Hoover  

 

La vita di John Edgar Hoover (1895-1972): il ritratto del fondatore del Federal Bureau of Intelligence, noto come F.B.I. o semplicemente, come lo chiamava Hoover, il Bureau. 

 

Nato a Washington il 1° gennaio del 1895, giovane e reazionario, ambizioso e spregiudicato, John Edgar Hoover venne assunto nel 1919 dal procuratore generale Alexander Palmer al Dipartimento di Giustizia e si incaricò con zelo di indagare su presunti rivoluzionari, bolscevichi o sovversivi, fossero solo sindacalisti o difensori dei diritti civili. Iniziò un’immensa opera di archiviazione di dati, documenti, informazioni riservate.

Sulla base di queste informazioni il 7 novembre 1919 (secondo anniversario della rivoluzione sovietica) coordinò l’arresto di oltre 10.000 attivisti, in parte vennero incarcerati, molti espulsi, la maggior parte liberati. L’operazione spazzò via definitivamente il nascente partito comunista e consentì di schedare gli avvocati difensori e recuperare informazioni sui manifestanti, insomma di avere le basi per controllare tutti i focolai di protesta, le organizzazioni sindacali e i movimenti per i diritti civili negli anni a venire. La lotta al comunismo e ai presunti sovversivi che minacciavano i valori americani divenne un’ossessione per Hoover e portò lui stesso e il suo Bureau a utilizzare metodi più spregiudicati di pedinamento, dossieraggio, ricatto, poco importa se era necessario violare le leggi.

Nominato vice direttore del F.B.I. nel 1921 ne diventerà direttore nel 1924, a soli 29 anni. Spazzati via raccomandati e corrotti, instaurate rigide regole di selezione e una disciplina ferrea, pur con l’iniziale scarsità di mezzi a disposizione Hoover diede vita a una potentissima macchina di investigazione. Hoover fu infatti l’inventore delle moderne tecniche di investigazione basate su metodi scientifici, raccolta di informazioni, di prove, impronte, tracce. Queste tecniche, unite alla organizzazione e alla determinazione del gruppo, portarono innegabili successi nella lotta al crimine, sgominando le bande che dominavano gli anni Venti del gangsterismo.

Carente nella lotta alla mafia, Hoover si distinse dunque nella lotta al comunismo. Zelante braccio esecutivo del maccartismo, nel 1950 pubblicò il ‘Red Channels’, un opuscolo con i nomi di 151 artisti, registi, attori, scrittori, musicisti, da Orson Welles a Pete Seeger, da Leonard Bernstein a Dorothy Parker, che venivano indicati come comunisti e quindi messi al bando per attività anti americane. Negli anni ’50 dette vita al “Programma Cointelpro” un’immensa opera di schedatura di presunti attivisti bolscevichi, da Charlie Chaplin a Martin Luther King (negli anni Sessanta creò un dossier anche su John Lennon).

Ma in quel periodo cominciò anche il suo declino personale. Sopportato dai presidenti che lo confermavano anche sotto ‘velati’ ricatti, Hoover iniziò ad essere accusato di violare i diritti umani e di non osservare le leggi americane. Lasciò che i ghetti neri fossero invasi dall’eroina, permise attentati e violenze per accrescere il proprio potere personale e ci fu più di un sospetto sulla negligenza delle indagini sull’uccisione del presidente John Fitzgerald Kennedy e di suo fratello Bob (con cui i rapporti erano pessimi).

Hoover scelse come suo vice Clyde Tolson, selezionato nonostante non soddisfacesse i requisiti del Bureau e fosse sospettato di omosessualità.

I due furono legatissimi per tutta la vita, suscitando più di un sospetto che la loro relazione andasse ben oltre il legame professionale o la semplice amicizia. Chi azzardò insinuare pubblicamente che Hoover fosse omosessuale, come il giornalista Ray Tucker, venne intimidito, attaccato a colpi di dossier, ricondotto nei ranghi e portato ad esempio per eventuali ‘ficcanaso’.

Quando morì, nel 1972, il 2 maggio, sotto la presidenza Nixon, Hoover era ancora capo del Bureau. La segretaria personale Helen Tandy, che come Tolson aveva sacrificato la propria vita per la causa di Hoover, si affrettò a distruggere il suo enorme e temutissimo archivio privato, che non fu mai trovato.

Il palazzo in cui ha sede la F.B.I. è tuttora intitolato a J. Edgar Hoover, capo del Bureau per 48 anni, durante i quali passarono dieci presidenti senza intaccarne minimamente il potere. 

 

27/12/2017