Giuseppe Verdi

 

 

La vita di Giuseppe Verdi (1813-1901): il musicista e compositore che ha saputo interpretare con le sue opere lo spirito del Risorgimento italiano. 

 

 

Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, uno dei maestri più celebri della storia della musica, nasce a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre del 1813 da una famiglia di umili origini. Dotato fin da bambino di un vivo interesse per la musica, Giuseppe si esercita su una piccola “spinetta” e inizia gli studi musicali con il maestro della banda di Busseto mentre aiuta i genitori nella loro osteria. Successivamente compone i primi brani per la Società Filarmonica. Nel gennaio del 1831 vince una borsa di studio e con un sussidio studia privatamente a Milano; tenta quindi di entrare nel Conservatorio milanese ma viene respinto. Ritornato a Busseto, diventa maestro di musica del comune e direttore della banda.

Il 4 maggio 1835 sposa Margherita Barezzi, dalla quale ha due figli: Virginia e Icilio. Ma per Verdi gli anni che seguono sono caratterizzati da una serie di sciagure: nel giugno del 1840 muore la moglie e nell’arco di poco tempo perde anche i figli. Intanto esordisce con l’opera “Oberto, Conte di San Bonifacio”, che viene rappresentata con discreto successo al Teatro alla Scala di Milano il 17 novembre 1839, mentre la sua seconda opera, “Un giorno di regno”, fallisce miseramente alla Scala il 5 settembre del 1840. Il 9 marzo 1842 però “Nabucco”, simbolo dell’autentico spirito patriottico ed eroico del Risorgimento italiano, riscuote, sempre alla Scala, un successo strepitoso. Tra il 1844 e il 1850 il grande maestro compone ben undici opere, tra cui “Ernani”, “I due Foscari”, “Macbeth” e “I Masnadieri” - prima opera scritta per i teatri stranieri, rappresentata a Londra dove incontra Giuseppe Mazzini -.

A Parigi frequenta i circoli rivoluzionari e inizia a convivere con Giuseppina Strepponi, noto soprano e interprete delle sue opere. Tornato ancora a Busseto compone la sua “trilogia popolare”, i tre capolavori più famosi: “Il Rigoletto” nel 1851; “Il Trovatore” e “La Traviata” nel 1853. Seguono “I Vespri siciliani” nel 1855, “Simon Boccanegra” nel 1857 e “Un ballo in maschera” nel 1858. Il 29 agosto dello stesso anno il grande compositore, raggiunta l’agiatezza, sposa la sua compagna Giuseppina Strepponi e si stabilisce a S. Agata, vicino Roncole. Verdi è inoltre molto attivo politicamente: infatti di li a breve si reca con una delegazione a Torino, dove incontra Vittorio Emanuele II. Nel 1861 viene eletto deputato al primo Parlamento italiano e, incoraggiato da Cavour, torna nel capoluogo piemontese per la proclamazione del Regno d’Italia.

I suoi successi musicali proseguono con “La forza del destino”, nel 1862, con “Aida”, al Cairo nel 1871 - che segna l’apertura ufficiale del canale di Suez - e con “Messa da requiem” nel 1874 - che dedica alla memoria di Alessandro Manzoni -. Verdi si ripresenterà al grande pubblico dopo un lungo silenzio, quasi “ottuagenario”, con “Otello” nel 1887. Il 9 febbraio del 1893 va in scena alla Scala l’ultima opera del grande artista: “Falstaff”. Il 14 novembre 1897 muore Giuseppina Strepponi.

Giuseppe Verdi si spegne a Milano il 27 gennaio del 1901: il giorno dopo i giornali annunciano la sua morte. L’ “Avanti!” scrive che Verdi: “era l’ultima reliquia del patrimonio morale tramandatoci dalla rivoluzione eroica”, mentre la “Tribuna” di Roma sottolinea che: “l’arte di Verdi, violenta e colorita come la rivoluzione, calda ed acuta come la battaglia, era stata la ragione stessa del nostro Risorgimento”. È sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti, da lui stesso fondata.

 

Simbolo per eccellenza del Risorgimento italiano, Verdi ha lasciato il suo “marchio” risonante nel mondo della musica classica, avendo offerto ricchezza e profondità all’arte musicale italiana non solo del XIX secolo, ma di tutti i tempi. Oggi, la riscoperta di quei valori di libertà che hanno animato l’Ottocento italiano e di cui Verdi è stato protagonista, costituisce la lezione più alta della musica verdiana. È il caso quindi di ripetere ancora, come i patrioti del Risorgimento: Viva Verdi.