Rudolph Giuliani 

 

 

Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 il Times lo ha eletto uomo dell'anno con queste motivazioni: “Abbiamo scelto Giuliani per il suo coraggio l'11 settembre e nei giorni successivi, perché un personaggio molto umano ha dimostrato una forza sovrumana in un periodo in cui tutto il paese è stato messo alla prova…Per essere stato coraggioso quando serviva il coraggio e brusco quando era appropriato, per essere stato tenero ma non mieloso, per non avere dormito e non avere mollato quando attorno a lui c'era il dolore".

La vita di Rudolph Giuliani: il ritratto del “sindaco d’America”.    

 

Il celebre sindaco di New York è nato a Brooklyn il 28 maggio del 1944. Le sue origini sono italiane e precisamente di Montecatini, località natale dei nonni. Di famiglia modesta, si rivela subito ambizioso. Il padre, emigrato, intraprende l'attività dell'idraulico ma lui vuole diventare avvocato. Dopo un'adolescenza passata a fare i lavori più vari, si diploma al Bishop Loughlin Memorial di Brooklyn. Come studente Rudolph Giuliani primeggia sempre, ottenendo ottimi risultati. Infatti, dopo una prima laurea al Manhattan College, si laurea anche in legge alla prestigiosa "Law School" della New York University. 

È la fine del 1968 quando il determinato Giuliani è intenzionato a fare carriera e ad elevarsi definitivamente dallo stato sociale della famiglia di origine. Inizia il suo lungo tirocinio nell'ufficio del giudice Lloyd MacMahon, che esercita la sua competenza nel distretto sud della Grande Mela. A soli ventisette anni diventa il Procuratore Distrettuale di Manhattan. Tre anni dopo, grazie alle sue doti organizzative e al suo già visibile stile da "duro", diventa capo del settore narcotici. Nel 1975 è nominato assistente del vice ministro della Giustizia e si trasferisce a Washington. Il '77 è l'anno del grande ritorno nell'adorata New York dove si impone nell'ambiente forense per le sue brillanti capacità di oratore, lavorando presso un prestigioso studio legale. Nel 1981 è nominato Assistente del Ministro della Giustizia. Due anni dopo il presidente Ronald Reagan lo nomina Procuratore Federale del South District di New York. Qui si conquista il soprannome di "Procuratore di ferro", per la tenacia con cui conduce la lotta alla droga e al crimine organizzato ( il suo mito e modello è Fiorello La Guardia).

Lavora anche con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nelle indagini sulla mafia e il narcotraffico. Tra le altre sue imprese si contano il taglio delle tasse, la ricerca di lavoro per le persone sovvenzionate dal poco Walfare sussistente in America e l'incremento della prosperità economica generale della città da lui governata, aiutato da un certa dose di fortuna che in quel momento porta il nome di “convergenza economica”.

Nel 1989 abbandona la carica di procuratore e si candida per i repubblicani alla poltrona di sindaco di New York, ma al primo tentativo viene sconfitto dal democratico David Dinkins. Nel 1993 ci riprova. Si ricandida e questa volta riesce finalmente a diventare sindaco dell'amata Grande Mela.

Il suo mandato si caratterizza, anche in questo caso, per la pratica della "tolleranza zero" verso il crimine, che si concretizza nel non accettare la benché minima infrazione con lo scopo preventivo di evitare reati più gravi. Senza smentire se stesso impone il suo pugno di ferro alla gestione municipale.

I successi non si fanno attendere: si dimezzano gli omicidi e si riducono del 30% i principali reati solitamente commessi a New York. Di fatto, i newyorkesi rimangono stupiti e anche un po' preoccupati dalla sconfitta della criminalità, soprattutto per le incredibili storie che girano circa la violenza della polizia. La sua risposta si basa sui fatti: ora la gente può tranquillamente passeggiare a Times Square senza timore.

Pur non essendo esente da critiche, la politica di Giuliani dà a New York uno dei periodi più floridi della sua storia. Non a caso, il suo operato viene premiato con la rielezione nel 1997. Una norma stabilisce però che non si può essere rieletti più di due volte, così nel 2000 si candida per il seggio del Senato, in una sfida diretta con l'altra "dura" della Grande Mela, Hillary Clinton. Purtroppo, è costretto a lasciare a causa dell'affacciarsi di due gravi problemi. Dopo una normale visita di controllo scopre di avere un tumore a cui si affianca un altro dolore, quello della causa di divorzio intentata dalla moglie Donna Hanover, giornalista televisiva del programma della Fox Good Day New York, che lo accusa di infedeltà.

Dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 è lui il protagonista assoluto sulle prime pagine di tutto il mondo. Il suo slancio e la sua forza morale travolgono e commuovono tutta la città. Segue instancabile gli scavi, si prodiga per dare conforto ai parenti delle vittime, ma ribadisce anche la necessità di rispettare gli arabi. Persino il New York Times, suo eterno bacchettatore, titola: "Giuliani è noi".