Maria Montessori

 

 

La presenza sul territorio del III Municipio di Roma dell'Istituto Comprensivo Montessori di Viale Adriatico e della Scuola dell'infanzia "Parco dei bambini Montessori" di Via della Bufalotta, ci offre l'occasione per ricordare la figura di Maria Montessori (1870-1952): il ritratto della donna che è entrata nella Storia della pedagogia italiana.   

 

 

 

Gli italiani la conoscono come una signora dall’aria materna e rassicurante che ha campeggiato a lungo sui biglietti da mille lire, unica donna effigiata sulle nostre banconote. Ma nella sua lunga vita (1870-1952) Maria Montessori è stata una donna trasgressiva e inquieta, tanto che quando le veniva chiesto di che nazionalità fosse rispondeva: “Vivo in cielo, il mio paese è una stella che gira attorno al sole e che si chiama terra”.

Nata il 31 agosto del 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, figlia unica di una famiglia colta, il padre era un alto funzionario delle Finanze che si aspettava da lei un destino eccezionale.

Maria vi corrispose frequentando una scuola tecnica in cui era l’unica ragazza e iscrivendosi successivamente alla facoltà di Medicina, che frequentò con profitto.

Era bella ed elegantissima, come la rappresenta un ritratto del 1896 pubblicato su “L’Illustrazione popolare”, che voleva mostrare ai lettori come la giovane dottoressa riuscisse a coniugare vanità femminile e professione medica.

I suoi successi scientifici le fecero guadagnare riconoscimenti e borse di studio, portandola a partecipare ad una ricerca sui bambini ritardati con un collega, Giuseppe Montesano, con cui ebbe una relazione e un figlio, Mario, che partorì di nascosto affidandolo ad una famiglia. Soltanto dopo la morte di sua madre Maria poté prendere con sé il figlio, facendolo passare per un nipote. La rinuncia al figlio e la dolorosa fine della storia d’amore con Montesano, che sposò un’altra donna, segnarono un profondo cambiamento nella sua vita.

Se da un lato la sua militanza femminista divenne sempre più intensa - nel 1899 venne inviata a rappresentare l’Italia nel congresso femminista di Londra - dall’altro cambiò radicalmente interessi di ricerca spostando la sua attenzione dai bambini disturbati a quelli normali, inventando un nuovo metodo pedagogico che la rese famosa in tutto il mondo e che da lei prenderà il nome.

Le sue “Case dei bambini” - la prima fu aperta nel 1907 a Roma nel quartiere di San Lorenzo - non erano scuole ma progetti sociali, autentici laboratori del suo metodo. Nelle sue case le maestre si proponevano di “destare” il grande potenziale presente nel bambino, dirigendo le attività senza però determinarle. Maria Montessori pubblicò nel 1909 il suo “Metodo”, che ottenne un successo universale: venne infatti pubblicato in molte lingue, fra cui il cinese e il giapponese.

Il successo crescente sul piano internazionale la portò in Spagna, Francia e Stati Uniti, dove sperimentò il suo modello educativo con bambini di razze diverse, ricavandone la certezza che era veramente “universale”.

Si impegnò a diffondere il metodo in Italia solo per un breve periodo, subito dopo l’affermazione del fascismo, spinta da una simpatia personale per Mussolini, che si dichiarava suo grande ammiratore. Ma dopo pochi anni e molti conflitti tornò all’estero, vivendo fuori dall’Italia fino alla fine dei suoi giorni.

Morì il 6 maggio del 1952 a Noordwijk, in Olanda, dove aveva stabilito la sua dimora stabile. Tuttavia, nel 1947 la nuova Repubblica italiana l’aveva richiamata in patria e le aveva offerto l’opportunità di fondare un’opera a suo nome e istituire vari corsi secondo il suo metodo nelle scuole pubbliche.

Ricevette lauree “honoris causa” da molte università, la Legion d’onore dal governo francese, l’ordine di Orange-Nassau dalla regina d’Olanda, il premio mondiale Pestalozzi e, a New York, un premio dell’Esposizione internazionale femminile per il suo impegno internazionale. Inoltre, per il suo impegno pacifista, Maria Montessori venne candidata tre volte al premio Nobel.

Con il suo testamento affidò al figlio, finalmente riconosciuto pubblicamente, il compito di continuare la sua opera.