Indro Montanelli

 

 

Il 22 aprile del 1909 nasceva Indro Montanelli (1909-2001). Padre nobile del giornalismo italiano, è stato probabilmente il più lucido testimone dell'Italia del Novecento, che ha instancabilmente raccontato con il piglio del cronista e dello storico.

A lui ho recentemente dedicato un appassionato ebook Kindle, con collegata edizione cartacea/tascabile, entrambi disponibili on line nello Store di Amazon. Pubblicazioni che evidentemente vi invito a leggere. 

Qui e ora, intanto, attraverso il profilo biografico che segue, ripercorriamo insieme le fasi salienti e i momenti cruciali della vita e della carriera di una delle penne più famose della storia del giornalismo. 

 

Indro Montanelli nasce il 22 aprile del 1909 a Fucecchio, in provincia di Firenze, da Maddalena Doddoli e Sestilio Montanelli, nel palazzo di proprietà della famiglia della madre.

Passa l'infanzia nel paese natale e spesso è ospite alle "Vedute", presso la villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio per quasi un ventennio nei primi anni del ‘900. A Emilio Bassi, che spesso considerò come un "nonno" adottivo, resterà legato tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel 1987.

Il padre, preside di Liceo, è trasferito prima a Lucca, poi a Nuoro, dove il giovane Indro lo segue. Seguendo ancora gli spostamenti del padre, frequenta il liceo a Rieti.

Si iscrive quindi alla facoltà di Giurisprudenza a Firenze, ma trascorre periodi in Francia, a Grenoble e a Parigi, dove inizia l'apprendistato giornalistico collaborando a "Paris soir".

Oltre che in Giurisprudenza consegue anche la laurea in Scienze Politiche.

Nei primi anni Trenta aderisce alle ideologie anticapitalistiche e antiborghesi; entra in contatto con Berto Ricci e collabora con "L'Universale". In questo periodo conosce Leo Longanesi, che indicherà sempre come suo maestro di giornalismo.

Nel 1935, nelle edizioni del Selvaggio, esce il suo primo libro "Commiato dal tempo di pace". Passa in Canada come corrispondente di Paris Soir e per integrare i guadagni tiene conferenze per le comunità italiane locali; fa anche il contabile in una fattoria finché viene assunto dall'Agenzia di New York dell'United Press.

Partecipa come volontario alla guerra di Etiopia - 1935-36 - da dove invia le sue corrispondenze di guerra che saranno raccolte nel volume "Ventesimo battaglione eritreo". Sul campo di battaglia si guadagna due decorazioni.

Nel 1937 è in Spagna durante la guerra civile, come corrispondente del "Messaggero" di Roma. Il suo servizio sulla battaglia di Santander è considerato offensivo per l'onore delle forze armate. Viene rimpatriato per ordine personale di Mussolini e sospeso dal Partito Fascista a cui non aderirà più. Nell'impossibilità di svolgere la professione di giornalista, ottiene il posto di direttore dell'Istituto di Cultura di Tallinn e di lettore di letteratura italiana presso l'Università di Dorpat in Estonia, dove resta per circa un anno.

Nel 1938 rientra in Italia dove Aldo Borelli, direttore del "Corriere della Sera", gli offre un contratto di collaborazione per articoli di viaggi e di letteratura, evitando però temi politici. Viene quindi inviato in Albania per un servizio su quel paese alla vigilia della conquista italiana. Dalle corrispondenze inviate al Corriere nasce il libro "Albania una e mille" (1939).

Nel luglio del 1939 viene inviato dal Corriere in Germania per seguire un gruppo di giovani fascisti che in bicicletta dovevano fare un giro di propaganda. Qui rimane fino allo scoppio della guerra, per spostarsi poi sul fronte dove assiste alla resa della Polonia. Ancora una volta è Mussolini in persona a deplorare gli articoli di Montanelli, costretto a ritirarsi di nuovo in Estonia. Qui viene sorpreso dall'invasione da parte dell'Unione Sovietica e si trasferisce in Finlandia, a Helsinki. Ma anche qui giunge ben presto l'attacco da parte dei Sovietici che viene raccontato in diretta da Montanelli.

