tra i due ragazzi un fitto e interessante epistolario.

Di salute cagionevole, d'estate Guido viene portato, come già l'anno precedente e poi quasi sempre, a villeggiare al mare.

Nel marzo del 1900 muore il padre. Nel novembre viene iscritto alla prima liceo presso il collegio privato Ricaldone di Torino.

La corrispondenza con Colla registra, ma anche probabilmente moltiplica e ingigantisce, episodi piccanti e passioni adolescenti.

Tra il 1902 e il 1903 frequenta l'ultimo anno di liceo a Savigliano, in un collegio di assai blanda disciplina, che favorisce fughe e avventure dai risvolti “boccaccevoli”. Ottiene quindi la licenza liceale nella sessione autunnale.

Tra il 1903 e il 1906 si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Torino, ma si aggira più volentieri nella Facoltà di Lettere attrattovi dalla presenza, alla cattedra di Letteratura italiana, di Arturo Graf. Dalle lezioni e letture dantesche di quest'ultimo deriverebbero la rilettura della Commedia di Gozzano, e il famoso quaderno zeppo di citazioni. Erano allora allievi, con lui, molti personaggi importanti di quell'epoca come Vallini e Calcaterra.

Frequenta anche la Società di Cultura, che organizzava ogni giovedì una conferenza a palazzo Madama e aveva una sede sociale con ricca biblioteca in via delle Finanze; ma il gruppo di cui più spesso fa parte Gozzano si distinge più per goliardismo che per amore della cultura.

Il curriculum studentesco di Gozzano procede lentissimamente: sono invece di questi anni, pare, anche le sue letture di poeti francesi e belgi.

È appassionato frequentatore di teatri e camerini: ammiratore fervidissimo di Emma Grammatica e ammiratore galante della giovane Lyda Borelli.

Il 1907 è l'anno della “Via del rifugio” e dell'aperto rivelarsi della malattia con una violenta pleurite, che lo costringe a isolarsi fin da maggio in Liguria; è anche l'anno dell'avvicinamento ad Amalia Guglielminetti, iniziato con la cortesia letteraria dello scambio delle loro fortunate raccolte, uscite quasi contemporaneamente in primavera. Con questo reciproco invio della “Via del rifugio” e delle “Vergini folli” e i reciproci giudizi di lode, comincia l'unico capitolo amoroso certo e importante della biografia gozzaniana.

Nel 1908 passa l'estate a Ronco Canavese; in novembre torna a San Francesco d'Albaro, l'abituale soggiorno ligure. Intanto prosegue l'elaborazione dei “Colloqui”.

Il 2 gennaio del 1909 la madre di Gozzano, cinquantunenne, è colpita da paralisi: sopravvive e migliora, ma non si riprenderà più. Si accentuano anche le preoccupazioni economiche aperte dalla morte precoce del padre. I Gozzano devono vendere il Meleto (la casa di Agliè) e ridursi in un appartamento più modesto.

Guido soggiorna a Bertesseno Viù, nelle Alpi Graie, da giugno a settembre.

 

Nel 1910 procedono la stesura e la pubblicazione in rivista ("La Riviera Ligure" e "La Rassegna Latina") dei “Colloqui”.

Gozzano trascorre l'estate ai duemila metri di Fiery d'Ayas in Valle d'Aosta.

Nel 1911 escono a stampa in volume i “Colloqui”.

A Torino si inaugura in primavera l'Esposizione per il cinquantenario del Regno d'Italia, e Gozzano si inserisce nell'occasione celebrativa con una serie di articoli giornalistici, più torinesi, com'era ovvio, che non risorgimentali.

Nel febbraio 1912 si imbarca a Genova con l'amico Giacomo Garrone, anche lui malato, e sbarca il 5 marzo a Bombay. Soggiorna poi soprattutto a Ceylon, che sarebbe stata anche la culla di tutto un gruppo di poemetti "indiani" tipo “Ketty” poi scomparsi, distrutti o mai scritti. Lascia Bombay a fine aprile e torna in Italia.

“Verso la cuna del mondo” nasce in parte dal viaggio e in parte da un'invenzione esotico-orientaleggiante e misticheggiante, nella quale ha giocato più l’influenza dello scrittore francese Pierre Loti che l'esperienza diretta.

Tra il 1913 e il 1915 pensa e lavora alle “Farfalle”, per le quali è pronto il contratto con l’editore Treves.

Alterna diversi soggiorni marini mentre abbandona, inspiegabilmente, la montagna. La malattia si aggrava.

L'Italia entra in guerra.

Nel 1916 torna in Liguria dove, anche a causa del sole estivo, il 16 luglio la malattia esplode in una crisi decisiva.

Trasportato in condizioni ormai disperate a Torino, si spegne il 9 agosto, a soli trentadue anni.