La strage di Fiumicino 

 

 

Il 27 dicembre del 1985, alle 9 circa del mattino, un commando di quattro terroristi palestinesi viene intercettato all'aeroporto di Fiumicino dagli agenti di sicurezza israeliani che proteggono i banchi accettazione della compagnia aerea El Al. È una strage. Il bilancio dello scontro a fuoco che ne segue è di dieci morti e un'ottantina di feriti, oltre a tre dei quattro terroristi.

In quello stesso momento la stessa scena si ripete all'aeroporto di Vienna, dove muoiono quattro passeggeri, mentre i feriti sono 47. 

 

È un attacco simultaneo che in Italia non ha precedenti: quasi una premonizione di quanto capiterà sedici anni più tardi, l'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle.

Nel 1985, quell'attacco segna un ennesimo, tragico salto di qualità del terrorismo palestinese. Un decennio di sangue, di attentati in Italia e in Europa che ha vissuto una sorta di guerra a bassa intensità.

I quattro terroristi arrivano usando un volo spezzato: prima Belgrado, poi Vienna, poi Firenze ed infine Roma, dove il gruppo di terroristi alloggia in quattro alberghi diversi. Poi il contatto viene preso. Qualche giorno prima l'attentato arriva un quinto uomo che porta gli altri all'aeroporto.

L'obiettivo finale del commando era quello di dirottare gli aerei per farli precipitare su Tel Aviv. Una missione suicida dagli esiti imprevedibili.

Il 26 dicembre, un altro individuo, che i quattro non avevano mai visto, li raggiunge in albergo, espone il piano d'attacco e accompagna a recuperare le armi nascoste in un parco pubblico dei Parioli.

 

Il 27 dicembre è un'affollata mattinata di partenze per la fine dell'anno. Alle 9 circa i terroristi entrano nell'aeroporto e, come previsto, si avvicinano ai banchi della El Al e della TWA. Sotto i cappotti nascondono i Kalasnikhov, nelle tasche e nelle cinture sono dotati di bombe a mano.

Alle 9.03 il segnale è prestabilito. A Fiumicino è l'inferno. Gli agenti di sicurezza israeliani non si sono fatti trovare preparati: lo scontro a fuoco è violento tanto che si conteranno 13 morti e 80 feriti. Mentre Roma è sotto shock, anche nell'aeroporto austriaco si ripete la stessa scena.

A Vienna l'aeroporto era presidiato da agenti di sicurezza israeliana con regolare autorizzazione dello stato austriaco. Ma sono stati gli agenti della polizia austriaca ad aprire per primi il fuoco sui terroristi. Ci sono state 4 vittime, poi gli attentatori sono scappati. Gli agenti israeliani gli sono corsi dietro, li hanno raggiunti ma hanno visto i terroristi fermare una macchina, tirare fuori il conducente e fuggire via. Sono stati quindi intercettati da una pattuglia appostata vicino all'aeroporto che è riuscita a fermarli a ad arrestarli. Un attentatore è morto, due sono stati feriti.

Per gli attentati di Roma e Vienna sono quattro le sigle che rivendicano l'operazione: ma i maggiori sospetti si addensano su Al Fatah, Consiglio Rivoluzionario, l'organizzazione guidata da Abu Nidal.

Nella storia della tragedia medio orientale e del leader dell'OLP Arafat, il 1985 è un anno cruciale. Il suo tentativo di avviare dei colloqui di pace, anche grazie alla mediazione della Comunità Europea, viene ostacolato dalle fazioni più radicali dei palestinesi. Ad Arafat gli estremisti contestano la scelta di abbandonare la lotta armata per cercare una soluzione politica all'eterno conflitto con Israele. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina è spaccata in due: da una parte Arafat, dall'altra il Fronte dei dissidenti, ovvero il Fronte del rifiuto. 

I servizi segreti italiani sapevano e avevano dato l'allarme. Eppure, come mai quell'allarme così preciso non è stato ascoltato? Quali furono le misure di protezione effettivamente adottate a Fiumicino contro un attentato probabile?

 

Nessuna difesa era stata approntata prima dei varchi, il bar dell’aeroporto era frequentato da centinaia di persone davanti ai banchi TWA e El Al. La protezione totale di quei giorni si limitava a due agenti di sicurezza e un carabiniere.

Secondo i giudici la strage di Fiumicino non poteva essere evitata. Così il 31 marzo del 1992 il Tribunale di Roma ha assolto, perché il fatto non costituisce reato, le quattro persone che dovevano garantire la sicurezza dell'aeroporto; tuttavia è un dato di fatto che polizia e carabinieri, a dispetto di informative chiare e precise da parte del Sismi, siano stati completamente impreparati. Anche sull'intervento degli israeliani non mancano dubbi e incertezze. 

 

Nel maggio del 1999 la Cassazione conferma in via definitiva la condanna all'ergastolo per Abu Nidal, riconoscendolo il mandante della strage di Fiumicino. Latitante da sempre, viene ucciso il 16 agosto del 2002 a Bagdad.