Partigiani in Val d’Ossola  

 

 

 

 

Ripercorriamo la storia della piccola repubblica partigiana della Val d’Ossola, consumatasi nell’autunno del 1944 sulle montagne piemontesi.    

 

 

Durante lo svolgimento della lotta partigiana, accanto all’impegno di carattere bellico, il movimento italiano di Liberazione esprime, in varie occasioni, la sua capacità di organizzazione politica.

Ne sono un esempio le cosiddette “zone libere”, o anche definite repubbliche partigiane, che fanno registrare alla lotta contro il nazifascismo l’indicazione precisa di quei valori umani e civili necessari a una base di vita democratica.

Esse rappresentano pertanto un momento decisamente costruttivo per il movimento resistenziale italiano, che suscita sempre nuovi interessi di ricerca da parte degli storici.

In passato l’attenzione, oltre alle vicende militari, è stata rivolta soprattutto al carattere politico di quelle esperienze, come dimostra il libro di Giorgio Bocca (Cuneo, 28 agosto 1920 - Milano, 25 dicembre 2011), “Una repubblica partigiana. Ossola 10 settembre - 23 ottobre 1944”, pubblicato nel 1964 da “Il Saggiatore” e ristampato nel 2005. Esperienze che possono essere considerate a tutti gli effetti “anticipazioni morali” della “ricostruzione” politica e democratica del nostro Paese. In questo quadro risulta significativo l’esempio della repubblica dell’Ossola.

 

Ripercorriamone dunque le tappe principali.

 

In base ai rapporti stilati dallo storico antifascista Riccardo Bauer per il CLNAI - Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia - già in luglio gli alleati elaborano il progetto, chiamato poi “Morandi”, di far occupare stabilmente la Val D’Ossola e la Valle d’Aosta da parte di formazioni partigiane.

Molto probabilmente, il Comando alleato in seguito desiste per il progressivo consolidarsi delle truppe tedesche sui capisaldi della “linea Gotica”. Ma nel frattempo, indipendentemente dalle intese fra gli Alleati e il CLNAI, nell’Ossola, i comandanti “patrioti” Dionigi Superti, Alfredo Di Dio e il colonnello Moneta prospettano un piano analogo per la liberazione della valle.

Le formazioni partigiane, con un’azione fortunata contro le truppe tedesche e fasciste, riescono infatti a liberare tutta la vallata entrando a Domodossola la mattina del 10 settembre 1944. L’accoglienza dei cittadini è festosa. Davanti all’entusiasmo del popolo che inneggia alla libertà e alla “sua repubblica”, i comandanti Superti e Di Dio nello stesso giorno assumono l’iniziativa di costituire la “Giunta Provvisoria di Governo”.

Ma ciò che compromette maggiormente la difesa del territorio è la mancanza di armi e munizioni. Tuttavia i partigiani tengono fronte alle truppe nazifasciste per più di un mese.

Dopo alcuni giorni in Val Formazza, dove si tenta di organizzare un’ultima resistenza, fra il 22 e il 23 ottobre sono però costretti a passare il confine per la Svizzera, insieme ad oltre 20.000 persone “compromesse”.

Un numero che sta a indicare la larga partecipazione popolare alla vita della libera repubblica Ossolana, la quale ha una durata  di sole sei settimane, ricche però di risultati e di prospettive per il futuro.