Zygmunt Bauman 

 

 

Si è spento a Leeds, in Inghilterra, il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, teorico della “società liquida”, uno degli intellettuali più illustri del Novecento. Docente nelle università di Varsavia, Tel Aviv e Leeds, aveva 91 anni. Nei suoi studi più recenti si era occupato delle trasformazioni politiche e sociali determinate dalla globalizzazione.     

 

Nato a Poznan, in Polonia, il 19 novembre del 1925, di origine ebraica, Zygmunt Bauman si rifugiò in URSS in seguito all'invasione nazista; tornato a Varsavia, si è poi trasferito in Gran Bretagna, dove ha insegnato sociologia presso l'università di Leeds (1971-90).

Di formazione marxista, dopo essersi occupato di questioni relative alla stratificazione sociale e al movimento dei lavoratori, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, con particolare riferimento alla Shoah.

 

Zygmunt Bauman è stato uno dei massimi interpreti del nostro tempo. Autore tra i più letti e citati  - anche in Italia - ha colto con singolare lucidità la transizione epocale in corso, elaborando persuasive categorie di pensiero per comprenderne il senso. Le sue analisi sulla frammentazione delle identità, sull’incertezza esistenziale, sulla precarietà e la solitudine delle nostre vite hanno oltrepassato i confini disciplinari della sociologia, diventando parte del patrimonio culturale diffuso.

Ricordiamo alcuni titoli dei suo libri: "Vita liquida", "Consumo dunque sono", "L'arte della vita", "Il demone della paura", "Modernità liquida", "Amore liquido", "Capitalismo parassitario", "L'etica in un mondo di consumatori", "Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone", "Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell'età globale", "Paura liquida", "La società sotto assedio", "Sesto potere", "Stranieri alle porte".  

 

Che cos’è dell’essere umano nel nostro contesto storico e quale sarà il suo destino? Domande urgenti dopo lo sfaldamento di quel mondo solido, forte, istituito, ordinato, che abbiamo conosciuto sotto il nome di modernità, e al quale, negli ultimi decenni, soprattutto in forza della globalizzazione, è subentrato un universo ‘liquido’, destrutturato, precario, privo di riferimenti stabili. La mutazione di scenario ha inciso profondamente sulle esistenze individuali: angoscia, fragilità, perdita di senso sono le cifre dei vissuti più comuni, non solo in Occidente.

Il quadro tracciato da Bauman sulla nuova condizione umana appare tanto più inquietante se si considerano anche i risvolti materiali di questo processo: disuguaglianze e povertà crescenti, diritti umani calpestati, prepotente ritorno di violenza e guerre. È l’umanità di immense moltitudini a essere minacciata. Questa critica, risoluta perché lucida e moralmente ispirata, non indulge tuttavia alla nostalgia del passato né alla rassegnazione: ogni epoca ha le sue luci e le sue ombre. Si tratta di capire la storia in cui siamo immersi, per limitarne gli enormi rischi e svilupparne le potenzialità, in nome di una responsabilità verso l’umano a cui non ci si può sottrarre, e nella quale ultimamente si attua il profilo etico dell’intellettuale.

 

L’illustre pensatore si è spento a Leeds il 9 gennaio del 2017, all’età di 91 anni

 

10/1/2017