Un centro per i malati di Alzheimer alla Bufalotta 

 

 

 

Dodicimila metri quadri di superficie e 17 nuclei abitativi in grado di ospitare un centinaio di persone: questi i numeri del villaggio Alzheimer che sta sorgendo nella Capitale, in zona Bufalotta.

Il centro - interamente finanziato dalla Fondazione Roma - ospiterà i malati di Alzheimer e darà loro la possibilità di non modificare il proprio stile di vita con spazi interni ed esterni destinati allo sport, alla riabilitazione, al culto e alla socializzazione, in un contesto confortevole e stimolante. La struttura - inaugurata il 21 luglio scorso - diventerà operativa dal 2018 e sarà aperta anche ai non residenti. 

 

Il 21 settembre si celebra in tutto il mondo la Giornata dell'Alzheimer, malattia che in Italia colpisce circa 600 mila persone, ovvero circa 5 over 60 su dieci, e rappresenta un costo di 11 miliardi di euro per l'assistenza, di cui il 73% a carico delle famiglie.

Ma chi era l’uomo che la scoprì e che per primo la descrisse? Quali tracce aveva seguito e quali furono le reazioni che le sue ricerche suscitarono nel mondo scientifico dell’epoca?

Scopriamolo insieme ripercorrendo la vita di Alois Alzheimer (1864-1915): il ritratto di un grande medico.  

 

Alois Alzheimer nacque il 14 giugno del 1864 a Markbreit, piccolo paese della Germania meridionale. Durante la carriera scolastica dimostrò qualità eccellenti e particolare propensione per le materie scientifiche. Studiò Medicina inizialmente presso l'università di Aschaffenburg, e in seguito a Berlino, Tubingen e Wurzburg. Si laureò brillantemente nel 1887, a soli 23 anni.

 

Venne quindi nominato assistente clinico presso l'Asilo di Stato Irrenanstalt di Francoforte, dove iniziò ad interessarsi e ad approfondire le ricerche sulla corteccia del cervello umano.

 

Agli inizi del XX secolo il nome di Alois Alzheimer assunse notorietà per le sue pubblicazioni sull'arteriosclerosi cerebrale. I suoi primi anni di carriera come professore di psicologia in Germania lo portarono a lavorare con il neurologo Franz Nissl. Insieme pubblicarono "Histologic and Histopathologic Studies of the Cerebral Cortex", un’opera in sei volumi.

 

In cerca di un luogo in cui unire la ricerca e la pratica clinica, Alzheimer divenne assistente ricercatore di Emil Kraepelin presso la Scuola di Medicina di Monaco: qui organizzò e diresse un nuovo laboratorio per la ricerca sul cervello. Nel tempo Alzheimer pubblicò molti articoli riguardanti le condizioni e le patologie del cervello, ma è del 1906 la pubblicazione che lo renderà famoso. In una donna di circa 50 anni, Alzheimer identificò una "malattia insolita della corteccia cerebrale", che aveva causato perdita di memoria, disorientamento e allucinazioni per arrivare infine alla morte.

 

Nel 1907, durante la Convenzione psichiatrica di Tubingen, presentò il caso di questa donna, sottolineando come, successivamente ad analisi post-mortem, il cervello mostrasse "una scarsità di cellule nella corteccia cerebrale e gruppi di filamenti localizzati tra le cellule nervose".

 

Nel 1910 Emil Kraepelin - il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell'epoca - ripubblicò il suo trattato "Psichiatria", definendo al suo interno una nuova forma di demenza scoperta da Alois Alzheimer, chiamandola appunto "malattia di Alzheimer".

 

Risultò che nella caratterizzazione della malattia avesse avuto un ruolo chiave anche il giovane ricercatore italiano Gaetano Perusini (1879-1915).

 

Nel 1912, il re Wilhelm II di Prussia lo volle all'Università di Breslau (oggi Wroclaw, in Polonia) nominandolo professore di Psichiatria e direttore dell'Istituto Neurologico e Psichiatrico: ma Alzheimer si ammalò durante il viaggio in treno. Si trattò di una grave forma di sindrome influenzale, dalla quale non riuscì a riprendersi. Morì a Breslavia, in Polonia, il 19 dicembre del 1915, all’età di 51 anni.

 

La malattia o “morbo di Alzheimer” è oggi definito come quel "processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l'individuo che ne è affetto incapace di una vita normale".

 

In Italia ne soffrono circa 600 mila persone, nel mondo 18 milioni, con una netta prevalenza di donne.

 

Allo stato attuale delle conoscenze non esiste una terapia in grado di prevenire o guarire la malattia, il cui decorso dura dagli 8 ai 10 anni. Intervenendo nella fase iniziale è tuttavia possibile agire su quei processi degenerativi che agiscono a livello cerebrale, in modo da rallentarne il decorso.

 

La patologia è dovuta ad una diffusa distruzione di neuroni, causata principalmente da una proteina chiamata betamiloide, che depositandosi tra i neuroni agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli "neurofibrillari".

La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello, sostanza fondamentale per la memoria ma anche per le altre facoltà intellettive. La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l'impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi

 

23/8/2017

Alois Alzheimer
Alois Alzheimer