Vittorio Bachelet 

 

Il 20 febbraio del 1926 nasceva a Roma Vittorio Bachelet. Giurista, vice presidente del Csm, professore universitario, presidente dell'Azione Cattolica e politico della Dc vicino alle posizioni di Aldo Moro, venne assassinato dalle Br all’Università “La Sapienza” di Roma il 12 febbraio del 1980.   

 

Nato a Roma il 20 febbraio del 1926, Vittorio Bachelet era l’ultimo di 9 fratelli. Figlio di un ufficiale dell’esercito, entra prestissimo a far parte dell’Azione Cattolica iscrivendosi presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena di Bologna, dove allora viveva la sua famiglia, iniziando un rapporto che lo avrebbe accompagnato tutta la vita. Nel 1959 diventa uno dei principali dirigenti nazionali di Ac. È infatti in quell’anno che Papa Giovanni XXIII lo nomina vicepresidente nazionale per poi diventare, nel 1964, Presidente Generale nominato questa volta da Paolo VI. Incarico in cui Bachelet verrà confermato per i due mandati successivi, fino al 1973, mentre per l'ultimo mandato sarà eletto dal Consiglio Nazionale e non più nominato dal Papa, secondo il nuovo statuto incoraggiato proprio da Paolo VI e approvato nel 1969.

Se dunque il rapporto con l’Azione Cattolica rappresenta probabilmente la pagina più ampia della biografia pubblica di Bachelet, non è però l’unica.

Dopo la maturità classica conseguita al liceo Tasso di Roma, Bachelet si laurea con una tesi in diritto del lavoro su “I rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali”, e subito dopo diventa assistente volontario presso la cattedra di Diritto amministrativo dell'Università La Sapienza iniziando la sua carriera accademica che lo porterà, nel 1957, al ruolo di professore universitario. Prima come docente di Diritto amministrativo presso la Scuola di applicazione della Guardia di Finanza e presso l'Università di Pavia, poi presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Trieste e, dal 1974, come professore ordinario di Diritto pubblico dell'economia presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma.

Contemporaneamente all'inizio del suo percorso accademico, Bachelet diviene anche redattore capo della rivista di studi politici Civitas, diretta da Paolo Emilio Taviani, della quale nel 1959 diviene vicedirettore, e ottiene diversi incarichi presso il CIR (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione, l'attuale CIPE) e la Cassa per il Mezzogiorno. Bachelet ricopre poi anche la carica di vicepresidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, della Pontificia commissione Justitia et Pax, e del Comitato italiano per la famiglia.

Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico, consigliere e ammiratore di Aldo Moro, Bachelet viene eletto nel Consiglio comunale di Roma nel giugno del 1976. Ed è nello stesso anno, il 21 dicembre, che Bachelet viene eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura come membro "laico", cioè eletto dal Parlamento, dove riceve praticamente un plebiscito venendo votato da tutte le forze che componevano il cosiddetto "arco costituzionale". Ed è proprio in funzione di questo ruolo che Bachelet diventa un obiettivo delle Br, che contro i magistrati in quegli anni hanno in atto una vera e propria guerra, così come altre sigle dell'eversione di sinistra. Bachelet rappresenta in qualità di vicepresidente del Csm, di fatto il “capo” dei magistrati italiani.

Il 12 febbraio del 1980 viene assassinato sulla scalinata della facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza, mentre conversava con Rosy Bindi, all’epoca sua assistente. 

 

19/2/2018