L’Italia in movimento 

 

In Italia l’utilitaria è il simbolo della motorizzazione di massa, l’emblema dello stesso “miracolo economico” di cui è sia artefice sia creatura: l’utilitaria è pertanto l’oggetto che incarna la società dei consumi. La sua storia ha inizio durante gli anni della Balilla e della Topolino ma esplode nell’immediato dopoguerra, con la tumultuosa ripresa del nostro Paese impegnato a tempo pieno nella Ricostruzione. L’Italia quindi si “mette in moto”, e dopo la Vespa e la Lambretta gli italiani salgono sulla Cinquecento e sulla Seicento. E mentre l’industria automobilistica decolla, un lungo nastro di autostrade si srotola velocemente da Nord a Sud. Cambiano le città e i paesaggi, ma cambiano anche gli italiani, il loro modo di vivere, la loro mentalità e la loro cultura. Nella storia della motorizzazione di massa si specchia dunque la storia dell'Italia contemporanea. 

 

 

Vespa: storia di un mito italiano

Nella primavera del 1946 viene presentato un minuscolo e stravagante veicolo a due ruote. Un piccolo sgorbio rotondo che obbedisce alla legge della praticità e ha l’ambizioso obiettivo di colmare il divario tra la bicicletta e l’automobile. Il motore dietro è sigillato dentro un cofano che sembra una mela tonda, la ruota anteriore è coperta da un aerodinamico parafango sormontato dal fanale, i paragambe sono ampi con una larga pedana, il cambio è a mano e il gas a manopola, il sellino può ospitare anche un passeggero. Pesa 60 chili, va a miscela al 5% e ha dentro un motore da 98cc. che diventeranno ben presto 125. Progettata dall’ingegner Corradino D’Ascanio, inizialmente doveva chiamarsi Paperino ma Enrico Piaggio, vedendola, disse: “Sembra una vespa”. E Vespa sarà: 80mila lire per un sogno di libertà a 60 chilometri orari. La Vespa è un’incognita tutta da scoprire. “Bisognerà farci l’abitudine”, commenta la gente. “Sembra proprio una vespa”. “Chissà se avrà fortuna?”. All’inizio dunque l’accoglienza è incerta, ma dopo un breve rodaggio scoppia il boom. L’Italia riparte in Vespa, si “vespizza”, e pochi mesi più tardi, a conferma del successo dello scooter, nascerà la Lambretta.       

 

L’Italia si mette in moto

In Italia sulle strade del primo dopoguerra circolano ancora le vecchie Balilla, le Topolino, le 1100, le Aprilia, le 1500 e alcune grandi Alfa Romeo. Il 15 settembre del 1948 al Salone dell’auto di Torino la Fiat sforna la Topolino 500 B, progettata dall’ingegner Dante Giacosa; la casa di Torino propone inoltre altri due modelli base, la 1100 B e la 1500 D. L’automobile vuol dire libertà, movimento, comunicazione, ma all’inizio degli anni Cinquanta, in piena Ricostruzione, rappresenta ancora un privilegio riservato a pochi fortunati. È in questo contesto storico che nasce la Fiat Seicento. È il 1955, e questa miniberlina a quattro posti dotata di un motore derivato dalla Topolino è una vera rivoluzione. Subito dopo, nel 1956, esce la Seicento multipla, la sorella maggiore a sei posti, e i giornali titolano ironicamente: “La Fiat fa concorrenza agli alberghi”. Un anno più tardi, nel 1957, a vent’anni dalla Topolino, viene lanciata sul mercato la nuova Fiat Cinquecento che incontra subito i gusti del grande pubblico. Dopo la Vespa e la Lambretta quindi il boom dell’auto non è più rinviabile: dal 1957 al 1961 infatti le automobili in circolazione nel bel Paese raggiungono i due milioni di esemplari. L’Italia dunque si mette in moto, il benessere è sempre più a portata di mano, e in breve tempo per gli italiani l’uso quotidiano della macchina diventerà un’abitudine.     

 

Storia della Cinquecento

4 luglio 1957: il mondo dell’auto cambia faccia. A vent’anni dalla Topolino viene presentata al pubblico la nuova Fiat Cinquecento: la casa automobilistica torinese mette a segno il secondo colpo. Con un motore da 479cc, due cilindri e 13 cavalli, la Cinquecento raggiunge la velocità massima di 85 chilometri orari, consuma 4,5 litri di benzina per cento chilometri e costa 480mila lire. È più piccola ed economica della Fiat Seicento lanciata due anni prima: consente di caricare a bordo quattro persone, purché dotate di piccola stazza e di una gran buona volontà. Anche la Cinquecento ottiene rapidamente un ottimo successo di pubblico e nel giro di pochi anni, dal 1957 al 1961, le automobili in circolazione nel Paese toccano i due milioni. Nel solo 1961 se ne producono circa 700.000 esemplari. L’Italia dunque è sempre più motorizzata. A fine produzione, nel 1975, ne saranno state costruite 3.628.000 unità. Diventata nel corso del tempo la seconda macchina degli italiani, la Cinquecento è tutt’oggi in circolazione nella versione storica, considerata a tutti gli effetti auto d’epoca. Dal 2007 è stata messa in commercio una versione rivisitata in chiave moderna dalla casa automobilista torinese.     

 

Autogrill: l’Italia in movimento

Il dopoguerra è alle spalle, arrivano prepotentemente gli anni Cinquanta: si comincia a parlare di boom. Un milione di Vespe vendute, secondo le statistiche, ma il futuro si chiama automobile. Alla fine del 1956 ne circola oltre un milione. Il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nello stesso anno pone la prima pietra dell’autostrada del Sole: l’Italia sta per schiacciare l’acceleratore per poi fermarsi a riprendere fiato nei nuovi e moderni Autogrill. È così che il boom annunciato diventa realtà: si guadagna di più, ci si diverte di più, si consuma di più, si rischia di più. La ruota gira veloce e offre la fortuna a chi la sa afferrare.

 

Il boom dell’Autostrada: l’Autostrada del Sole

Anni Cinquanta. Le autostrade sono ancora quelle ereditate dal fascismo. Comprendono otto tronconi: Milano-Torino, Milano-laghi, Milano-Brescia, Padova-Venezia, Genova-Serravalle, Firenze-mare, Roma-Ostia, e Napoli-Pompei, per un totale di poco più di 500 chilometri. Nuove autostrade sono in costruzione, ma, quando il decennio finirà, solo poche di esse saranno aperte al traffico: la Milano-Bologna, la Roma-Capua, la Genova-Varazze e qualche tratto della Milano-Genova e della Brescia-Verona. Il grosso arriva tra il 1960 e il 1965 con opere ardite lungo gli Appennini e con la grande corsa verso il sole del sud, opera simbolo del “boom economico” italiano. In quegli anni dunque il Paese vive, tra le altre, la grande innovazione della mobilità sociale attraverso l’avvio della futura e velocissima Autostrada del Sole. Su un percorso di 600 chilometri fra Milano e Roma, l’Autostrada del Sole infatti non solo consente tempi di trasferimento più veloci, ma è anche un formidabile impulso per i tragitti domenicali delle piccole vetture familiari, che si spingono su percorsi sempre più lunghi e affascinanti, mai osati prima.