Al centro della foto Luigi Gedda e Pio XII
Al centro della foto Luigi Gedda e Pio XII

Luigi Gedda 

 

  

Pochi anni dopo la Liberazione si determina una svolta nella vita politica italiana. Si conclude l’esperienza della collaborazione fra i tre partiti di massa - DC, PSI e PCI - e inizia il lungo periodo della contrapposizione frontale e della mobilitazione anticomunista, sullo sfondo internazionale della guerra fredda. In un contesto di crescente conflittualità si va verso le elezioni politiche del 18 aprile 1948 per formare il primo Parlamento repubblicano. Il Paese si divide in quello che appare uno scontro di civiltà e una battaglia decisiva per il futuro dell’Italia. 

 

 

“Nell’udienza in Vaticano trovo il Santo Padre in apprensione per le affermazioni di Palmiro Togliatti al Congresso del Partito socialista riportate dai giornali, nelle quali il segretario del Pci si dichiara sicuro della vittoria del Fronte Popolare. Il Pontefice dice che si tratta di una lotta decisiva per la quale è il momento di impegnare tutte le nostre forze. Egli si dimostra scontento per gli errori che commettono i democristiani, per le beghe interne del partito, per la leggerezza con la quale affrontano i problemi e mi chiede se siamo ancora in tempo. Allora io propongo di costituire un ‘Movimento Animatori’ e mi metto a Sua disposizione”.

È il 20 gennaio 1948: il Santo Padre è Pio XII, l’uomo chiave della diga anticomunista, e l’interlocutore è Luigi Gedda (Venezia, 23 ottobre 1902 - Roma, 26 settembre 2000), il fondatore dei Comitati Civici.    

A poco meno di tre mesi dalle prime, decisive elezioni della storia repubblicana, il Pontefice ha compiuto la sua scelta: sarà Gedda, l’organizzatore di ferro, a guidare la mobilitazione della Chiesa italiana contro il Fronte Popolare dei socialisti e comunisti. Lo farà avvalendosi di uno schieramento imponente: 300.000 volontari sparsi in 10.000 parrocchie. Un esercito di sacerdoti, fedeli, confraternite, terzi ordini, congregazioni, pronti ad affrontare gli avversari in una campagna elettorale infuocata. E sarà proprio lui, il potente presidente degli Uomini Cattolici, futuro condottiero dell’Azione Cattolica, a portare alla vittoria la Dc di Alcide De Gasperi con oltre il 48% dei voti contro il 31% del Fronte Popolare.

 

Ma chi è Luigi Gedda? 

 

Un medico, pedagogo, esperto di genetica, autorità di fama internazionale nello studio dei gemelli, molto stimato dal Papa: fonderà in seguito l’Istituto Gregorio Mendel di Roma. Un piemontese caparbio, noto come l’inventore dei Comitati Civici, i veri “crociati” della Chiesa, implacabili “moschettieri” del Papa. Una milizia onnipresente, a volte intollerante. Una poderosa organizzazione cattolica di periferia, di provincia, capillare, capace di lanciare e sostenere una forte campagna di propaganda che avrà un peso determinante nell’esito delle elezioni politiche del 18 aprile ’48.

Gedda è un accentratore, un “duro”, un dinamico. Sopporta la democrazia come un male necessario. Crede fortemente nell’organizzazione come mezzo per conquistare le masse ed è pronto allo scontro con gli avversari. Dietro ai suoi Comitati Civici, come si è visto, c’è lo stato maggiore della Chiesa: dal Papa ai vescovi, dai parroci a Padre Lombardi, “il microfono di Dio”, un prete stupefacente per la sua oratoria fiammeggiante.

Forte del placet Vaticano, Gedda, uomo impastato di fede e di arrivismo, tesse quindi la sua rete di volontari. Sono i baschi verdi, gli “agit-pret”, come li chiamano i comunisti, che sfilano nelle strade, manifestano, gridano “Per il Papa, vita, vita”, e cantano a tutta voce “Salve regina” e “Noi vogliam Dio”.

Di quella vittoria dunque Luigi Gedda è uno dei principali artefici, anche se la Dc non gli ha mai riconosciuto volentieri questo ruolo. Basti pensare che nell’aprile del 1990, quando lo scudo crociato sull’onda del crollo dei regimi dell’Est europeo organizza la “Settimana della riconoscenza” celebrando il successo del 18 aprile, il padre dei Comitati Civici non è tra gli invitati.

Eppure le cifre parlano chiaro. Se nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 il Partito socialista e il Partito comunista ottengono rispettivamente il 20,7% e il 18,9% dei voti contro il 35,2% della Dc, nelle elezioni del 18 aprile le percentuali vengono ribaltate. La Dc passa dal 35,2% al 48,5%, mentre i due partiti della sinistra, uniti, crollano dal 39,6% di due anni prima al 31% del 1948.

Pertanto la Dc da sola non ce l’avrebbe mai fatta ad affrontare con successo la formidabile macchina di propaganda messa in campo dal Fronte Popolare; ed è stato solo grazie al massiccio intervento della Chiesa di Pio XII, coordinato da un grande stratega come Gedda, che il partito di De Gasperi è riuscito ad ottenere quel trionfo.

Un risultato che ha deciso le sorti del Paese.