Paolo Villaggio 

 

 

Si è spento a Roma, all’età di 84 anni, Paolo Villaggio. Con la sua dissacrante e grottesca ironia è stato uno dei primi attori brillanti in Italia che, attraverso la satira, è riuscito a far riflettere sui tanti problemi della nostra società.  

 

Nato a Genova il 30 dicembre del 1932, Paolo Villaggio trascorre un'infanzia abbastanza povera e rovinata dalla Seconda guerra mondiale. Dirà poi: "In quel periodo facevo una dieta, dettata non dalla voglia di apparire ma dalla povertà".

Da giovane attraversa diverse esperienze lavorative, dal cameriere allo speaker della BBC, dal cabaret all'intrattenitore sulle navi da crociera, dal teatro al lavoro impiegatizio presso la Cosider; ed è proprio a questa esperienza lavorativa che Paolo Villaggio si ispira per la creazione del personaggio del ragioner Ugo Fantozzi, chiaramente autobiografico, che in seguito lo renderà popolarissimo.

A scoprire la sua vena artistica è Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma. Da qui passerà a condurre il programma televisivo "Bontà loro", in cui i suoi personaggi aggressivi, vili e sottomessi troveranno la loro definitiva consacrazione.

Dal set televisivo passerà poi alla macchina da scrivere facendo pubblicare da L'Espresso e dall'Europeo i suoi brevi racconti incentrati sulla figura del ragionier Ugo Fantozzi, uomo dal carattere debole, perseguitato dalla sfortuna e dal "megadirettore" della "megaditta", dove Fantozzi lavora.

Nel 1971 la casa editrice Rizzoli pubblicherà il libro "Fantozzi", basato proprio su questi racconti, dando a Paolo Villaggio notorietà internazionale. Il successo dei suoi best-seller (tutti editi dalla Rizzoli), gli darà l'opportunità di darsi al cinema con successo e profitto. Per la verità, Villaggio aveva già lavorato in alcuni film (si ricordi, per tutti, Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli, del 1970), ma solo con il celebre film Fantozzi di Luciano Salce, nel 1975, incomincerà ad essere apprezzato anche in questo campo. Ne seguiranno tanti altri, ben 9 sul personaggio del mitico ragioniere (uno di Salce oltre al primo già citato, sette di Neri Parenti ed uno, l'ultimo, di Domenico Saverni), oltre a quelli fatti interpretando personaggi minori, quali Giandomenico Fracchia e il professor Krantz.

Grazie al grande successo dei film, sono entrate nel bagaglio lessicale dell'italiano medio espressioni quali "Mi si sono incrociati i diti", "Come è umano lei", oltre agli aggettivi "fantozziano" e all'espressione "Alla Fantozzi", sorte per indicare esperienze, atteggiamenti o situazioni nati male e finiti peggio. Una famosa battuta sul film La corazzata Potëmkin, giudicata dal ragioniere "una cagata pazzesca", ha fatto si che di fatto questa pellicola non venisse più riprodotta nei cineforum aziendali (proprio come quelli che il grande ragioniere era costretto a seguire) ed in quelli parrocchiali. Fantozzi vuole rappresentare dunque l'italiano medio degli anni Settanta, medioborghese dal lifestyle semplice (niente laurea, lavoro da impiegato, casa in equocanone) che mette davanti alla telecamera le ansie e le "perversioni" di un'intera classe di lavoratori. In tutti gli uffici, per esempio, è esistita una seduttrice un pò doppiogiochista come la "signorina Silvani", un capo esigente o un collega arrivista, in molti andati in giro su una vecchia utilitaria come la bianchina di Fantozzi, ma soprattutto in molti hanno pensato di essere dei perseguitati dalla sfortuna.

Villaggio inoltre ha recitato in moltissime commedie cinematografiche. A volte, uscendo dalla routine delle sue creazioni, ha lavorato con maestri del cinema quali Federico Fellini (nel 1990 con La voce della Luna, insieme a Roberto Benigni), Lina Wertmuller (nel 1992 con Io speriamo che me la cavo), Ermanno Olmi (nel 1993 con Il segreto del bosco vecchio), Mario Monicelli (nel 1994 con Cari fottutissimi amici) e Gabriele Salvatores (nel 2000 con Denti).

Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti, vale la pena ricordare il David di Donatello conquistato nel 1990, il Nastro d'Argento nel 1992 e il Leone d'Oro alla carriera nel 1996. In tutti questi anni non è tuttavia cessata la sua attività di scrittore: ha continuato a far pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore dal 1994 (è infatti passato dalla Rizzoli alla Mondadori). Per quest'ultima segnaliamo: "Fantozzi saluta e se ne va" (1994-1995), "Vita morte e miracoli di un pezzo di merda" (2002), "7 grammi in 70 anni" (2003) fino al suo ultimo disperato sfogo: "Sono incazzato come una belva" del 2004.

Tutti lo ricordiamo come attore di cinema e scrittore, ma è stato anche un buon attore di teatro: ha infatti interpretato in teatro il ruolo di Arpagone nell'"Avaro" di Molière nel 1996. Nello stesso anno, ha anche condotto il tg satirico Striscia la notizia insieme ad Ezio Greggio. Più recentemente ha partecipato alla fiction televisiva Carabinieri, in cui ha interpretato il ruolo di un barbone che spesso collabora nella risoluzione dei casi con le forze dell'ordine.

Paolo Villaggio si è spento a Roma il 3 luglio del 2017, all’età di 84 anni. 

 

4/7/2017