La moka 

 

Storia del caffè in Italia 

 

La moka fu inventata da Alfonso Bialetti (1888-1970) nel 1933. All’epoca la Alfonso Bialetti & C. Fonderia in Conchiglia (oggi Bialetti Industrie) si occupava principalmente della produzione di semilavorati in alluminio. Aveva sede in Piemonte, a Crusinallo, una piccola frazione del comune di Omegna: oggi fa parte della provincia Verbano Cusio Ossola. Bialetti aveva aperto l’officina nel 1919, dopo aver passato diversi anni a lavorare in Francia in alcune fabbriche di alluminio.

Bialetti ebbe l’idea alla base della moka intorno agli anni Venti, osservando alcune lavandaie che facevano il bucato in una vasca con al centro un tubo dal quale fuoriuscivano acqua calda e sapone che si distribuivano sui panni. Questa procedura di bollitura e distribuzione dell’acqua fu alla base del progetto. La moka è composta da quattro elementi in alluminio, ai quali si aggiunge una guarnizione sostituibile e un manico in bachelite. Il brevetto originale prevedeva che la sua forma fosse unicamente ottagonale. Per quanto oggi ne circolino diverse varianti, la forma della moka Bialetti e i materiali con i quali viene prodotta non sono mai cambiati: di fatto la caffettiera è sempre la stessa, da oltre ottant’anni. Il nome moka deriva dalla città di Mokha nello Yemen, una delle prime e più rinomate zone di produzione del caffè, in particolare della pregiata qualità arabica.

Prima della moka esistevano altri modi per preparare il caffè in casa, alcuni dei quali vengono usati ancora oggi. Nel 1802 il francese Antoine Descroisilles inventò la caffettiera di terracotta. Esisteva la caffettiera all’americana, composta da un bollitore con un filtro, in cui la bevanda si ottiene per percolazione: nacque nel 1873 e fu poi perfezionata in Germania. Quella a infusione, sistema Melior, fu inventata in Francia nel 1947, mentre le prime macchine per l’espresso apparvero in Italia intorno al 1906.

L’invenzione della moka rivoluzionò la consuetudine di bere il caffè in Italia. Un gesto fino ad allora confinato prevalentemente nei bar divenne un’abitudine casalinga, grazie a uno strumento relativamente economico e facile da usare.

Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta l’intera produzione delle caffettiere Bialetti era limitata a circa mille pezzi all’anno. Lo stesso Alfonso Bialetti vendeva le caffettiere al dettaglio, girando per le fiere e rivolgendosi prevalentemente al mercato locale. Fu il figlio Renato, sopravvissuto ai campi di concentramento tedeschi, a ripensare l’intero business del marchio Moka Express. Dopo la guerra, a partire dagli anni Cinquanta, Renato Bialetti (1923-2016) decise di investire in modo massiccio sulla pubblicità sia a livello nazionale che internazionale. Cominciò in questi anni l’esportazione della moka anche all’estero.

La moka divenne un oggetto di largo consumo solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, durante il cosiddetto boom economico e l’aumento del reddito medio e dei consumi. Ebbe un ruolo importante una campagna basata su annunci sui giornali, spot radiofonici e anche televisivi (tra i primi in Italia). In occasione della più importante fiera italiana, quella di Milano, Bialetti tappezzò la città di enormi cartelloni pubblicitari con le foto della sua caffettiera. Nel 1956 Renato Bialetti fece installare negli spazi della fiera una versione gigante della moka. Il marchio Moka Express divenne famosissimo grazie all’invenzione dell’ “omino con i baffi”, disegnato dall’animatore e fumettista Paul Campani. Il personaggio divenne il simbolo degli spot Bialetti che venivano trasmessi durante il programma televisivo Carosello.

Oltre a rivoluzionare il marketing dell’azienda, Renato Bialetti ripensò anche l’intero assetto industriale per adeguarlo alle nuove necessità produttive. La Bialetti arrivò a produrre 18 mila pezzi al giorno, che portavano la produzione annua a circa 4 milioni.

 

Si stima che dagli anni Cinquanta fino a oggi siano state vendute circa 300 milioni di caffettiere.

A partire dagli anni Settanta anche per la Bialetti cominciarono i primi segnali di crisi. Il calo delle vendite e la concorrenza dei produttori di caffettiere più economiche costrinse la proprietà a cedere l’azienda. Con l’arrivo dei nuovi proprietari si diversificò anche la produzione, che non fu più incentrata unicamente sulla moka ma comprendeva anche piccoli elettrodomestici e macchine per il caffè.

Ancora oggi la moka viene riconosciuta come una delle migliori espressioni dell’artigianato e del design italiano, tanto da essere presente in due importanti musei internazionali: il MoMa di New York e la Triennale di Milano.

Dopo alcuni cambiamenti societari e la fusione con l’azienda Rondine Italia, oggi il marchio e le caffettiere Bialetti sono prodotte da “Bialetti Industrie”, società quotata in borsa dal 2007. Tuttora Bialetti possiede il 74 per cento del mercato delle caffettiere in Italia. Le caffettiere vengono prodotte in uno stabilimento in Italia (quello storico di Crusinallo è stato chiuso nel 2010) e due all’estero, in Romania e in Turchia.