L'ANALISI


 [di Alessandro Quinti]



[La lunga corsa per il Campidoglio] 

 

La lunga campagna elettorale per il rinnovo dei vertici capitolini sta dunque per dare i suoi frutti. Un rinnovo appeso, infatti, com’è noto, al ballottaggio del 17 e 18 ottobre - 2021 -. Nelle prossime settimane/mesi verrà quindi tracciata la strada da percorrere. Chissà. Solo il tempo ci fornirà le risposte tecniche adeguate per poter immaginare nuovi reali scenari politici e amministrativi dell’Urbe. Quel che è certo è che la stringente attualità post-lockdown impone più che mai la pressoché totale riformulazione di intenti e obiettivi prioritari alla ripresa, alla ripartenza di una città in evidente affanno socio/economico. Perché al di là degli schieramenti, è proprio questo il momento per dimostrare che dalle parole si può - e si deve - passare ai fatti senza ulteriori indugi, a 360°.

Tuttavia, seguendo le iniziative e le spinte propulsive provenienti dai più disparati settori e comparti che animano - o tentano di farlo - la vita sociale, economica, politica e culturale della Capitale, non si può non constatare quante energie e quante abilità professionali veicolino sull’aere capitolino, molte di esse in cerca di riferimenti concreti e trampolini di lancio per spiccare il volo che meritano. Perché è questo il tema. La Roma del futuro deve basare la propria ripartenza proprio su questo punto nevralgico: il riconoscimento del merito e delle competenze inserite in una logica di trasparenza ed efficientamento burocratico ed economico. Un percorso sicuramente già avviato, con segnali positivi ma ancora parziali, insufficienti per garantire lo sviluppo desiderato. Le parole chiave sono pertanto racchiuse all’interno di un concetto semplice e chiaro:  “progettualità di lunga durata ben definita e caratterizzante per il futuro della città”, come emerso dalla recente ricerca, “Roma 2030: scenari di sviluppo nel prossimo decennio” [1], a cura del prof. Domenico De Masi, propriamente sugli aspetti legati allo sviluppo della Città Eterna nel prossimo decennio. Un atteso e necessario cambio di passo per liberare idee, energie e geniali talenti, molti dei quali in standby.

 

 

 


[1]

“Roma 2030: scenari di sviluppo nel prossimo decennio”è il titolo della ricerca realizzata dallo studio De Masi - un nome, una garanzia - per conto della Camera di Commercio di Roma. Terminata a maggio del 2018, la ricerca, diretta dal noto ed autorevole sociologo - già presentata ai vertici capitolini nel mese di luglio dello stesso anno -, nel corso del 2019 è stata oggetto di un nuovo interessante focus di discussione da cui abbiamo tratto alcuni spunti di riflessione sul futuro della Capitale. Quella che viene disegnata, tra le righe del documento in oggetto, è una Città Eterna caratterizzata dalla crisi del ceto medio - un autentico ed autenticato flagello socio/economico - dalla prospettiva di un turismo più povero, a parte una nicchia di segmento top di gamma, e dalla forte concorrenza di Milano sul terreno delle banche e delle grandi imprese - fenomeno in pieno corso -. Per il comparto edilizio poi, le previsioni puntano quasi esclusivamente sul versante delle ristrutturazioni: unica via ancora tanto inesplorata quanto necessaria alla messa in sicurezza dei manufatti urbani. Molte le criticità emerse e segnalate dallo studio: dalla mobilità al degrado, dal problema periferie alle disparità sociali sempre più marcate. Di contro però si rileva una felice impennata del terzo settore, che insieme al fermento culturale e gnoseologico registrato nelle Università, pubbliche e private, dà respiro e speranza ai giovani, e non solo. Il convitato di pietra appare invece la pesante assenza di un progetto ben delineato e caratterizzante per il futuro della città; di una strategia a medio e lungo termine che risulta fondamentale per dare linfa vitale e visione d’insieme alle innumerevoli eccellenze presenti sul territorio ma spesso oscurate dalla elefantiaca burocratizzazione dei processi amministrativi e legislativi.

Conclusione: Roma resta in attesa, quasi fosse in standby, di un rapido e decisivo cambio di passo, per affrontare e agguantare quelle occasioni e quelle opportunità che, come si sa, non si ripresentano così facilmente nella vita. Ogni lasciata è persa, recita il vecchio adagio.