Gandhi 

 

 

Il 2 ottobre, giorno della nascita del Mahatma Gandhi, si celebra la “Giornata internazionale della nonviolenza”, istituita nel 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con lo scopo di divulgare il “messaggio della nonviolenza”, anche attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica.

In vista di questo appuntamento, ripercorriamo insieme le tappe principali della vita del fondatore della filosofia della nonviolenza. Il suo pensiero e la sua opera hanno ispirato i grandi movimenti pacifisti e di difesa dei diritti umani e civili. 

 

Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma, “Grande Anima” - soprannome datogli dal poeta indiano Rabindranath Tagore - è il fondatore della nonviolenza e il padre dell’indipendenza indiana.

Nato il 2 ottobre del 1869 a Portbandar in India, dopo aver studiato nelle Università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in Giurisprudenza, esercita brevemente l’avvocatura a Bombay.

Nel 1893 si reca in Sud Africa con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi rimarrà per 21 anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale.

L’indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica.

Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, denominato anche Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all’uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce, e alla fine il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani.

Nel 1915 Gandhi torna in India dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l’arroganza del dominio britannico, in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell’artigianato. Diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.

Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito riprende la sua battaglia con altri satyagraha. Nuovamente incarcerato e poi rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l’indipendenza del suo Paese.

Del 1930 è la terza campagna di resistenza: la marcia contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere. Poi la campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall’estero. Per tutta risposta gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone.

Spesso incarcerato anche negli anni successivi, la “Grande Anima” risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame; da ricordare quello sul problema della condizione degli “intoccabili”, la casta più bassa della società indiana.

All’inizio della Seconda guerra mondiale Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra se questa non garantirà all’India l’indipendenza.

Il governo britannico reagisce con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.

Il 15 agosto 1947 l’India conquista finalmente l’indipendenza. Ma Gandhi vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è infatti diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che conta, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.

Infine, il tragico epilogo: l’atteggiamento moderato di Gandhi suscita l’odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio del 1948, durante un incontro di preghiera.

 

Un film sulla vita di Gandhi è il pluripremiato “Gandhi” (1982), vincitore di 8 Premi Oscar (tra cui miglior film), diretto da Richard Attenborough e interpretato da Ben Kingsley, entrambi premiati con una statuetta (miglior regista e miglior attore).