Personaggi

Adriano Olivetti

 

  

 

L'11 aprile 1901 nasceva ad Ivrea Adriano Olivetti, industriale ma anche intellettuale, urbanista ed editore. Un uomo capace di abbinare le logiche e i successi dell'impresa ad un progetto sociale ancora oggi innovativo. 

 

 

 

 

 

 

Adriano Olivetti nasce a Torino l’11 aprile del 1901 da padre di origine ebraica e da madre valdese. Suo padre Camillo, allievo di Galileo Ferraris, aveva fondato nel 1908 ad Ivrea, una piccola cittadina del Canavese, la 'Ing. C. Olivetti & C', prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Dopo la laurea in Ingegneria chimica al Politecnico di Torino, nel 1925 il giovane Olivetti trascorre sei mesi negli Stati Uniti, visitando le fabbriche americane e documentandosi a fondo sull'organizzazione del lavoro messa in pratica oltreoceano. Di ritorno dagli Usa inizia la propria esperienza professionale, come operaio, nella fabbrica paterna.

Nel 1932 Adriano assume la Direzione della fabbrica di Ivrea, di cui diventa poi Presidente nel 1938, subentrando al padre Camillo. Adriano si pone l'obiettivo di modernizzare la Olivetti, proponendo un vasto programma di progetti e di innovazioni, che comprende l'organizzazione decentrata del personale, la direzione per funzioni, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero. Le novità da lui introdotte sono caratterizzate da un'attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre considerati dal punto di vista umano prima che come risorse produttive.

Durante gli anni del regime Adriano, date le origini ebraiche della sua famiglia paterna, ha ripetutamente bisogno della certificazione di 'razza ariana' da parte della questura di Aosta, che nel 1931 apre un dossier su di lui. Anche dopo la caduta del fascismo i suoi rapporti con le autorità non migliorano. Viene infatti arrestato da Badoglio che lo accusa di metterlo in cattiva luce con gli americani, con i cui servizi segreti Adriano ha stretti rapporti. Tornato libero, dopo un periodo di clandestinità ripara in Svizzera, da dove tiene contatti con la Resistenza. Durante l'esilio (1944-1945) inoltre frequenta assiduamente Altiero Spinelli, teorico dell'unità europea, e completa la stesura del libro "L'ordine politico delle comunità", pubblicato alla fine del 1945. In esso vi sono espresse le idee che saranno poi alla base del Movimento Comunità, da lui fondato nel 1948 a Torino, sulla base di una serie di proposte tese a istituire nuovi equilibri politici, sociali, economici tra il potere centrale e le autonomie locali. La valle del Canavese sarà il luogo prescelto da Adriano Olivetti per realizzare il suo ideale comunitario.

Dopo la fine della guerra, di ritorno dall'esilio svizzero, guida la fabbrica di famiglia incrementandone sensibilmente i profitti, sperimentando quell'organizzazione del lavoro improntata sui principi di solidarietà sociale che renderà l'esperienza dell'Olivetti un caso unico nel panorama imprenditoriale dell'epoca. Adriano Olivetti si rivela sin da giovane un uomo dai poliedrici interessi: ama la storia, la filosofia, la letteratura, è attento alle avanguardie artistiche ed ha una passione particolare per l'urbanistica. Per Olivetti l'organizzazione del territorio e le caratteristiche architettoniche degli edifici hanno una grande importanza anche sotto il profilo sociale ed economico. A testimonianza della grande attenzione verso il rapporto fra impresa e territorio, nel 1937 partecipa agli studi per un piano regolatore della Valle d'Aosta. Nel 1938 aderisce all'Istituto Nazionale di Urbanistica, di cui nel 1948 entra a far parte del Consiglio Direttivo. Salito al vertice dell'Istituto, con l'appoggio di un gruppo di giovani architetti (tra cui Ludovico Quaroni), dal 1950 Adriano porta avanti il suo discorso sul primato politico dell'Urbanistica e della Pianificazione. Fa inoltre rinascere, finanziandola personalmente, la rivista "Urbanistica".

Nel 1953 Adriano Olivetti impianta a Pozzuoli una nuova fabbrica per la realizzazione di macchine calcolatrici. Un imprenditore che offre posti, assistenza, istruzione per i figli, oltre a salari maggiori della media, rappresenta una novità assoluta nel Mezzogiorno d'Italia e uno stimolo molto forte per i lavoratori, i cui risultati produttivi si rivelano ottimi, superiori persino a quelli raggiunti negli stabilimenti di Ivrea. La Olivetti diventa così il luogo del dialogo possibile tra nord e sud Italia.

La gamma dei prodotti viene continuamente ampliata e la capacità produttiva si espande per far fronte alle esigenze sempre maggiori del mercato nazionale e internazionale. Oltre agli stabilimenti di Pozzuoli entrano in funzione quelli di Agliè (Torino) nel 1955, di S. Bernardo di Ivrea nel 1956, della nuova ICO a Ivrea e di Caluso nel 1957. In Brasile, nel 1959, si inaugura il nuovo stabilimento di San Paolo. L'Olivetti degli anni Cinquanta è un'azienda florida e in forte espansione, con prodotti (calcolatrici e macchine da scrivere) noti in tutto il mondo.

L'azienda ha un punto di forza nelle sue capacità in campo meccanico, ma è del tutto estranea alle tecnologie elettroniche. È il grande intuito di Adriano Olivetti a indirizzare l'evoluzione dell'azienda dalla meccanica verso l'elettronica. In questa prospettiva si situano molte decisioni da lui prese. Già nel 1952 la Olivetti apre a New Canaan, negli USA, un laboratorio di ricerche sui calcolatori elettronici; nel 1955 viene creato il laboratorio elettronico di Pisa (che nel 1959 introdurrà sul mercato l'Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano); nel 1957 Olivetti fonda la Società Generale Semiconduttori (SGS), per sviluppare autonomamente i transistor, dispositivi alla base delle nuove tecnologie elettroniche. Dopo essere stato acclamato sindaco di Ivrea nel 1956, nel 1958 si candida alle elezioni politiche con il Movimento Comunità, ottenendo due seggi in Parlamento. Il suo voto è determinante per la fiducia al primo governo di centrosinistra, il governo Fanfani. Non aderirà mai alla Confindustria.

Il successo imprenditoriale di Adriano Olivetti ottiene il riconoscimento della National Management Association di New York, che nel 1957 gli assegna un premio per "l'azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale".

Anche davanti alla prima crisi di sovrapproduzione Adriano Olivetti prende una decisione controccorente: non chiude le fabbriche come tutti si sarebbero aspettati ma, al contrario, fa crescere la struttura commerciale, puntando in modo particolare sulla formazione dei venditori, figure professionali fino ad allora dequalificate, di cui Adriano Olivetti coglie invece l'importanza strategica.

Quando, improvvisamente, il 27 febbraio del 1960 una trombosi cerebrale lo stronca sul treno Milano-Losanna, Adriano Olivetti lascia un'azienda presente in tutti i maggiori mercati internazionali, con 36.000 dipendenti di cui circa la metà all'estero. 

 

8/4/2018