“In arte Nino”: omaggio a Nino Manfredi. 

 

 

Aveva inaugurato (tra i titoli fuori concorso) la decima edizione del Roma Fiction Fest 2016.

Scritto e diretto per Rai Fiction da Luca Manfredi - primogenito del grande attore ciociaro - destinato prossimamente alla prima serata di Rai1, il film Tv “In Arte Nino” racconta gli anni della gioventù di Nino, interpretato dall’ottimo Elio Germano. Fa parte del cast Miriam Leone, nel ruolo della moglie Erminia.   

      

Nino Manfredi dunque (1921-2004): più di cento film per il cinema, una quarantina di partecipazioni televisive, tre regie, dodici sceneggiature e tanto teatro. Il ritratto di un grande interprete. 

 

Nino Manfredi nasce il 22 marzo del 1921 a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. Esordisce quindi in teatro intorno alla metà degli anni Quaranta recitando, fra l’altro, in ruoli drammatici nelle rappresentazioni di Shakespeare e Pirandello al Piccolo Teatro di Milano, per la regia di Giorgio Strehler. Seguono interpretazioni comiche sia in varietà radiofonici, sia nel teatro di rivista romano. 

Ma la popolarità arriva negli anni Cinquanta con il cinema, grazie ad alcuni film in cui interpreta con abilità vizi e ingenuità dell’ “italiano del boom”: tra questi, sono da ricordare “Tempo di villeggiatura” (1956), “Susanna tutta panna” (1957), “Guardia, ladro e cameriera” (1958), “Audace colpo dei soliti ignoti” (1959) e “L’impiegato” (1960), dove ottiene il primo ruolo da protagonista. I quattro diversi ruoli interpretati in “Questa volta parliamo di uomini” (1965) di Lina Wertmüller gli valgono il suo primo riconoscimento ufficiale, ovvero il Nastro d’argento.
Contemporaneamente Manfredi approda in televisione con sceneggiati di successo come “L’alfiere” e “Un trapezio per Lisistrata”, quest’ultimo a fianco di Delia Scala, con la quale conduce anche l’edizione del 1960 di “Canzonissima”; per l’occasione crea anche il celebre personaggio del ciociaro “barista di Ceccano”. La consacrazione a teatro arriva pochi anni dopo, nel 1963, con il memorabile “Rugantino” di Garinei e Giovannini.

Per tutti gli anni Sessanta e Settanta Manfredi continua a interpretare ruoli cinematografici che sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo, come quello del rappresentante scambiato per gerarca fascista in “Anni ruggenti” (1962); del barbiere innamorato di “Straziami, ma di baci saziami” (1966); dello stregone in “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” (1968); dell’innocente perseguitato in “Girolimoni, il mostro di Roma” (1972), o dell’emigrante italiano in Svizzera del malinconico “Pane e cioccolata” (1974). 
Nel 1970 dirige l’interessante riflessione sulla religione “Per grazia ricevuta” (sua seconda regia dopo “L’avventura di un soldato”, segmento del film a episodi “L’amore difficile”, del 1962), premiato a Cannes con la Palma d’oro per la miglior opera d’esordio, della quale è anche protagonista.

Nel 1981 Manfredi dirige il suo terzo film, la commedia enigmatica e crepuscolare “Nudo di donna”. Collabora anche alla sceneggiatura de “Il giocattolo” di Giuliano Montaldo (1979), amara satira in cui interpreta un uomo divenuto ossessionato della sua pistola.

Seguono altri successi come “C’eravamo tanto amati” (1974) di Ettore Scola, “In nome del Papa Re” (1977) di Luigi Magni e “Café Express” (1980) di Nanni Loy: gli ultimi due gli fruttano ancora il Nastro d’argento.

In televisione Manfredi regala un altro dei suoi personaggi più riusciti e commoventi, il Geppetto del “Pinocchio” di Luigi Comencini, mentre nel 1975 impersona Barabba per “La vita di Gesù”.

È sempre al piccolo schermo che l’attore dedica le sue energie negli anni più recenti, con ruoli in miniserie come “Un commissario a Roma” e “Linda e il brigadiere”, al fianco di Claudia Koll, ma anche con fiction come “Una storia qualunque” e “Un posto tranquillo”.

L’ultima sua apparizione televisiva risale al gennaio del 2003, con il film per la Tv “La notte di Pasquino”, diretto dall’amico Luigi Magni, e con il doppiaggio del cartone animato “L’apetta Giulia e la signora Vita”.

L’ultimo riconoscimento tributato a Manfredi è quello della Mostra del Cinema di Venezia 2003, in cui appare anche tra i protagonisti della storia della Mostra passati in rassegna dal cortometraggio “Venezia 60”.

Il Premio Bianchi, ritirato dalla moglie Erminia Ferrari, accompagna le immagini dell’ultimo film interpretato dal grande attore, “La fine di un mistero”, in cui Manfredi presta il volto a Federico Garcia Lorca,  il poeta spagnolo fucilato dal regime franchista nel 1936.

Dopo una lunga malattia, Nino Manfredi  muore a Roma, all’età di 83 anni, il 4 giugno del 2004

 

10/9/2017