LA RIFLESSIONE


Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman

[L'emergenza Covid-19] 

 

Parlare, anzi scrivere, del domani, oggi, qui ed ora, probabilmente può apparire quanto meno un eufemismo, dovendo tenere ancora molto alta la guardia, come giustamente ammoniscono le più alte cariche dello Stato. Siamo legati a filo doppio all’emergenza sanitaria globale, e ad essa è dunque strettamente correlato l’andamento della vita sociale di tutti noi, oltreché la ripresa delle attività economiche, al momento in lenta "ripartenza". Una congiuntura che, com’è ampiamente noto, ha fortemente modificato la nostra quotidianità, cambiando il ritmo delle giornate, la modalità del lavoro - attraverso lo smart-working - la didattica scolastica, condotta ancora parzialmente a distanza, come d’altronde è - e deve rimanere fino a quando sarà necessario - a distanza il modus vivendi che con rigore e responsabilità siamo chiamati ad adottare. Ma la riflessione che sorge spontanea in me, e credo in chissà quanti di voi, è, oltre a come vivere il presente - fattispecie sulla quale pertanto non vi sono dubbi - soprattutto come immaginare il domani, per l’appunto, sperando in un mondo migliore, umanamente parlando. Mi spiego meglio. I difetti atavici dell’essere umano, estremizzati dalla post contemporaneità, l’incuria nei confronti dei territori, lo sfruttamento del pianeta, lato sensu, l’indifferenza verso ciò che è bene comune, ha portato a danneggiare, giorno dopo giorno, la terra sulla quale viviamo. 

Come in tutti gli errori, ci si scivola mano a mano, ma inesorabilmente, quasi senza accorgersene. E invece la difficile congiuntura di questi lunghi e impegnativi mesi ha dimostrato tutt’altro, in una modalità netta e diretta, come spesso è la verità, che non fa sconti a nessuno.

La problematica è globale in un mondo globalizzato, in una società già liquida, con tanto di amore liquido, come ci ha sapientemente ed esaurientemente spiegato l’illustre filosofo e sociologo Zygmunt Bauman (1925 - 2017).

Quest’emergenza, estremamente seria, ha infatti imposto, e continuerà ad imporre fino a quando ve ne sarà bisogno, limiti e drastici mutamenti al normale stile di vita. Un tunnel per adesso illuminato a metà, in fondo al quale speriamo caldamente di vedere la luce al più presto. Visualizzando quel momento, da inguaribili ottimisti quali dobbiamo essere, oggi più che mai, rimane l’interrogativo di base, quello di partenza, che muove le mie, e spero anche le vostre, considerazioni/riflessioni su quanto stiamo vivendo.

Saremo cioè di nuovo capaci di comprendere e ri-scoprire l’autenticità e la semplicità di un’esistenza basata sulla reale condivisione di intenti e ideali, su sentimenti puri - nonostante i sacrifici e gli sforzi da fare per raggiungerli veramente - tutelando e conservando per le prossime generazioni la nostra casa comune, il pianeta Terra?

Interrogativi cosmici, me ne rendo conto, domande dalle 100 pistole, ricordando l’indimenticabile Ruggero Orlando, enigmi che fanno perdere il sonno, ma dalla cui risoluzione dipenderà, e qui c’è davvero poco da scherzare, il destino dell’umanità intera.

Il distanziamento sociale che oggi dobbiamo responsabilmente adottare gli uni dagli altri, allorquando le condizioni sanitarie lo permetteranno - e ci auguriamo che ciò possa accadere presto - verrà sicuramente ridotto, per tornare finalmente a comunicare ed interloquire come un tempo - è il caso di dire -  tornando in sintonia con quell’altro da sé che però step by step, in passato, ben prima dell’emergenza, abbiamo temporaneamente allontanato dal nostro cammino, ritrovandoci in tal modo a correre sì veloci, sicuri e forse vincenti, ma sempre più soli e chiusi in noi stessi. Una chiusura ed una solitudine che certamente nulla ha a che fare con la primigenia natura umana, quella natura che ci ha creato animali sociali, ricchi di sentimenti e sensibilità. Riflettiamoci. Ad maiora!

 

 

 [Alessandro Quinti]