La Repubblica della Valsesia

 

 

La Repubblica della Valsesia fu la seconda repubblica partigiana sorta nel Nord Italia. Venne proclamata l'11 giugno 1944 e durò con alterne vicende fino al 25 aprile 1945. Ripercorriamone dunque le tappe principali. 

 

 

Il 10 giugno 1940 Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dalla Germania confidando in una rapida risoluzione, ma l’impreparazione dell’esercito e l’inadeguatezza degli armamenti faranno volgere ben presto al peggio le sorti del conflitto. Il 25 luglio 1943 il Re Vittorio Emanuele III destituisce e fa arrestare Mussolini mettendo il Generale Badoglio a capo dell’esercito. L’8 settembre, mentre viene annunciato l’armistizio, Badoglio e il Re con la famiglia sono già in fuga verso Brindisi per mettersi sotto la protezione alleata, lasciando il Paese (da Napoli in su) alla mercé dei tedeschi, che ne dichiarano l’occupazione. L’esercito è allo sbando, molti soldati abbandonano le armi e riescono a tornare a casa, mentre altri vengono catturati dai nazisti e inviati ai campi di concentramento. Mussolini liberato dai tedeschi fugge in Germania. Rientrato a fine settembre viene posto dai tedeschi a capo della Repubblica Sociale Italiana.

Intanto in Valsesia, appresa con gioia la caduta del fascismo, si vive con apprensione l’evolversi della situazione. Arrivarono anche i primi soldati sbandati che cercavano di ritornare a casa. Furono aiutati dalla popolazione e dai primi gruppi di partigiani, che cercarono anche di liberare i soldati fatti prigionieri dai nazifascisti. Questo portò a inevitabili scontri con le postazioni fasciste.

Il primo vero scontro avvenne a Varallo il 2 dicembre 1943 dove i “garibaldini” del distaccamento Gramsci agli ordini di Vincenzo Moscatelli attaccarono i fascisti accampati nel Municipio. Altri incidenti avvennero i giorni seguenti nel Biellese, dove i partigiani appoggiarono gli operai in sciopero. Questi scontri indussero i vertici della R.S.I ad inviare sul territorio il temuto 63° battaglione Tagliamento agli ordini del famigerato comandante Merico Zuccari. Accolto con timore e freddezza dai cittadini, fu da subito preso di mira dagli agguati partigiani e la minaccia del suo comandante “10 civili per ogni soldato fascista o tedesco ucciso” fu messa ben presto in pratica. Dopo l’uccisione di 2 militi, nei successivi rastrellamenti a Borgosesia furono catturate diverse persone e 10 di loro, tra cui il podestà di Varallo ed un giovane di appena 16 anni, dopo una notte di interrogatori e violenze, la mattina del 22 dicembre 1943 furono barbaramente fucilati contro il muro della chiesa di S. Antonio. Purtroppo fu solo l’inizio di atti del genere di cui si macchiò questo battaglione (che con l’annessione della div. La Camilluccia diventerà legione Tagliamento) sia in Valsesia che in Valsessera, eseguiti quasi sempre solo per rappresaglia o intimidazione. Il 6 aprile 1944 alcuni partigiani della Brigata Osella ingaggiarono una sparatoria a Borgosesia: un camion della legione Tagliamento, probabilmente chiamato in aiuto, cadde presso il Ponte della Pietà di Quarona in un’imboscata tesa da partigiani provenienti da Valmaggiore a cui si erano uniti quelli saliti da Borgosesia, e 20 legionari furono uccisi.

Il 30 maggio la legione lasciò la Valsesia, ma vi furono parecchi altri fatti tragici come la fucilazione ad Alagna il 14 Luglio 1944 di 16 partigiani e l’eccidio del Ponte della Pietà, dove il 14 agosto 5 partigiani furono uccisi tramite impiccagione e lasciati appesi fino al giorno dopo. Intanto le brigate partigiane, che contavano migliaia di combattenti ed erano sempre meglio organizzate militarmente, riuscirono a far arretrare le truppe fasciste formando le prime Repubbliche partigiane, spesso definite più semplicemente “zone libere”. Anche la Valsesia dall’11 giugno al 5 luglio del 1944 fu “zona libera”, ma la controffensiva dei nazifascisti, in superiorità di uomini e armi, costrinse, dopo duri combattimenti, i partigiani a ripiegare nelle valli interne e sui monti. Ma già dall’autunno le divisioni partigiane si riorganizzarono e gli scontri proseguirono per tutto l’inverno e la primavera dell’anno successivo; appoggiate e protette dalla popolazione, esse riuscirono a fiaccare le resistenze nazifasciste.

Ad aprile del 1945 parecchie città erano insorte contro l’occupazione e gli Alleati che avevano sferrato l’attacco decisivo, sfondando la linea gotica, stavano avanzando verso nord. Il 25 aprile la Valsesia era libera e dopo Novara i partigiani, tra cui le brigate Valsesiane di Moscatelli, entrarono a Milano qualche giorno prima delle truppe anglo americane. Tuttavia i giorni seguenti alcune truppe tedesche in ritirata provocarono sanguinosi saccheggi nella zona di Santhia e Cavaglià, ma con la resa del 2 maggio finalmente la guerra era finita e l’Italia libera.