La vita e le opere di Primo Levi (1919-1987): il ritratto di un uomo che ha consegnato alla letteratura, ma soprattutto alla storia, un’alta lezione di dignità e l’indicazione netta del percorso necessario per mantenere l’integrità della coscienza morale.
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio del 1919, da una famiglia ebrea, di estrazione intellettuale, che eserciterà un'influenza considerevole sulla sua formazione culturale: in particolare il padre, ingegnere, determinerà in lui quell'amore per la ricerca scientifica e per la letteratura che costituiscono le componenti essenziali della sua personalità.
Nel 1934 si iscrive al liceo classico "Massimo D'Azeglio" di Torino, dal quale uscirono i principali esponenti dell'antifascismo torinese. Nonostante una gracile costituzione, il suo rendimento scolastico è eccellente.
In questi anni maturano i suoi interessi verso le discipline scientifiche e la propensione per il rigore della ricerca. Ciò lo porterà a quell'atteggiamento lucidamente critico e indagatore nei confronti di qualsiasi realtà, che caratterizza il suo pensiero.
Nel 1937 si iscrive alla facoltà di Chimica dell'Università di Torino. La fase iniziale dell'esperienza universitaria è serena e stimolante, ma nell'anno successivo (1938) esplode in Italia la campagna antirazziale e per il giovane è un trauma senza precedenti, visto lo stato di isolamento in cui gli studenti ebrei vengono a trovarsi. Nonostante ciò Levi riesce ad affermarsi come il migliore del suo corso e a conseguire la laurea nel 1941 "summa cum laude".
Dopo la laurea e fino all'occupazione tedesca del Nord-Italia - settembre 1943 - Primo Levi esercita la professione di chimico in condizioni di semi clandestinità, dapprima presso una cava di amianto nella provincia di Torino e successivamente a Milano, in un'industria di prodotti chimici.
In questi anni viene a contatto con numerosi ebrei e molti intellettuali politicamente impegnati, con i quali svolge un'attiva campagna antifascista.
L'8 settembre ‘43, il giorno dell'armistizio, dopo aver assistito all'ingresso delle truppe tedesche a Milano, Levi lascia l'impiego, fugge a Torino e si trasferisce in Val d'Aosta insieme alla madre. Qui conosce alcuni giovani appartenenti al movimento "Giustizia e Libertà" e con essi costituisce una "banda": contemporaneamente prende contatto con i partigiani operanti nella zona.
Si è da poco rifugiato in montagna, quando la notte del 13 dicembre 1943 trecento militi fascisti circondano il rifugio dove Levi si trova con i compagni, lo catturano e lo sottopongono a ripetuti maltrattamenti e interrogatori, durante i quali Levi ammette la propria condizione di "cittadino italiano di razza ebraica"; viene quindi trattenuto e inviato all'inizio del '44 al campo di Fossoli, presso Modena e successivamente ad Auschwitz, nell'alta Slesia. Qui, dopo una prima selezione, viene destinato al campo di lavoro di Monowitz, dove i prigionieri venivano giornalmente utilizzati come mano d'opera nella fabbrica di gomma, detta "buna".
La prigionia nel campo si prolunga fino al 27 Gennaio del 1945, quando il fronte tedesco orientale cade in mano all'Armata Rossa e le SS abbandonano il Lager trascinando con loro tutti i prigionieri in grado di affrontare una lunga marcia e lasciando al loro destino ottocento infermi, tra cui Primo Levi. Trascorreranno dieci giorni prima che una pattuglia russa giunga in vista del campo, dal quale sarà dimesso dopo un mese.
Avrà inizio per lui la tormentosa odissea del rimpatrio, che si concluderà all'incirca un anno dopo. Il resoconto delle traversie subite dal giorno della liberazione al suo rientro in Italia costituirà l'argomento del libro La tregua.
Appena rientrato sente l'urgenza di scrivere i suoi ricordi di prigionia e si dedica con grande fervore alla stesura dell'opera Se questo è un uomo, che, inizialmente rifiutato da Einaudi, sarà pubblicato nel 1947 dall'editore Silva, grazie all’interessamento di Franco Antonicelli.
In questo periodo viene assunto come direttore tecnico presso un'industria chimica nelle vicinanze di Torino. Tra gli avvenimenti più importanti va inoltre segnalato il matrimonio con una giovane intellettuale ebrea, Lucia Morpurgo, dalla quale avrà due figli, Lisa e Renzo.
Gli anni dal '56 al '60 riservano al libro pubblicato un crescente interesse, tanto che il testo viene nuovamente pubblicato da Einaudi nel 1956, contemporaneamente al Diario di Anna Frank, decretandone il crescente successo in Italia e all'estero.
Questo meritato riconoscimento matura in Levi la consapevolezza di essere uno vero scrittore, non circoscritto a una sola opera. Nel dicembre del 1961 infatti si accinge a scrivere La tregua, che appare presso Einaudi nel 1963 e vince il Premio Campiello.
Tra le esperienze più felici degli anni seguenti va ricordata la riduzione per la radio italiana di Se questo è un uomo, alla quale collabora personalmente.
Nel 1966 una riduzione teatrale dell'opera va in scena al Teatro Carignano di Torino. Nello stesso anno Levi pubblica una raccolta di racconti dal titolo Storie naturali con uno pseudonimo: il libro accolto dalla critica con interesse, ottiene il Premio Bagutta nel 1967.
Un anno dopo l'autore si appresta a scrivere un nuovo ciclo di racconti, Vizio di forma, pubblicati da Einaudi nel 1971.
È un periodo di intenso lavoro accompagnato da numerose letture, prevalentemente nel campo dell'informazione e della divulgazione scientifica, che confermano come l'interesse in questo ambito corrispondesse in lui a una precisa esigenza intellettuale, coltivata dalla giovinezza agli anni della maturità. Nel 1975 pubblica, presso Einaudi, una nuova raccolta di racconti, Il sistema periodico.
Anche le sue ultime due opere Se non ora, quando? (1982) e I sommersi e i salvati (1986) hanno confermato il valore di Primo Levi come scrittore, raccogliendo lusinghieri giudizi critici.
Il suo travaglio spirituale e umano si conclude l’11 aprile del 1987, quando, con un gesto che susciterà meraviglia e cordoglio tra intellettuali e lettori, pone fine volontariamente alla propria esistenza.