Nanni Loy

  

Denuncia, impegno sociale, memoria storica: sono questi gli ingredienti principali del cinema di Nanni Loy (1925-1995), uno dei più geniali registi italiani del Novecento.

A lui il III Municipio di Roma ha dedicato una strada nel quartiere Porta di Roma.

 

 

Nato a Cagliari il 23 ottobre del 1925, Giovanni Loy, detto Nanni, si fa apprezzare inizialmente come regista di commedie umoristiche: su tutte “Il marito” (1957), con Alberto Sordi, e “Audace colpo dei soliti ignoti” (1959), riuscito sequel del celebre film di Mario Monicelli “I soliti ignoti” (1958).

 

Nei primi anni Sessanta di dedica al genere drammatico, realizzando un insuperabile capolavoro di “neorealismo” con “Le quattro giornate di Napoli” (1962), in cui la tragica ed eroica rivolta dei napoletani del 28 settembre 1943 viene raccontata come una vera epopea, priva di retorica, che gli vale il Nastro d’argento nel 1963, sfiorando l’Oscar come “miglior film straniero” e “migliore sceneggiatura”.

 

In seguito Loy si occupa di televisione, introducendo per primo in Italia l’invenzione americana della “candid-camera”, che usa nella inimitabile serie Tv “Specchio segreto” (1965), dove compare inoltre nella veste di attore.

 

Gli anni Settanta e Ottanta rappresentano il suo periodo d’oro, contrassegnato da pellicole di forte denuncia come “Detenuto in attesa di giudizio” (1971), un atto d’accusa contro le aberrazioni del sistema carcerario e giudiziario italiano - impreziosito da uno straordinario e insolito Alberto Sordi in una parte estremamente drammatica -, o “Sistemo l’America e torno” (1973), dove affronta la problematica del razzismo in USA, e di crudo realismo con film quali “Café Express” (1980) - con Nino Manfredi - e “Mi manda Picone” (1984), che consacra come attore Giancarlo Giannini e trionfa ai David di Donatello del 1984.

Seguono “Amici miei - Atto III” (1985), “Scugnizzi” (1989), e “Pacco, doppiopacco e contropaccotto” (1993).

 

Tra le sue ultime opere sono da ricordare il film per la televisione “A che punto è la notte” (1994) e la regia teatrale di “Scacco pazzo” (1991).

 

In campo cinematografico, nel corso della sua brillante carriera, Loy ha dunque diretto film per lo più tesi a denunciare situazioni sociali “complesse”, sempre però con occhio umoristico e affettuoso verso una realtà - per usare un eufemismo - spesso “disdicevole”. In questo senso il suo approccio può essere considerato molto vicino a quello del grande Vittorio De Sica. Tuttavia è grazie al piccolo schermo che l’eclettico regista ha raggiunto la più ampia notorietà, affascinando e divertendo  ogni tipologia di pubblico.

 

Nanni Loy si è spento a Fregene - cittadina balneare del litorale romano - il 21 agosto del 1995, all’età di 69 anni.