Piazza Fontana: una strage di Stato. 

 

 

Il 12 dicembre del 1969 - era un venerdì - alle ore 16.37 una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. Il bilancio è gravissimo: 16 morti e 90 feriti. L'attentato segna l'inizio della “strategia della tensione”, che insanguinerà la storia della Prima Repubblica. 

 

La lotta sociale nel 1969 si è inasprita raggiungendo livelli di estrema acutezza. Le agitazioni sono affrontate in alcuni casi con una dura repressione come a Battipaglia, in Campania, dove nell’aprile del ‘69 in scontri fra la polizia e i dimostranti che protestano contro la disoccupazione vi sono due morti e oltre duecento feriti. Ma tutto il 1969 è costellato di attentati dinamitardi volti a suscitare turbamento, panico, sfiducia nel regime politico, desiderio di un “governo forte” di destra. Nell’autunno, il cosiddetto “autunno caldo”, la situazione diventa quindi sempre più tesa.

È in questo clima che si arriva al fatidico venerdì 12 dicembre, quando una bomba ad alto potenziale collocata nella Banca dell’Agricoltura di Milano, in Piazza Fontana, provoca la morte di sedici persone e il ferimento di altre novanta.

Alle 16.37 dentro quella banca si materializza l'inferno: al posto del tavolo si apre una voragine e tutto intorno un insieme confuso di marmi, vetri, documenti e corpi straziati. Anche a Roma, lo stesso giorno, vi sono attentati e feriti - al passaggio sotterraneo di Via Veneto, davanti all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento -.

Il disegno appare chiaro: mettere in atto una “strategia della tensione” basata sugli effetti dell’azione terroristica finalizzata a un colpo di Stato, con la complicità dei servizi segreti italiani e stranieri.

Tuttavia decenni di inchieste giudiziarie e giornalistiche e sette processi - l’ultimo nel 2005 - non saranno sufficienti a trovare mandanti ed esecutori della strage.

Inizialmente si fa largo anche la pista anarchica: vengono arrestano diversi esponenti dei circoli anarchici milanesi.

Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli, che morirà due giorni dopo precipitando dal quarto piano della Questura di Milano, in circostanze ancora misteriose. L'episodio scatenerà una violenta campagna stampa nei confronti del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel maggio del 1972.

 

La strage di Piazza Fontana simboleggia dunque tutti i contrasti di una società italiana presa nella morsa di drammatiche contraddizioni: l’incapacità delle forze riformiste di fare le riforme necessarie, la nostalgia dei conservatori per soluzioni autoritarie, l’insufficiente forza del movimento sindacale e dell’opposizione comunista, non in grado di condizionare in modo adeguato la classe dirigente.

La strage del dicembre 1969 apre pertanto un complesso periodo della storia italiana, segnato dal permanere, fino all’inizio degli anni ‘80, del terrorismo di destra, dalle timidezze e contraddizioni delle forze riformiste e dalla resistenza delle forze economiche e politiche dominanti a rinnovare le linee della propria strategia conservatrice.

 

Tra i film sul tragico evento, “Romanzo di una strage”, di Marco Tullio Giordana (2012), premiato con tre David di Donatello.