Hannah Arendt 

 

 

Un ritratto di Hannah Arendt (1906-1975): figura eminente del Novecento, è ricordata per la sua opera di filosofa e storica, focalizzata sulla natura del potere e dell’autoritarismo. Nel 2012 è stato realizzato un film sulla sua vita, diretto dalla regista tedesca Margarethe von Trotta, proiettato per la prima volta in Italia il 27 gennaio del 2014, in occasione della “Giornata della Memoria”. 

 

Hannah Arendt nasce il 14 ottobre del 1906 a Hannover, in una famiglia benestante appartenente alla borghesia ebraica. A Königsberg, dove nel frattempo la famiglia si è trasferita, consegue nel 1924 l'Abitur, titolo di studio che equivale al Diploma di Maturità italiano. Decide quindi di iscriversi all'Università di Marburg, dove si stava facendo strada la tendenza più interessante di quegli anni: la fenomenologia di Husserl. Qui la Arendt incontra un giovane docente destinato a diventare uno dei pensatori più importanti del Novecento: Martin Heidegger. Con il filosofo tedesco Hannah intratterrà un rapporto personale intenso, che la coinvolgerà sotto diversi aspetti per l'intero arco della vita.

Nel 1925 si reca a Friburgo per un semestre di studio, al fine di seguire le lezioni del fondatore della filosofia fenomenologica Edmund Husserl. Poi, seguendo le indicazioni di Heidegger si sposta all'Università di Heidelberg, dove sotto la guida di Karl Jaspers prepara e porta a termine la ricerca di dottorato “Der Liebensbegriff bei Augustin” (“Il concetto di amore in Agostino. Saggio di interpretazione filosofica”).

Nel 1929, trasferitasi a Berlino, ottiene una borsa di studio per una ricerca sul romanticismo dedicata alla figura di Rahel Varnhagen (“Rahel Varnahagen. Storia di un'ebrea”). Nello stesso anno sposa Günther Stern, un filosofo conosciuto anni prima a Marburg. Nel 1933, dopo l'avvento al potere del nazionalsocialismo e l'inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, Hannah abbandona la Germania attraversando il cosiddetto "confine verde" delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova e Ginevra arriva a Parigi, dove conosce e frequenta, tra gli altri, lo scrittore Walter Benjamin e il filosofo e storico della scienza Alexander Koiré.

Fino al 1951, anno in cui le verrà concessa la cittadinanza statunitense, rimane priva di diritti politici. Nella capitale francese collabora presso istituzioni finalizzate alla preparazione di giovani a una vita come operai o agricoltori in Palestina (l'Agricolture et Artisan e la Yugend-Aliyah) e diventa, per alcuni mesi, segretaria personale della baronessa Germaine de Rothschild.

Nel 1940 si sposa per la seconda volta, con Heinrich Blücher. Ma gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale portano Hannah Arendt a doversi allontanare anche dal suolo francese. Internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto "straniera sospetta" e poi rilasciata, dopo varie peripezie, riesce a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York, che raggiunge insieme al coniuge nel maggio del 1941.

Il periodo americano inizia in maniera non facile: alle iniziali difficoltà economiche si aggiunge l'impegno, faticoso quanto necessario, dell'apprendimento di una nuova lingua. Nonostante tutto, è proprio nel nuovo mondo che Hannah ha modo di creare nuove amicizie e di scrivere opere importanti, che le permettono di acquisire autorevolezza e notorietà come intellettuale e pensatrice politica. Nella sua intensa attività, Hannah Arendt è costantemente supportata da una particolare familiarità con la scrittura: possiede infatti il talento non comune di unire, con fluidità, il pensiero alla penna. In modo più o meno marcato, ma sempre indelebile, tale capacità può essere vista come un segno distintivo, presente in tutti i suoi scritti. Le riflessioni vengono proposte attraverso uno stile personale, rigoroso e discorsivo al tempo stesso. In quanto scrittrice avversa al dogmatismo culturale, Hannah Arendt non vuole la passività del lettore, ma al contrario ricerca e richiede un suo coinvolgimento attivo, attento, dialogico.  

La figura e l'opera di questa pensatrice possono costituire un esempio eloquente della possibilità di un felice connubio fra pensiero e parola, contemplazione e azione, tradizione e innovazione.

Nel 1951 pubblica il fondamentale “The Origins of Totalitarianism” (“Le origini del totalitarismo”), frutto di una accurata indagine storica e filosofica. In tale contesto, particolarmente interessante risulta essere l'analisi della cosiddetta "ideologia", intesa come uso indebito della facoltà razionale umana e perciò crogiolo potenziale di ogni dinamica totalitaria.

Dal 1957 comincia la carriera accademica vera e propria: ottiene insegnamenti presso le Università di Berkeley, Columbia, Princeton e, dal 1967 fino alla morte, anche alla New School for Social Research di New York.

Nel 1961, in qualità di inviata del settimanale "New Yorker", assiste al processo contro il gerarca nazista Adolf Eichmann. Il resoconto di questa esperienza viene inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista newyorkese e successivamente proposto in forma unitaria nel 1963, con il libro “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil” (“La banalità del male. Eichmann in Gerusalemme”).

Sempre nel 1963 pubblica “On Revolution” (“Sulla rivoluzione”), saggio politologico dalle cui pagine emergono giudizi negativi sia sulla Rivoluzione francese sia su quella russa. L'assunto principale dell'opera, il punto fisso su cui fa leva il discorso dell'autrice, è l'intelligenza della correlazione presente fra libertà e politica.

Nel 1972 viene invitata a tenere le “Gifford Lectures” all'Università scozzese di Aberdeen, che già in passato aveva ospitato pensatori di prestigio come Bergson, Gilson e Marcel. Due anni più tardi, durante il secondo ciclo delle "Gifford", subisce il primo infarto.

Altre opere significative sono “The Human Condition” del 1958 (“Vita activa. La condizione umana”) e il volume teoretico “The Life of the Mind” (“La vita della mente”), uscito postumo nel 1978, attraverso cui Hannah, sulla scia originaria della migliore filosofia greca, riporta al centro dell'esistenza umana la "meraviglia". Tale "stupore" metafisico non è uno stato psicologico, bensì un elemento costitutivo della capacità dell'essere umano di conoscere, pensare e vivere in modo costruttivo, come persona in comunione con altre persone.

Il 4 dicembre del 1975 muore a causa di un secondo arresto cardiaco, nel suo appartamento di Riverside Drive a New York.