Nel 1940 segue la guerra russo-finlandese fino al mese di marzo, quando i Sovietici si ritirano. In aprile si trasferisce a Oslo, ancora una volta mentre sta arrivando l'esercito tedesco. Anche qui le sue corrispondenze lo rendono sgradito sia ai Tedeschi che agli Inglesi, di cui critica l'impreparazione. Costretto ad allontanarsi, alterna poi soggiorni in Svezia e in Norvegia.

Tornato a Roma, assiste alla dichiarazione di guerra da parte dell'Italia - 10 giugno 1940 - ed è inviato sul fronte francese; quindi si sposta attraverso Belgrado, Sofia, Bucarest e Budapest. Il 26 ottobre è richiamato a Roma, da dove viene inviato in Grecia a seguire la disastrosa campagna militare italiana. Si porta dunque in Iugoslavia dove assiste all'indipendenza del Montenegro. Finiscono qui le sue corrispondenze di guerra, anche se continua la sua collaborazione al "Corriere della Sera".

Il 24 novembre del 1942 sposa a Milano Maggie De Colins De Tarsienne.

Nel 1943 è ricercato perché accusato di aver scritto un articolo sugli amori del Duce, ma riesce a sfuggire all'arresto dei Fascisti.

Il 5 febbraio 1944 viene catturato dai Tedeschi in Val d'Ossola dove cercava di raggiungere i partigiani del Partito d'Azione: è processato, percosso e condannato a morte il 20 febbraio. Anche la moglie Maggie è arrestata e accusata di tradimento, in quanto austriaca, per non aver denunciato il marito. Rimane in carcere per tre mesi a Gallarate e poi a San Vittore, ma la sentenza non viene eseguita grazie all'interessamento del cardinale Schuster, la cui mediazione era stata richiesta dal Vaticano su sollecitazione della madre di Indro, infaticabile nel tentare tutte le strade per salvare il figlio. Riuscito a fuggire di prigione, ripara in Svizzera dove rimane fino alle fine della guerra.

Nel 1945 riprende il suo posto al "Corriere della Sera", a cui collabora con numerosi servizi specialmente sulla Terza pagina. Nel dopoguerra escono i suoi libri di carattere satirico e di costume. Inizia poi nel 1957, con la Storia di Roma, la serie di volumi dedicati alla divulgazione storica, che ottengono un grande successo di pubblico, coprendo in oltre quarant'anni di attività tutta la Storia d'Italia fino ai giorni nostri. Collabora anche a diversi periodici, tra cui "Il Borghese", spesso utilizzando pseudonimi.

Nel 1956 è in Ungheria dove, ancora una volta, racconta in diretta un grande evento: la rivoluzione di Budapest e l'arrivo dei carri armati sovietici.

Nel novembre del 1973 inizia la collaborazione con "Oggi", prima con la rubrica "La Stanza", poi con "I Dialoghi" e "Le domande di Oggi - Indro Montanelli risponde al direttore".

Nel 1974 lascia il “Corriere della Sera” per incompatibilità con la linea politica seguita dal direttore Piero Ottone. Fonda il "Giornale nuovo" (il primo numero esce il 25 giugno ‘74), a cui collaborano firme prestigiose quali Enzo Bettizza, Egisto Corradi, Guido Piovene, Cesare Zappulli, tra gli italiani, e Raymond Aron, Eugène Ionesco, Jean François Revel, e François Fejto tra gli stranieri.

Il 6 settembre del 1974 sposa Colette Rosselli.

Il 2 giugno 1977 subisce a Milano un attentato da parte delle Brigate rosse: gli attentatori otterranno in seguito il perdono di Montanelli.

Nel 1987 viene costituita a Fucecchio la Fondazione Montanelli Bassi.

L’11 gennaio 1994, dopo mesi di contrasto con l'editore Silvio Berlusconi - che nel frattempo ha annunciato l'intenzione di scendere in politica - Montanelli insieme ad altri redattori lascia il Giornale e fonda "La Voce", il cui primo numero esce il 22 marzo. Ma il 12 aprile 1995 "La Voce", a corto di capitali e di pubblicità, è costretta a chiudere. Torna al "Corriere della Sera", per il quale firma editoriali e tiene giornalmente una "Stanza" rispondendo alle domande dei lettori. Continuano intanto a uscire i volumi sulla "Storia d'Italia", curati insieme a Mario Cervi.

Infine, il 22 luglio del 2001 Indro Montanelli si spegne a Milano.

L'urna con le sue ceneri è deposta accanto alla tomba della madre nella cappella di famiglia, a Fucecchio.