Luisa Spagnoli

 

 

Un ritratto di Luisa Spagnoli (1877-1935): la celebre imprenditrice italiana nota in tutto il mondo sia per la catena di negozi di abbigliamento, che ancora oggi porta il suo nome, sia per aver creato la fabbrica Perugina e il famoso “Bacio”. 

 

 

 

Luisa era nata a Perugia il 30 ottobre del 1877 da Pasquale Sargentini, pescivendolo, e da Maria Conti, dedita ai figli e alla casa. Poco più che ventenne sposò Annibale Spagnoli e con lui iniziò la sua avventurosa carriera di imprenditrice.

I due rilevarono una drogheria e subito dopo cominciarono a produrre confetti. Nel 1908, insieme a Francesco Buitoni, fondarono la Perugina, una piccola azienda con sede nel centro storico di Perugia con quindici dipendenti.

Luisa fabbricava caramelle e cioccolatini con rara capacità. Ma la prova più difficile si presentò con lo scoppio del primo conflitto mondiale. Fu allora che rivelò le capacità che dovevano fare di lei il più lungimirante capitano d'industria che Perugia abbia conosciuto. Governò sola, con saldissima mano.

A guerra finita la Perugina era già un'azienda con più di cento dipendenti e Luisa cominciò a inventare una miriade di cioccolatini con nomi accattivanti, che hanno fatto venire l'acquolina in bocca ad intere generazioni. Il genio creativo arrivò al suo culmine nel 1922 quando venne alla luce il “Bacio”, a tutt'oggi uno dei prodotti dell'industria dolciaria italiana più conosciuti nel mondo.

E che si trattasse di una trovata straordinaria non lo diceva solo il sapore gustoso, ma soprattutto l'abbattimento dei costi. Luisa Spagnoli, infatti, per preparare quella pasta di cioccolato mescolata a nocciole con la quale riempiva il contenitore al fondente usava gli scarti delle altre lavorazioni. Fu un successo senza precedenti.

Eravamo ormai nel 1923 quando Annibale Spagnoli ruppe con i Buitoni, perché amareggiato dagli scarsi riconoscimenti ricevuti, e li trascinò in tribunale. Se il marito lasciava la sua creatura, Luisa restò in Perugina e diventò membro autorevolissimo del consiglio di amministrazione. Si impegnò inoltre in modo particolare per far crescere strutture sociali che migliorassero la vita dei dipendenti: fondò fra l'altro l'asilo nido dello stabilimento di Fontivegge, che veniva ormai considerato il più avanzato d'Europa nel settore dolciario.

È di questo periodo l'inizio della sua storia d'amore con Giovanni Buitoni. Lei era una signora ultraquarantenne, di ben 14 anni più anziana del trentenne capitano d'impresa a cui si legò. Della loro vita privata non si sa quasi nulla: non un carteggio, un diario, né tantomeno cronache mondane o articoli scandalistici. Insomma, nessuna traccia scritta di una affettuosa amicizia che durerà sino alla morte di Luisa. Pochissime anche le testimonianze e i ricordi delle persone più vicine alla coppia che parlano di un legame profondo quanto riservato: i due non andarono mai a vivere insieme. Eppure fu un rapporto intenso, palpitante, di cui Giovanni scrisse una sola volta nella sua biografia con dolcezza e sobrietà.

Mentre la Perugina passava, ormai sicura, di successo in successo, Luisa cominciò ad applicare il suo “inquieto geniaccio” ad una nuova impresa: l'allevamento del pollame e dei conigli. Siamo così arrivati alla vicenda industriale dell'Angora. Nel 1930 i conigli dell'allevamento Spagnoli “sbarcarono” alla Fiera di Milano e furono segnalati come “ottimi prodotti”.

Luisa ci credette e moltiplicò gli sforzi per mettere a punto il miglior filato possibile. Si era resa conto che l'Italia puntava su quel settore per emanciparsi dalla carenza di carne e di lana: il fascismo infatti investì in quel campo come in quello delle fibre chimiche. Luisa seguì con passione non solo gli allevamenti di Santa Lucia di Perugia, ma anche gli esperimenti di filatura che sette-otto operaie facevano in un locale a piano terra dello stabilimento Perugina.

Si racconta che passasse molte ore in quel laboratorio e che si prodigasse in consigli per le sue lavoranti.

L'invenzione era a buon punto quando l'imprenditrice accusò i primi sintomi della malattia che l'avrebbe portata alla morte. In tempi brevi le venne diagnosticato un tumore alla gola e la prognosi fu tragica: sei mesi di vita.

Giovanni Buitoni la trasferì a Parigi perché le venissero garantite le migliori cure e rimase con lei fino all'ultimo giorno. Morì serenamente a 57 anni, il 21 settembre del 1935, assistita dall'uomo che aveva profondamente amato, insieme al quale aveva costruito le fortune della Perugina. Quanto alla lana d'Angora, Luisa vide solo i primi successi ma non il decollo vero e proprio che iniziò quattro anni dopo la sua morte sotto la guida del figlio Mario, suo erede anche nella straordinaria capacità imprenditoriale.