L’Autostrada del Sole

 

 

 

 

La storia di un simbolo del “boom"

 

 

 

 

 

 

Con l’apertura al traffico del tratto Firenze-Roma, nell’ottobre del 1964 - domenica 4 ottobre - l’Autostrada del Sole fu finalmente terminata, almeno nel suo tracciato originario.

C’erano voluti otto intensi anni di lavoro, dal 19 maggio del 1956, quando con una solenne cerimonia era stato celebrato a Milano l’inizio del grande cantiere.

Questa autostrada, che collegava Milano a Napoli, faceva parte del piano poliennale per l’adeguamento delle strade studiato dall’Anas e datato 27 settembre 1952.

Anche in quell’occasione - come quasi sempre quando nel nostro Paese si discute di progetti di infrastrutture - l’idea di realizzare una “grande arteria longitudinale a carattere unitario” attraverso l’Italia suscitò numerose polemiche sulla stampa tecnica e politica.

E non mancarono dissensi anche autorevoli per lo stimolo dell’Aci e di congressi ad alto livello di competenza, succedutisi a Palermo, a Bolzano e sopratutto a Stresa, con le ormai classiche conferenze del traffico.

Nel febbraio del 1953 un piccolo nucleo di importanti industrie - tra cui Agip, Fiat, Pirelli e Italcementi - costituirono una società, la Sisi (Società iniziative stradali italiane), con una dote finanziaria di 100 milioni di lire e Marcello Boldrini alla presidenza.

Tra i compiti della neonata società: individuare le caratteristiche da assegnare alla nuova arteria, lo studio dei vari itinerari, per scegliere i preferibili, i rilevamenti e i tracciamenti sul terreno e le indagini tecniche necessarie, con la collaborazione anche di esperti minerari.

Il progetto di massima fu completato entro il 1953 e fu presentato all’Anas, con l’esplicita disponibilità a cedere gratuitamente i risultati progettuali qualora si fosse scelto di far realizzare la costruzione da una società più direttamente controllata dallo Stato. I rilevamenti e la progettazione proseguirono, e nel luglio del 1954 anche la nuova arteria, ancor prima di nascere, ebbe un nome.

A darglielo fu Marcello Boldrini  che a Milano, in una giornata particolarmente nebbiosa, aveva battezzato “Autostrada del Sole” la futura arteria destinata a “condurre rapidamente verso la luminosità perenne del golfo partenopeo”. 

Prima della sua definitiva costruzione i mezzi commerciali per andare da Napoli a Milano impiegavano circa due giorni di viaggio. Costruire un’arteria di veloce scorrimento avrebbe accorciato i tempi di collegamento e quindi avrebbe abbassato i prezzi al consumo delle merci.

Il concetto informatore dell’Autostrada del Sole aveva un duplice fondamento. Da un lato si basava sulla conformazione fisica dell’Italia: l’A1 avrebbe dovuto infatti costituire una grande arteria longitudinale, una specie di spina dorsale per un paese geograficamente lungo e stretto come il nostro, con tante città importanti - Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli - dislocate sull’asse nord-sud

A livello di funzioni, invece il progetto emulava idealmente il modello complesso di una rete elettrica, a sua volta plurifunzionale, per le linee di trasporto e quelle di distribuzione. Le prime aventi andamento piano-altimetrico il più possibile diretto e veloce, oltre a capacità di traffico elevata; le seconde, essendo destinate a raccogliere e distribuire il traffico nell’interno del territorio compreso tra le grandi aree di trasporto, dovevano allacciare a queste i singoli centri che ne erano discosti.

Il fine primario dell’A1 fu pertanto quello di realizzare un collegamento facile, economico ed efficiente tra nord e sud, nell’ottica di recuperare lo svantaggio economico delle regioni meridionali grazie alle nuove possibilità di comunicazione