Giorgio Bocca e Eugenio Scalfari
Giorgio Bocca e Eugenio Scalfari

Giorgio Bocca

 

 

 

Giorgio Bocca (1920-2011): partigiano, scrittore, giornalista, strenuo difensore della Costituzione. Il ritratto di un grande protagonista del Novecento. 

 

 

 

 

 

 

Nato a Cuneo il 18 maggio del 1920 in una famiglia della piccola borghesia piemontese - padre e madre erano insegnanti - Giorgio Bocca frequentò la Facoltà di Giurisprudenza. Anche in virtù della sua attività sportiva e dei successi nello sci agonistico, era assai conosciuto negli ambienti del Guf cuneese. Chiamato alle armi negli alpini, in qualità di allievo ufficiale di complemento, nel 1943 Bocca decide di aderire nella clandestinità al Partito d'azione. A questa scelta lo spinge l'esempio dell'amico Benedetto "Detto" Dalmastro, molto vicino a Tancredi "Duccio" Galimberti.

L'8 settembre, alla firma dell'armistizio, raggiunge con Dalmastro e un gruppo di compagni, dopo aver raccolto le armi abbandonate nelle caserme di Cuneo, la frazione Lise di Monterosso Grana. Nasce così il primo nucleo della locale banda partigiana di "Italia Libera". Comandante di banda della formazione in Valle Maira, nella primavera del 1944 Bocca è inviato a stabilire le basi della Brigata Giustizia e Libertà "Rolando Besana" in Valle Varaita, e ne diviene il comandante.

Nei primi giorni del 1945 è nominato comandante della decima divisione Langhe delle formazioni "GL". Torna quindi in Val Maira, come commissario politico della seconda Divisione "GL". Tra le sue numerose azioni viene ricordata quella che tra il 12 e 13 aprile conduce alla cattura, nella cittadina di Busca, della compagnia controcarro della Divisione "Littorio" della RSI.

Dopo la Liberazione Bocca si avvia alla carriera di giornalista. Inizialmente a Torino, nel quotidiano di Giustizia e Libertà, e successivamente a Milano, come redattore del settimanale Europeo e come corrispondente del quotidiano torinese La Gazzetta del Popolo. Quando nasce Il Giorno, nel 1956, ne diventa inviato. Passa poi a la Repubblica.

Il suo è un giornalismo militante, che attraverso reportage, inchieste, commenti e interviste si propone di denunciare i guasti della società italiana. La sua critica si accentua negli anni più recenti, forte di una scrittura semplice ma dura, concreta e aspra, di intensa comunicazione, sostenuta da un'alta moralità e da un legame mai spezzato con l'esperienza resistenziale.

I suoi articoli sono diventati spesso traccia e ossatura dei suoi numerosi libri, tra reportage, ricerca storica, pamphlet e autobiografia.

Ricordiamone i più caratterizzanti: Storia dell'Italia partigiana (1966), Storia d'Italia nella guerra fascista (Laterza, 1969/ Mondadori, 1995)), Palmiro Togliatti (Laterza, 1973/ Mondadori, 1996), La Repubblica di Mussolini (Laterza, 1977), Italia, anno uno (Garzanti, 1984), Noi terroristi (1985), L'Italia che cambia (Garzanti, 1987), Gli italiani sono razzisti? (Garzanti, 1988), La disunità d'Italia (Garzanti, 1990), l'autobiografico Il provinciale. Settant'anni di vita italiana (Mondadori, 1992), L'inferno. Profondo sud, male oscuro (Mondadori, 1992), Metropolis (Mondadori, 1993), Il sottosopra (Mondadori, 1994), Il filo nero (Mondadori, 1995), Il viaggiatore spaesato (Mondadori, 1996), Italiani strana gente (Mondadori, 1997), Voglio scendere (Mondadori, 1998), Il secolo sbagliato (Mondadori, 1999), Pandemonio (Mondadori, 2000), Il dio denaro (Mondadori, 2001), Piccolo Cesare (Feltrinelli, 2002), Basso impero (Feltrinelli, 2003), Partigiani della montagna (Feltrinelli, 2004), L'Italia l'è malada (Feltrinelli, 2005), Napoli siamo noi (Feltrinelli, 2006), Le mie montagne (Feltrinelli, 2006).

Infine, non si può non citare la sua celebre rubrica "L'antitaliano" sul settimanale L'Espresso, che Bocca ha portato avanti fino agli ultimi giorni di vita.

Nel 2008 è stato insignito del Premio Ilaria Alpi alla carriera.

Considerato da sempre il rivale storico di Indro Montanelli, Giorgio Bocca si è spento nella sua casa di Milano il 25 dicembre del 2011, all’età di 91 anni.